Tu forzi la vita, meglio: le parole della vita perché spieghino, perché dicano che qualcosa là fuori esiste piuttosto che niente, che dietro il pallido riflesso di sole che filtra tra due nubi nere c'è davvero una stella e non un'illusione di stella, che questa pioggia che ti bagna il cappello è veramente pioggia e non piscio di mucche volanti (Buñuel regista).
Eppure tu eri così vera che pensarti mi bastava per fare veri i sogni e le favole storia (parafraso John Donne, si sente?). Ma non entrasti tra queste braccia, non ci fu verso. E tutte le parole fra di noi - parole che magari qualche archivio degli angeli conserva - sono... hai presente il fumo del camino di una stufa che si accende con tutto questo umido intorno? Beh, tipo quello, molto denso, persistente quasi come le nuvole di questo novembre che vorrei non avesse fine.
Novembre è il mese più bello per accarezzare la propria assenza. È il mese in cui l'autunno chiama a raccolta tutti i suoi colori e li mette in mostra per rendere scialbe tutte le altre stagioni. Il problema è che, di tutti i frutti dell'autunno, i colori non si possono cogliere così come si vedono nell'insieme, nella lontananza. Come sei bella quando cammini di spalle, non sembri te stessa, puoi essere un'altra che non ho mai sognato. Prova a voltarti. Hai paura? Io di più, di scoprire di avere parlato solo a vuoto, di avere perso le parole senza niente in cambio che il vuoto. Lo so che il vuoto è il destino. Ma cazzo, da vivi riempiamolo questo vuoto! Sei pronta? No? Nemmeno io. Parlare troppo svuota l'essere; essere che aspetta un gesto per tornare pieno. E se le tue mani si posassero sul mio culo mentre io ti do un bacio di tredici minuti consecutivi, cosa ne dici, ci staresti? Mi sono appena lavato i denti, non ti preoccupare. Hai maldigola? Ascolta, facciamo così. Andiamo a letto, ognuno nel proprio, e smettiamo di giocare a nascondino. Io mi sono dato abbastanza, come quel castagno là fuori, nonostante la siccità. Adesso se vuoi raccogliermi devi chinarti, e bucarti le mani, dati i ricci. Ma dopo sono così buono, arrosto o lesso, marrone caldo tutto per te. Chi cazzo mi credo di essere? Un marrone, te l'ho detto, niente più, niente meno.
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glassée
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