«Lucas nel salone del lustrascarpe vicino alla Plaza de Mayo, mi metta il lucido nero sulla sinistra e giallo sulla destra. Che cosa? Nero qui e giallo qui. Ma signore. Qui mi metti nero, amico, e basta che devo concentrarmi sulle corse di cavalli.
Cose simili non sono mai semplici, sembra una sciocchezza ma è quasi come Copernico o Galileo, quegli scrolloni al fico che lasciano tutti a guardarti di stucco. Questa volta, per esempio, c'è il furbo di turno che dal fondo del salone dice al suo vicino che questi finocchi non sanno più cosa inventare, diamine, allora Lucas si distrae dalla possibile vincente nella quarta (fantino Paladino) e quasi con dolcezza consulta il lustrascarpe: cosa dici, il calcio nel culo glielo stampo col giallo o col nero?»
Julio Cortázar, Un tal Lucas, “Lucas, le sue lustrate di scarpe” 1940
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