mercoledì 14 dicembre 2011

Una libera schiavitù

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Da qualche parte, George Bernard Shaw ha scritto:
«Il tempo libero è la sfera della libertà individuale, il lavoro è la sfera della schiavitù».
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ergo...
Ma tutto il lavoro è schiavitù? No di certo. Chi svolge un lavoro senza accorgersi di stare lavorando, ovvero di stare sottraendo tempo alla propria libertà individuale non può dire di essere schiavo del suo lavoro, dato che esso diventa parte consustanziale della sua individualità. 
Sono cose note, ma cose di cui si ha troppo pudore a parlarne.
Soprattutto perché, salvo sporadiche eccezioni, la società occidentale non sta offrendo al maggior numero de' suoi cittadini la possibilità di un lavoro che non sia un lavoro inteso come schiavitù ma come opzione alla realizzazione del proprio sé. Addirittura siamo arrivati a un punto in cui diventa sommamente desiderabile un lavoro inteso proprio come schiavitù, basta sia un lavoro...

Altra considerazione: è proprio vero che il tempo libero sia la sfera della libertà individuale? Ho dei dubbi al riguardo. Quanto, infatti, del nostro tempo libero è sacrificato sugli altari della convenzione? Le vacanze invernali e poi estive, i ponti festivi, i super/iper/mega mercati, lo shopping natalizio, i saldi, tutto il tempo libero a ciò dedicato quanto appartiene alla nostra libertà?

Ultima considerazione: sarò patetico, ma io sento che molta parte della mia libertà individuale si esprime qui, da queste parti, in questo blog, in questo mio rapporto di scrittura pubblica. Io scrivo e getto dalla finestra questi pensieri nella speranza che finiscano nella finestra del pc di coloro che hanno la bontà di leggerli. 
Ma tale esercizio “esistenziale” che svolgo nel tempo libero quanto mi libera, ovvero quanto mi rende schiavo? Vale a dire: quanto è libero un tempo che nutre una necessità, anche piacevole (per ora, almeno) come la mia? Meglio ancora: quanto sono libero io che se non scrivo almeno un post al giorno sento come una sgradevole sensazione d'inesistenza? 

P.S.
Devo curarmi?

1 commento:

sirio59.mm ha detto...

Si vive un' illusione di libertà in questa (ir-)realtà parallela.
"... morire, dormire, forse sognare".
Facciamo ciò che possiamo, Luca. Se si avvicini ad una nuova patologia non lo escludo, ma quel che è tangibile e solido, lì fuori, è già agonizzante.