Fabio Fazio (più o meno): «Da dove trai spunto per le tue meravigliose canzoni?»
Paolo Conte (più o meno): «Dall'amministrazione dei miei difetti».
Che tempo che fa, domenica 14 novembre 2010
«Proust molti anni più tardi accuserà d'indécence i suoi primi scritti. Cosa voleva dire indécence? Aver trascinato nella letteratura i sentimenti più intimi, più segreti?
Il problema dell'utilizzazione dei fatti privati fu per lui un problema irrisolto, in tutta la sua carriera di scrittore. La linea di demarcazione tra arte e vita, che egli voleva risultasse ben netta, fu in verità sempre sfuggente. E se ne renderà conto anche quando la Recherce starà per essere conchiusa. Tutto è dolore nell'uomo e nello scrittore. Eppure scrivere è alla fine funzione sana, necessaria, la cui realizzazione ci regala uno stato di benessere, come nella vita fisica sudare, farsi un bagno. Quando dal nostro dolore cerchiamo di estrarre qualche verità “generale”, noi ne siamo un po' consolati. E da questo commercio con le persone che abbiamo amato, che ci hanno fatto soffrire e godere, nasce dunque qualcosa di vivo, forse di eterno: l'opera, che dà allo scrittore una finale felicità».
Giovanni Macchia, L'angelo della notte, Rizzoli, Milano 1979.
Lucas riconduce quanto sopra riportato a questo post malviniano. È tardi per correre, per farsi una doccia, forse anche per fare l'amore. Passarsi il filo interdentale e il susseguente lavaggio è già abbastanza come esercizio fisico prima di coricarsi. Lo stato di benessere è affidato alla scrittura, a questa modalità di falsificare la realtà per renderla più vera. Solo ciò che si scrive, ciò che si dipinge, ciò che si canta, ciò che si scolpisce – in una parola: ciò che si rappresenta contribuisce a fornire di senso la realtà. La realtà, questa dolorosa realtà, se non viene attenuata dalla forza della rappresentazione ci presenta un conto squallido: «noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni» (Shakespeare, La tempesta) e al mattino, le più volte, non siamo in grado nemmeno di ricordare. Di più: verrà un mattino che il Sognatore non saprà nemmeno di essere esistito. E allora scrivi, Lucas, scrivi: qualche Ufo a primavera decifrerà le tue facezie.
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