Ce lo ricordiamo tutti quando, da
bambini, ci dicevano di non parlare con gli sconosciuti. Forse è per
questo che, da grandi, invece, preferiamo parlare con gli sconosciuti
che coi conoscenti. Perché i conoscenti ti conoscono e quindi non
sai cosa cazzo più raccontargli per fargli credere che tu sei un
tipo speciale, uno che la conta giusta, che sa il fatto suo, che ha
saggezza da vendere e quindi sì, ti puoi fidare di lui. In poche
parole, chi ti conosce ti sa prevedere anche se sei imprevidibile.
Ognuno di noi è vestito sempre degli stessi panni e si porta dietro
gli stessi stereotipi – e anche se cambi città e non ti fai vedere
per un decennio, al ritorno, c'è sempre qualcuno che ti riconosce e
dice: «Oh, guarda un po' chi c'è, l'amico pirla».
Basta un po' di sensibilità, mica
molta, per soffrire di certe definizioni che ti sono state cucite
addosso e tentare di fuggirne. Io c'ho provato, sapete, con
l'internet. Ah, l'internet per certe cose è insuperabile. Ti
consente in un batter d'occhio di parlare con degli sconosciuti e
anche a gratis. Essendo d'animo un figlio di puttana ho sempre
cercato di farmi bello agli occhi degli altri, persona sensibile e
acuta, che sa ascoltare, comprendere, che ha un portato culturale
notevole, che insomma sa come va fuori il mondo e su tutto, o quasi
tutto, ha sempre una parolina giusta da dire.
È una tattica formidabile la mia, tipo
la ragnatela. Io tesso, tesso e poi arriva sempre una zanzarona che
ci casca: la lascio parlare, sfogarsi, scoprirsi, la avvolgo tutta
con una morbida seta bavosa e poi, all'improvviso, zac, mi mangio la
preda. Di solito la convinco a vedersi al cinema, sapete,è facile,
con facebook è tutto uno scherzo. Basta trovare il cineclub giusto
con la giusta rassegna, magari un film sentimentale russo coi
sottotitoli in francese e lei il francese non lo sa, non importa, te
lo racconto io cara.
Buio in sala, subito mano nella sua
mano che sento accogliente. A metà film di una rottura di coglioni
incomparabile, invito la preda a fare un giro fuori. Non è né
troppo tardi né troppo presto, l'ideale per passare inosservati.
Camminiamo lungofiume, è freddo. Ne approfitto per stringermi a lei
con più forza. Sento che sta approvando questi miei approcci, ci so
fare, ho una certa esperienza. Passo dopo passo sento crescere in
lei la sicurezza nei miei confronti, così comincia a parlarmi della
sua storia, che da piccola i suoi la trascuravano per andare in giro
per il mondo, una brutta adolescenza, il primo amore, un incidente di
percorso, lo teniamo sì vedrai ti amerò per sempre, ragazza madre a
vent'anni di un figlio che non capiva se le apparteneva, i lavori
estivi, la stanchezza, la solitudine, ecco cara, sta' tranquilla, ora
passa tutto, ci sono io al tuo fianco ora.
Queste mie ultime parole, di solito,
fanno crollare ogni fortezza. Sento dirmi, oh caro mi accompagni a
casa? E io ne approfitto, per aggiungere – Sì, certo cara, sono
cento euro in auto e duecento a casa. Sta' tranquilla, al resto penso
tutto io.
2 commenti:
mercenario
Se fossi io quel mercenario, avrei più soldi della D'Addario (dico lei per la rima, ma avrei preferito dire della Minetti).
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