Detto in termini profani: esiste una sorta di Suo «filo diretto» con il Cielo?
Sì, a volte ho questa impressione. Nel senso che penso: «Ecco, ho potuto fare una cosa che non veniva da me. Ora mi affido a Te e mi accorgo che, sì, c'è un aiuto, succede qualcosa che non viene da me». In questo senso esiste l'esperienza della grazia del ministero [*]
Sì, a volte ho questa impressione. Nel senso che penso: «Ecco, ho potuto fare una cosa che non veniva da me. Ora mi affido a Te e mi accorgo che, sì, c'è un aiuto, succede qualcosa che non viene da me». In questo senso esiste l'esperienza della grazia del ministero [*]
- Pronto Dio?
- Sì, sono io. Dimmi.
- Cos'è questa storia del «filo diretto»?
- In che senso?
- Vorrei sapere se chiami te o chiama lui te, il Papa.
- Dipende, le più volte chiama lui ma quando vedo il numero non rispondo.
- Ah, ti fai desiderare.
- No, è perché è sempre a chiedere e poi perché è uno dei pochi che per parlare con me guarda al Cielo.
- Come sarebbe a dire?
- Sarebbe a dire che se non lo sa lui che, se esisto, sono in ognidove e in nessun luogo chi lo dovrebbe sapere?
- Ma sai, il cielo è un luogo più suggestivo. Non a caso spesso viene detto Santo Cielo.
- Sì, soprattutto in questi giorni di pioggia continua.
2 commenti:
Hai scritto dio con la maiuscola, e quando risponde dice: sono io, con la minuscola.
Ebbene, caro Luca, questa è per me una delle prove che supportano la vincente tesi scientifica che dio è d'Io, cioè una creazione dell'io che ogni tanto si riposa dalla sua fatica di vivere in mezzo a oggetti contro i quali se non sta attento sbatte e si fa male, attratto dalla terra che se non sta attento cade e si fa male, in necessario rapporto con altri come lui che se non sta attento gli fanno male, per cui a un certo punto per evitare il peggio si convince e dice: tutto questo è mio, parte di me, è d'Io. In questo riposante convincimento guarda il cielo perché lì non ci sono oggetti opachi e duri, sa che non ci cade, non ci sono altri come lui che lo possono pigliare a calci e gomitate, insomma non corre grandi pericoli di smentita subitanea, quando pensa: tutto ciò è d'Io. Questo è ciò che intendeva il primo che pronunciò la frase, e tutti capirono - quasi tutti, non i trascrittori che invece di scrivere d'Io scrissero D'io che poi divenne Dio.
caro Rom, la tua tesi mi convince molto.
:-)
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