Quando il pensiero di comprensione del presente si manifesta in siffatte forme, non resta che ammirarne le volute e rendere grazie a chi ne è l'artefice.
Trattasi di quella famosa arte diacronica, ovvero della capacità di astrarsi dalle contese per cogliere la contemporaneità nella maniera più appropriata, quasi come se la si osservasse in sospensione, pur essendovi naturalmente immersi. E io penso che abbiamo tutti da imparare da chi offre simili prove di disvelamento di quanto accade intorno a noi, «inconsolabili orfani della storia». Oh, quanto sarebbe bella la favola dell'eterno ritorno se essa fosse vera! Come volentieri ci attaccheremmo all'azione se essa potesse ripetersi all'infinito. Quante volte sventoleremmo una banconota da cinquemila lire o da cinque euro per gridare: «Vuoi pure queste oh B. vuoi pure queste», per poi vederlo uscire il B. da Palazzo Raphael o dall'Hotel Grazioli lanciando soltanto il plusvalore?*
«Perché ogni cosa è talmente legata con tutto che voler escludere una qualsiasi cosa vuol dire escludere tutto». (Nietzsche).
Di ciò che è stato non può essere tolto niente. E non puoi togliere niente, ora, per modificare ciò che sarà. Non sono sicuro di quello che sto dicendo. Vado a tentoni. So che il mondo va avanti da solo anche senza pensarlo. Ma lo sforzo di pensarlo, di costringerlo nella rete del pensiero ci fa avere l'illusione di possederlo, anche solo per un attimo, intenso, in cui ci si sente vivi.
*Mi sono sempre chiesto che fine avranno fatto tutte quelle monetine lanciate: saranno state raccolte da chi? oppure avranno attecchito e dato per frutto l'attuale classe dirigente?
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