Ivo riflette (non è e non sarà il solo: eccone un altro) sull'entità della pena che rischia A. B. Breivik.
Sinceramente, chi non gli farebbe volentieri un po' di male a tale assassino?
Chi non godrebbe nel vederlo soffrire, che ne so, tipo Dustin Hoffman dal dentista?
Ma avrebbe senso? Secondo me no. O meglio: lo avrebbe se per ogni dolore provato ritornasse in vita un ucciso. Così non è.
Il Dio degli Eserciti si sarebbe certamente vendicato, questo è sicuro.
Secondo me andrebbe trovata una pena che potesse in qualche modo andare contro le aspettative di Breivik. Una delle cose principali che lo spiazzerebbe è: indifferenza.
È facile immaginare che il suo avvocato gli riporti il clamore mondiale della sua impresa terroristica e omicida; il fatto che - in questo momento - è una delle persone più famose del mondo è per il terrorista fonte di godimento.
Ecco: una pena immediata dovrebbe essere quella di non lasciar filtrare niente di cosa accade fuori. Dimenticarlo. Di più: fargli credere che ha ucciso meno persone di quanto pensa.
Oppure: accordo bilaterale tra la Norvegia e un paese musulmano per la costruzione di una moschea nella fattoria biologica di Breivik (sempre che non ci sia già passato Calderoli).
Oppure ancora - qui siamo a livelli di Arancia meccanica: all'alba sveglia con l'Internazionale. Mattinata di letture dal Libro Terzo de Il Capitale, «Il processo complessivo della produzione capitalistica». A pranzo cous cous e montone selvatico in umido. Pomeriggio letture ragionate - e non alla cazzo di cane - di John Stuart Mill. Cena cubana. Musiche degli Intillimani e di Franco Battiato durante la giornata.
Infine, dato che il terrorista aveva pensato di colpire anche il Papa e l'Italia, la nostra Magistratura, con l'appoggio del nostro governo, dovrebbe chiedere l'estradizione di Breivik: ci sarebbero maggiori probabilità da noi che in Norvegia di vederlo uscire dal carcere per orizzontale prima del processo.
Nessun commento:
Posta un commento