...1975, ad Andrea Zanzotto
Come
nel buio si ritrae lento,
Andrea,
questo anno già da sé diviso.
Ora
nel vischio del suo fiele intriso
starà
così per sempre dunque spento.
Ma
quel che in noi di anno in anno è deriso
o
incompiuto o deforme non lamento:
se
uno è vinto e un altro è stato ucciso,
uno
ha durato contro lo sgomento.
Qui
stiamo a udire la sentenza. E non
ci
sarà, lo sappiamo, una sentenza.
A
uno a uno siamo in noi giù volti.
Quanto
sei bella, giglio di Saron,
Gerusalemme
che ci avrai raccolti.
Quanto
lucente la tua inesistenza.
Franco Fortini, Paesaggio con
serpente, Poesie 1973-1983,
Einaudi, Torino 1984
Non mi ricordo se questo sonetto l'ho già qui riportato. Non importa, è talmente bello che, anche fosse, repetita iuvant.
Rileggere, ripetere a voce bassa versi di poesie che ci piacciono non sarà mai sufficiente perché diventino sostanza del nostro linguaggio. Ma forse è bene anche così, è bene che l'ambiente memetico sia inquinato dalle canzonette alla moda, o da altro tipo di slogan (politico, pubblicitario...), altrimenti, forse, le poesie ci starebbero sulle palle come le canzoni (la maggior parte delle, con nobili eccezioni, chiaro).
Nella convenzione che fa sì che gli anni passino e si festeggi l'arrivo di quelli nuovi, convenzione che da tempo faccio fatica a rispettare comme il faut, lancio un piccolo augurio: per ogni ritornello di canzone di un Jovanotti o di un Tiziano Ferro o di uno Zucchero o di un chi volete voi che mi entra in testa per inquinamento ambientale, io possa medicare la mente con dieci poesie di rilievo prese dopo i pasti principali.
Buona fine dell'anno.
End of the Year |
E buon principio 2013
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