foto di Platon Antoniou |
P.S.
Avrei dovuto intitolare il post Le promesse di un volto. Ma ho aperto dopo il post di Mango.
Sotto, comunque, riporto la traduzione di Giovanni Raboni, nella sua versione (einaudiana) de I fiori del male.
Amo i tuoi sopraccigli, beltà pallida! vòlti
in giù, da dove sembra che fluiscano tenebre;
i tuoi occhi, nerissimi, m'ispirano pensieri
che non son funebri affatto.
Mi dicono, quegli occhi che van così d'accordo
con la tua nera, elastica criniera,
languidamente dicono: «Se vuoi,
tu che ami la plastica musa,
seguire la speranza che in te abbiamo eccitata
e quei gusti che predichi, potrai
accertarti che in noi tutto è verace
dall'ombelico al culo;
in cima a due bei seni ben pesanti, vedrai
larghe, di bronzo due medaglie,
e sotto il ventre liscio, vellutato, bistrato
come un bonzo ha la pelle,
un tosone sontuoso che davvero è fratello
di quell'enorme chioma,
soffice e riccia e uguale a te in spessore,
o Notte senza stelle, Notte oscura!»
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