«E mentre era lì
che pensava, d'un tratto Fidelman ebbe l'impressione di vedersi
com'era, alla virgola, di dentro e di fuori, non senza un piacere
agrodolce, e mentre la ben nota immagine del suo viso sorgeva
dinnanzi a lui, fu colpito dagli occhi, voragini di puro sentimento,
un po' ingranditi dalle lenti, dalla sensibilità delle narici
allungate e delle labbra, spesso tremanti: narici e labbra
separate da un paio di baffi di recente produzione che, secondo lui,
parevano scolpiti sul posto e accrescevano la naturale distinzione
della sua figura, che pure tirava un po' sul piccolotto. Quasi
subito, quella inattesa e vivissima percezione di sé - era più di
una visione - si disperse, perché l'esaltazione se n'era andata dove
di solito se ne va l'esaltazione, e Fidelman si accorse che c'era una
causa esterna alla strana, quasi tridimensionale proiezione della sua
persona che aveva visto, oltre che percepito».
Bernard Malamud, Pictures of Fidelman: an exhibition, New York 1958, ed.. it. La Venere di Urbino, Einaudi, Torino 1973 (traduzione di Ida Omboni)
Non so voi, ma a me càpita spesso la
sensazione che il mio corpo non mi appartenga, che sia scollegato,
che sia qualcosa che non c'entri con quello che sono e che penso.
Sono momenti brevi, certo, ma reali, in cui per un attimo mi sento
diviso. Anche oggi, seduto sul water, mentre pensavo e ponzavo, à
la fois, un brivido mi ha percorso la schiena. Ho chiuso gli occhi ed è
come se quello che succedeva non rientrasse a far parte della mia
vita. La carta igienica che stava per finire mi ha riportato alla
realtà. Ho preso quella usata come segnalibro sui dieci libri che
tengo sullo scaffale Ikea del bagno. È più brutto perdere il senno
che il segno. Tanto non sono uno che legge a diritto. Sono uno che
salta (saltimbanco dell'anima mia) e, di solito, salta su pagine
necessarie.
Per ritornare alla questione del corpo
sospeso, staccato, e collegandola al pensiero che è stato prodotto e
si produce in forma varia, soprattutto scritta: ogni frase di senso
più o meno compiuto che produce una sensazione, o emozione, o
semplicemente uno stimolo intellettuale è frutto della mente e del
corpo di altri umani che, come me, forse anche loro per un attimo,
hanno vissuto questa sensazione di separatezza. Per carità, niente
di che, è come la questione dell'elettrone che gira intorno al
protone e al neutrone e insieme (tutti e tre) formano l'atomo. Pensiero banale: la
mente è l'elettrone e il corpo è il protone-neutrone e insieme formano
l'io. È per questo che, a volte, i pensieri assomigliano tanto al
giramento dei coglioni.
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