«E tuttavia di lui siamo costretti a parlare, volendo o no, perfino se decisi ad evitarlo, perché consci che è del tutto inutile, forse perfino dannoso. Non è possibile parlare d’Italia senza parlare di Silvio Berlusconi, ma non parlare d’Italia è come lasciargliela, però a parlarne si finisce col dover concludere che per metà è sua, e che l’altra metà non riesce a levargliela, chissà perché.» Malvino, nota 3.
Vado di fretta, ma mi preme gettare un coriandolo di pensiero in questa candelora. Pensiero da riprendere, da sviluppare, da sostenere. Intanto lo faccio volare nell'aere. Apro a caso, di Vittorio Sermonti, Il vizio di leggere, Rizzoli, Milano 2009. Trovo Plutarco estratto da Sull'èpsilon della parola Dèlfi. Si parla dell'Essere. Ritaglio
«Se vuoi tentare di comprenderlo con il pensiero, è come l'acqua premuta con forza in una mano. Mentre si cerca di trattenerlo, sfugge via attraverso le dita che lo serrano; e così la ragione, quando ricerca un'assoluta chiarezza in ciascuna delle cose soggette ad alterazioni e a mutamenti, s'inganna volgendosi ora verso la nascita ora verso la morte di esse, senza riuscire ad afferrare nulla di stabile né di realmente esistente. “Non è infatti possibile immergersi due volte nello stesso fiume”, sentenzia Eraclito, e nemmeno toccare due volte nel medesimo stato la condizione umana.»
Ecco perché ogni tentativo di comprensione del fenomeno Berlusconi è aleatorio: ti sembra di averlo colto in fallo (!) ma esso sfugge subito, tra le mani, come una biscia (il biscione, già). Berlusconi potrà essere passato alla storia solo quando sarà finito. Berlusconi potrà essere catturato solo diacronicamente, post-mortem. Sono vent'anni, quasi (e forse più) ch'egli è una lancetta impazzita della storia italiana. Nessun orologiaio è stato in grado di regolarlo. Nemmeno quello cieco. Ci vorrebbe una clessidra egizia, forse, da rompere, per riversarne la sabbia sullle strade di Roma, sì che milioni di persone poi possano calpestarla. E che il vento infine la disperda.
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