Aldo Cazzullo ha intervistato Cesare Geronzi.
Un uomo accusato di essere il terminale giudiziario di un gruppo di interessi privati. È così?
«Di un gruppo di interessi privati, e forse anche di qualche membro istituzionale».
Quale membro istituzionale?
«La verità vera alla fine si affermerà. Confido che in appello le sentenze che mi riguardano saranno ribaltate. Dedicherò a tal fine un impegno incessante. Sarà il mio assillo quotidiano».
La «verità vera alla fine si affermerà» afferma Geronzi. Adesso, dunque, a suo dire, è una falsa verità quella che lo ha condannato, in primo grado, per bancarotta fraudolenta e usura.
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Se avesse avuto una minima sensibilità poetica, Geronzi avrebbe anteposto l'aggettivo al sostantivo in modo da farlo rimare con il futuro semplice (terza persona singolare) del verbo affermare.
Ma un banchiere poeta è davvero difficile si dia. Di bancari quanto ne vuoi, ok. Chi vince concorsi a raffica scalando i vertici dell'establishment bancario italiano ha poco tempo da perdere con le rime. Con un cognome come il suo, poi, è anche bene evitare di farlo.
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