Andrew Sullivan fa un buon ragionamento intorno alla vicenda DSK, soprattutto criticando la difesa che Bernard-Henri Lévy fa del suo amico direttore del FMI.
Certo, BHL dice bene quando sostiene che non si tratta così una persona "accusata", non la si espone al pubblico ludibrio con tanta ferocia, tale che, se anche DSK dovesse risultare estraneo alla vicenda, l'onta subita sarebbe indelebile.
Ma, allo stesso tempo, nemmeno la sua parola di insigne intellettuale può bastare a scagionare l'amico.
La faccenda è complicata. Sospettare un complotto serve a poco. Io, se fossi davvero amico di DSK, andrei in carcere a trovarlo, a chiedergli di raccontarmi la sua verità.
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