Due o tre cose a molto a margine sulla vicenda di Paola, giornalista del Corsera che ha iniziato e concluso uno sciopero della fame.
Guia Soncini, con occhio liberale (di quel liberale che piace tanto agli esponenti di spicco dell'establishment) centra la questione così (prendo via Federica):
«Se ti pagano sei euro (a cosa? a pezzo? al giorno? al mese?), vali sei euro.Se pensi di valere di più, vai a fare altro. La mia colf ne prende otto all’ora, per dire. A volte le cose sono più semplici di come te le ha fatte credere la tua mamma l’ultima volta che ti ha detto che eri un genio incompreso e che se questo fosse un paese meritocratico saresti già direttore del Corriere»
Quando, trenta, quarant'anni fa, uno cominciava a scrivere e a pensare di fare il giornalista, di spazi ve n'erano molti e di concorrenza meno. Anche perché non c'erano molti giovani che volevano fare i giornalisti (come oggi, invece, credo avvenga) e che dopo la laurea rimbalzavano da un precariato all'altro.
Ma il punto non è il valore. Il punto è l'espressione di un valore (se uno lo ha). Se fare il raccoglitore-divulgatore di notizie prodotte da altre agenzie è considerato un valore allora... ma uno scrive e commenta e si crea (coi mezzi di oggi è possibile) credibilità e ascolto sul campo, anche minimi, anche marginali, anche misconosciuti, anche dannatamente insignificanti - non importa. Qui non è tanto il fatto di diventare o meno direttori del Corriere, o editorialisti del Post. Il punto è che – si guardi bene – in quanti sono diventati direttori del Corriere? Negli ultimi anni si son passati la palla Mieli e De Bortoli – e questo accade anche per altre testate giornalistiche compreso e soprattutto quelle televisive: sono sempre gli stessi a fare il direttore perché sono cani affidabili del potere. E la stessa cosa vale per chi fa l'editorialista: sono sempre gli stessi, per vederne uno nuovo che si afferma, soprattutto nei grandi quotidiani, passano decenni.
Io ho una cospicua ma sempre limitata conoscenza del mondo dei blogger; ma di quelli che frequento e che leggo mi sono accorto che, nel loro presunto dilettantismo, c'è molta più competenza e saggezza, cose concrete e cose pertinenti da dire – vere, reali, pungenti – di quanto invece abbiano – per limitarci al Corriere – i soliti Ostellino, Battista, Panebianco, Galli della Loggia, Franco e via discorrendo. Sono anni, decenni che quest'ultimi hanno modo di scrivere e di esprimere i loro pensieri e le loro opinioni – e nessuno vuole loro negare il diritto a farlo, beninteso; ma ditemi: quanto i loro pensieri, le loro opinioni, le loro argomentazioni hanno influito, hanno educato, hanno corretto le varie storture della nostra classe dirigente (politica ed economica e, perché no?, religiosa)? O ancora: quanto hanno contribuito nella formazione di quella mitica entità che la società civile è? Quanto cioè tali editorialisti, tali giornalisti hanno svolto, di fatto, il loro compito di cani da guardia del potere, essendo potere loro stessi, il quarto per la precisione?
Io quando leggo un editoriale del Corriere della sera o non succede niente, o mi irrito contro chi scrive; e allora in questo mio spazio do sfogo alle mie rimostranze. Finito. Ma se devo dire che dentro me, in questi anni da lettore abbastanza costante del quotidiano esso abbia smosso una virgola del mio modo di essere e pensare quanto almeno lo abbiano fatto e lo stiano facendo le mie letture blogghistiche – allora beh, credo che avrei di già fatto l'abbonamento a vita al giornale di via Solferino.
Prendiamo per esempio anche i celebri servizi di Stella e Rizzo sulla casta e sulle malefatte della politica: sono stati sì meritori e necessari; ma ditemi cosa hanno contribuito a fare: a educare la politica? O a permettere di additare la caccia al politico consentendo così al grosso del pubblico di credere che una sola grande volpe sarebbe stata in grado di rubare meno? Per pareggiare il saccheggio berlusconiano perpetrato ai danni dell'Italia (mentale e materiale) occorrerebbero due generazioni di classe politica mariuola alla Mario Chiesa per intenderci.
E questo nessun Battista, nessun Ostellino, nessun Panebianco, nessun Galli della Loggia, nessun Franco ha avuto e avrà mai il coraggio di scriverlo e di dircelo. Per forza sono terzisti e liberali: il punto è che tutti sono capaci a fare i liberali sul culo degli altri e con le tasche piene di bigliettoni.
Ma che vadano in pensione o a scrivere a gratis per la rete questi bolsi tromboni del pensiero socio-politico italiano: chiamate qualche blogger e vedrete, cari editori, come risolleverete le sorti dei vostri fogli di cartapesta. Ecco: date la possibilità a Paola di scrivere l'editoriale di prima pagina di domani: vediamo se avrà qualcosa da dire e come lo dirà. Sono convinto che scriverebbe anche gratis.
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