Volevo scrivere un romanzo realista. Così sono uscito fuori stamani, di buon'ora, per incontrare subito la realtà, fresca di primo mattino, e farci a pugni. E chi t'incontro? Laura Pugno, scrittrice, che mi dice: «Guarda, stamani caschi male, della realtà nessuna traccia, son due ore che la cerco e ho trovato solo qualche fungo». Scoraggiato, ma non troppo, proseguo il mio cammino e chi t'incontro? Giulio Mozzi, scrittore ed editor, il quale m'invita a un corso di scrittura narrativa. «Sai – mi dice – andare a scuola di narrativa è un buon viatico per i cercatori del reale». Gli credo sulla parola, non ho dubbi, ma nemmeno tempo più di andare a scuola. Vado alla stazione allora e salgo sul primo treno disponibile per Roma e chi t'incontro? Claudio Giunta, critico letterario militante, tra i più autorevoli della nuova generazione, il quale mi suggerisce di fare un altro mestiere, l'ingegnere forse, «così forse all'Eni con un po' di accosti ti assumono alle pubbliche relazioni, ci pensi, essere lo scriba di Scaroni che piglia l'elicottero per firmare commesse a Tripoli». Che sciagura. Scendo a Chiusi e faccio l'autostop per Cetona, e chi t'incontro? Guido Ceronetti che smanetta con le dita torte per l'artrosi dentro un iPad nuovo di pacca. Mi scusi signor Guido, ma non diceva che la tecnologia? «È che non tengo più la stilografica in mano nonostante chili di artiglio del diavolo ed ettolitri di tè verde. Ma ancora mi si rizza, ma lei non fa al caso mio». Capisco, altrettanto, anche se le voglio bene, indubbiamente. Così salgo su un autobus di linea e mi faccio portare a Piombino e chi t'incontro? Silvia Avallone al bar centrale mentre sorbisce un cappuccino leggendosi le pagine culturali del Corsera. Ciao Silvia, hai due belle tette, ha proprio ragione quel pitocco di Bruno Vespa. E la realtà mi si sbatte in faccia con uno schiaffone meritato della Avallone. «A Vespa non lo potetti dare, ma a te sì, caro poetucolo, vedi di andartene affanculo». È una donna di polso la Silvia, un polso d'acciaio. Mesto mesto, lesto lesto, prendo un traghetto per l'Elba e, appena sbarcato, chi t'incontro? Giorgio Faletti? No, il suo più autorevole trombettiere, l'Antonio d'Orrico di Sette del Corsera che sta uscendo, ma tu guarda, proprio dalla villa di Faletti. Faccio finta di non riconoscerlo. La realtà per oggi mi ha affaticato abbastanza. Mi bastano il mare e le spiagge deserte di ricordi dell'estate.
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