Sul Foglio di oggi c'è una lenzuolata di Ruggero Guarini che non ho letto, se non a sprazzi, perché tanto so dove va a parare e Guarini è così irritante. Per carità, io non gioisco perché Alfonso Papa è in carcere, ma mi sembra così fuori luogo attaccarsi alla storia per dimostrare la fallacia del carcere preventivo solo perché un deputato è stato arrestato, con tutti i riguardi del caso, e non una parola più su Aldo Bianzino o Stefano Cucchi (e purtroppo tanti altri). State zitti, per favore e soprattutto (e qui non incolpo Guarini) smettetela di coniare parole di merda a raffica, come questo epiteto manettare, da "manettaro", che uscito a fior di labbra al Direttore e subito, per improntitudine, tutti a dirlo, a ridirlo, a ripeterlo finché non diventa eco e non rimbalzi nelle teste di Gasparri di quel che resta dei coriferi del Popolo della Libertà. E poi dite che è «un'espressione che non vi piace», ma come la dite volentieri, perché pensate con essa di qualificare i vostri avversari, come appiccicandogli un distintivo, una stella gialla. E vi chiudete nei vostri pregiudizi, nelle vostre tesi formulate solo per dare voce all'afonia politica che rappresentate.
Pataccaro, manettaro... in attesa di un altra parola che finisca in aro che sia quella che di solito si dice a chi vi legge e vi ridice a memoria paro paro pensando di essere brillante.
P.S.
Il titolo è un omaggio a Chrome, il browser di Google che alla voce Preferenze delle sue Impostazioni prevede tale dicitura. Cosa c'entra col post? Niente, solo un richiamo agli smanettari.
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