Non avevo mai fatto sfoggio, ma oggi lo confesso: da tempo, prima che diventasse presidente del consiglio - come se lo presagissi, in quanto l'iscrizione l'ho riservata, oltre alla sua, soltanto a quella di Forzasilvio - da tempo, dicevo, mi sono iscritto alla newsletter di Matteo Renzi. Ecco l'ultimo paragrafo dell'odierna (Enews 384: 384, capite? E scritte, pare, tutte di pugno, anzi: di polpastrello).
Un sorriso,
Matteo
Lasciamo perdere l'incedere paratattico composto di frasi smozzicate che terminano come treni sui binari morti, cercando di creare, non so quanto volutamente, un effetto assertivo proprio dell'uomo d'azione 2.0 che fa, fa, fa e se falla sorride.
Concentriamoci su
«Ma facendo bene ci aiuterà anche a vincere lo stereotipo»
Quale stereotipo? Quello del Paese che ha una classe politica di macchiette; ma occorre ritornare indietro con la lettura per ritrovare cosa si dovrebbe vincere, ché non si capisce mica tanto bene cosa dovrebbe essere vinto. Infatti, qui il verbo vincere può dare adito a malintesi. È bello malintendere, vale a dire, in questo caso: anziché intendere vincere come sconfiggere, battere lo stereotipo, io qui lo malintendo appositamente nel senso che a vincere sarà lo stereotipo, ossia: in Europa dipingeranno i nostri politici come macchiette e lo stereotipo vincerà.
Inoltre, lo stereotipo vincerà anche per una altra ragione: quella che, dal dopoguerra a oggi, i nostri politici sono stati sempre zelanti servitori degli interessi statunitensi (episodi di Enrico Mattei e di Craxi con gli accadimenti di Sigonella a parte). Basta vedere come il neo ministro degli esteri della Ué (accento acuto, tipico dei neonati che rompono le palle coi loro piagnistei), ancora in pectore, stia facendo bene la voce grossa con la Russia e, altrettanto bene, la voce afona cogli USA. E se la Nato equipaggia quattromila uomini, ella non domanda per conto di chi, se della Ué o degli USA.
Come esordio di prefica non c'è male, Federica.
Altro problema: tutto mio naturalmente.
Riassunto: nel febbraio 2013, grazie a una legge elettorale dichiarata poi anticostituzionale, il PD vinse di misura le elezioni. Bersani tentò di fare un governo, fallendo. Fu rieletto Napolitano che disse o fate fate fate o mi dimetterò quando muoio. Fu fatto il governo Letto Letta, PD + Berlusconi. Berlusconi condannato: di lì a poco, crisi governo Letta e quindi incarico a Renzi. Fiducia del parlamento eletto in modo anticostituzionale a due governi: Letta + Renzi, tutte e due uomini del PD. A maggio europee: vince il PD e Renzi gonfia come un tacchino (aspettando il giorno del ringraziamento?).
In tutto questo ambaradan, che non si sa da che parte porti, mi girano le palle perché io, nel febbraio 2013, votai PD. E mi sento in parte responsabile (sia misurata tale parte dividendola per il numero di elettori di tal partito). E anche se è un'inezia di parte, beh, mi viene da piangere.
Sorrido un cazzo,
Luca
8 commenti:
Ma votando PD cosa ti aspettavi?
già ravvedersi è rivoluzionario
ciao
Suvvia, Luca! Non è colpa tua se hai l'anima romantica. Assolviti.
Sorriso (davvero affettuoso)
Un post superlativo, il tuo; come tanti altri che leggo qui, beninteso. Però questo mi restituisce quel sorriso di conforto per aver trovato un pensiero affine al mio, sorriso amaro purtroppo considerando l'argomento.
Se hai voglia e tempo da spendere, io ti consiglierei questo articoletto: è di questa primavera ma molto, molto attuale. E l'autore è una voce che potremmo definire l'altra campana, visto che si tratta di un diplomatico russo, ascoltato ieri per puro caso su Radio Popolare al programma "Panama" (reperibile sul sito della radio) in un intervento davvero meritevole di attenzione per intelligenza, lucidità e fuori dal coro rispetto all'informazione uniforme di giornali e tv nostrane.
L'articolo è qui:
http://cafedehumanite.blogspot.it/2014/03/f-stanevskij-ex-ambascatore-russo-in_21.html
Ciao,
roberto
Ah, niente. Speravo ingenuamente di "mandare a casa" Berlusconi.
Anch merito tuo. Molto.
Già sparsa cenere in capo a suo tempo, cara Morena :-)
Grazie Roberto. Adesso vado a leggere.
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