«Bisognerebbe dare per scontata la spola e vivere per la cosa strana, invece no, si dà per scontata la cosa strana e si vive per la spola; invece di dedicare alla cosa strana le energie rimaste dopo la spola, le si dedica ad altra spola; invece di eccellere nel pensare alla cosa strana, si cerca di eccellere nella spola».
Sulle sublimi spole
Della mente tessere un’idea
Che copra le stolte fole
Che copra le stolte fole
Della vacua marea.
Seria ebbrezza dei propri passi.
Fitta pioggia che s’infiltra.
Umido, nebbia, mar de’ Sargassi;
Ombrello, libro, cappello di feltro.
Lo so che non è garbato, e scusate dunque se mi autocito; ma vi sono momenti in cui sento una profonda fratellanza con chi scrive simili argomentazioni sul mondo, sulla vita. E per far vedere la connessione ho bisogno, appunto, di riprendere in mano certi pensieri, certi versi.
Sia detto a margine (ma quanto?): mia madre lavorava a un lanificio e, quando ero piccolo, ho visto come usava appunto le spole, quelle di legno con la punta di acciaio con l'anima dentro che conteneva la rocchetta di filo di lana. E le spole andavano di qua e di là dentro al telaio, a velocità pazzesca per tessere il filato. Il rumore era fortissimo, ma ciò nonostante cercavo di seguire il va e vieni della spola, respirando un forte odore di olio per ingranaggi e di lana.
1 commento:
Siamo come lana tra i ferri.
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