Mi ero già stancato di vederlo la
passata stagione, ma con la presente Che tempo che fa mi è
diventato pressoché insopportabile. Non credo per la paraculaggine
di Fazio, in fondo cosa deve fare, prendere a pesci in faccia gli
ospiti? Fabio Fazio è uno dei migliori presentatori nostrani, non
c'è dubbio; e, nonostante egli dica che tutti sono i suoi miti, basta poco per
accorgersi chi, per lui, lo sia veramente. Infatti, quando Fazio
aziona quella risatina imbecille, inconsciamente sottolinea che la
battuta (mot d'esprit) di chi gli è davanti fa davvero
cagare. Ma a parte questo, ripeto, non è tanto la trasmissione in sé
a essermi venuta a noia, bensì gli ospiti, gli ospiti famosi
soprattutto (e 99 su 100 lo sono), chiunque essi siano, stimabili
professionisti nei vari campi di azione umana: politica, letteratura,
musica, cinema, religione, solidarietà, giustizia, teatro eccetera
eccetera. Mi sono venuti a noia tutti, perlomeno: non ho più voglia
di ascoltare nessun personaggio famoso, quale che sia, perché loro
hanno già avuto abbastanza quarti d'ora di celebrità. Mi sono rotto
le palle, insomma, di ascoltare, nel breve spazio di un'intervista,
parole e pensieri che possono essere trovati facilmente altrove,
magari anche in forma migliore. Nessun personaggio famoso ha qualcosa
da dire più di quello che la fortuna e il merito gli hanno concesso
già di dire attraverso la forma espressiva da lui utilizzata. Sia
chiaro: non sono infastidito dal fatto che il personaggio famoso
quasi sempre sia invitato per promuovere il suo ultimo lavoro; non è
questo il punto. Questa cosa mi sembra abbastanza normale, in fondo.
Secondo me, quindi, per dare un nuovo
slancio a una trasmissione stanca come Che tempo che fa, al
posto degli ospiti famosi, sul quel divano, dovrebbero essere
invitate persone non famose, non
necessariamente semplici, non tanto per raccontare la loro vita,
quanto per rispondere alle domande “intelligenti” di Fazio. Non certo
sul genere degli inguardabili programmi verità, dove ospiti sono
coloro che sono vittime di disgrazie o ingiustizie sociali o che
raccontano casi particolari, comunque eccezionali.
No, Fazio dovrebbe chiamare cittadini che hanno voglia di raccontarsi
nella loro particolare normalità di umani. Direte: sai che palle.
Può essere, ma vorrei vederlo sperimentare. Supponiamo di ascoltare
un'intervista a un giudice di pace, a un comandante della polizia
municipale della città di x, al cantante di piano bar di y, al poeta
pubblicato da Einaudi (qualcuno ancora c'è), a un attore navigato di
teatro che fa sempre parti da non protagonista, ad un dentista, a un
notaio, a un carabiniere, a un disoccupato semplice, a un operaio della piccolo e media impresa, a uno studente,
a una maestra dell'asilo, a un macellaio, a un meccanico, ad un
ambulante di libri usati, a un infermiere e a un chirurgo, a una
spia, a Maria, a me. Già, me. Cosa direi io da Fazio? Che Filippa
Lagerback, nonostante la bellezza, non serve a un cazio (certo che se riesce a vendere pannelli solari allora...)
A parte.
Ieri sera ho visto Tiziano Ferro cantare in playback e mi sono vergognato per lui, molto, molto di più che far vedere quel suo bigliettino di auguri natalizi personalizzato.
A parte.
Ieri sera ho visto Tiziano Ferro cantare in playback e mi sono vergognato per lui, molto, molto di più che far vedere quel suo bigliettino di auguri natalizi personalizzato.
4 commenti:
Assolutamente sì: condivido il tuo fastidio e la noia.
'Vite di uomini non illustri' -un omaggio a Pontiggia non è sprecato, io credo- sono le vite che dobbiamo conoscere, e di cui aver il coraggio di prendere davvero atto. Le nostre, quelle de nostri simili sconosciuti. E quanti eroismi e lezioni trarremmo dalla più insignificante ed impopolare delle esistenze quotidiane...
Già. Grazie di questa aggiunta, soprattutto perché mi hai ricordato uno dei più bei libri del secondo Novecento italiano.
incondizionatamente
Hai ragione, Tiziano Ferro che cantava in playback non si poteva proprio guardare! Anche io mi sono vergognato per lui. E poi, diciamocelo, per cantare quelle ciofeche non ci vuole mica il playback... O forse non avrebbe avuto abbastanza fiato per cantare e fare quelle mosse di karate allo stesso tempo.
Marco
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