Sul Corriere della sera di oggi si può leggere un interessante articolo di Roberto Zuccolini dal titolo, «Incontri e seminari: il mondo cattolico si organizza». Ne riporto la parte finale:
Qualche cosa dovrà avvenire. Lo prevede il gesuita di Civiltà Cattolica, Michele Simone: «La base cattolica vive l’inizio di una nuova stagione, anche se non sa ancora quando maturerà pienamente. Avverte comunque la necessità di un rinnovato impegno, una strada che non porta lontano dalla politica ma piuttosto dai partiti, nel tentativo di costruire una nuova presenza dei cattolici nella società» . La via indicata da padre Simone è quella della «formazione » . Si parla di un seminario a settembre che potrebbe raccogliere voci autorevoli del mondo cattolico. In attesa anche di capire come reagirà il mondo della politica, in particolare il centro e il centrodestra che guardano ai cattolici. Con il Pdl — e al suo interno ci sono non pochi esponenti cattolici— che potrebbe cambiare un bel po’ fisionomia se non fosse più il Cavaliere a governarlo. Commenta Rocco Buttiglione: «I cattolici italiani, come gli ebrei dell’Antico Testamento, hanno creduto prima in Ciro Prodi, poi in Ciro Berlusconi considerandoli loro protettori. Invece la via maestra è quella di Giuda Maccabeo: il popolo protagonista della sua liberazione».
Ecco, dato questo quasi ventennale bipolarismo avvelenato che non ha portato granché di buono alla nazione, io mi auguro che si ritorni al proporzionale puro (con o senza sbarramenti). Questo ritorno al proporzionale provocherebbe, quasi sicuramente, la rifondazione Democristiana.
Sì, io vorrei che tutti i cattolici che militano di qua o di là, di sotto o di sopra degli attuali schieramenti, ritrovino la loro unità e rifacciano la palla. Io spero, insomma che riemerga la balena bianca sullo scenario politico italiano.
Avendo l'Italia sul groppone il fardello Vaticano, sarebbe meglio, per la nostra Repubblica, che ci fosse un vero partito cristiano che avesse, al suo interno, tutte quelle belle correnti di una volta.
Questo per varie ragioni: in primo luogo perché così la Chiesa condizionerebbe la politica italiana in maniera diretta, attraverso l'operato di un unico partito laico. Ma tale partito non avrebbe il timore poi di perdere voti, quali che siano le risoluzioni legislative che il Parlamento della Repubblica avallerà, perché i cattolici sono loro, sono quel popolo, quel partito che, anzi, forse (sono ingenuo, lo so) rivendicherebbe a fortiori una sua autonomia operativa, un suo essere, legittimamente, adulto di fronte ai padri sacerdotali.
Certo, le mie sono elucubrazioni. Il fatto è che anch'io non avrei mai pensato di dover rimpiangere Andreotti, De Mita, Forlani... eccetera. Anche se, anagraficamente, io sono diventato un blogger in potenza proprio negli anni del crollo della DC.
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