...all'incirca, nei dintorni di Gerusalemme, veniva messo a morte, mediante crocifissione, Gesù detto il Cristo, figlio terrestre di Giuseppe e Maria e, altresì - per certuni - figlio celeste di Dio e Maria.
Lo mise a morte il potere romano spinto dalla famosa voce del popolo che in fondo rappresentava la voce di Dio.
"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
Non fu allontanato il calice. Rivoli di sangue dai buchi delle mani e dei piedi.
La volontà di Dio (volontà del popolo) venne eseguita. Gesù fu espulso per pacificare una folla assetata di sangue.
«Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo».
Riflettiamo su queste parole, sul sangue che circola nelle nostre vene e quelle degli altri esseri umani, degli esseri viventi in generale.
I peccati... esistono i peccati del mondo? Se l'Agnello di Dio avesse, anziché i peccati, tolto il male forse non sarebbero state costruite chiese nel suo nome.
Comunque la si pensi, ci si creda o meno, che la si conosca o meno, il mondo è permeato da questa vicenda su cui, ancora, deve essere fatta chiarezza.
Sia stato il genio paolino o la pervicacia di solerti apostoli, comunque questa storia è arrivata - pur con mille travisamenti e rivestimenti - fino a noi.
Sulla Resurrezione... In questo momento della mia vita sono agnostico, tendenzialmente ateo. Insomma non ci credo. Ci posso credere, però, simbolicamente.
È stimolante al proposito questo libro di Charles Freeman.
«Se, come la maggior parte degli studiosi ritiene, Marco terminava a 16:8, allora il suo vangelo non accennava ad alcuna apparizione. Terminava, semplicemente, con il sepolcro vuoto»¹.
Chi avrebbe "svuotato" del cadavere il sepolcro? Gli uomini di Caifa (Caiafa), il sacerdote artefice della soluzione eliminare Gesù per non perdere autorità "religiosa" di fronte al suo popolo ebreo. Caifa, in buona sostanza, convinse Ponzio Pilato che la messa a morte di Gesù avrebbe ripristinato l'ordine e pacificato la folla in tumulto. Tuttavia, egli sospettava che i seguaci di Gesù potessero, dopo la sua morte, riprendersi e provocare nuovi disordini. Allora Caifa ebbe «un'idea intelligente» per «tarpare le ali a qualsiasi movimento emergente in memoria di Gesù rispedendone i seguaci a casa».
Come fare? Semplice:
«Rimuovere il corpo, accertarsi che il sepolcro restasse scoperto e vuoto, diffondere il messaggio, servendosi di un "giovane", che Gesù sarebbe riapparso in Galilea poteva essere una soluzione del problema senza ulteriori brutalità né spargimenti di sangue. Se il piano avesse funzionato, i discepoli, traumatizzati, sarebbero semplicemente usciti dalla sua giurisdizione per ricadere sotto quella di Erode Antipa. Una volta che avessero sgombrato il campo, per Caiafa sarebbe diventato del tutto indifferente che continuassero o meno a credere in Gesù. Per lui, il punto più interessante era si trovassero nell'impossibilità materiale di causare disordini a Gerusalemme, rovinando il suo prestigio agli occhi dei Romani. Inoltre, il destino del corpo di Gesù non sarebbe interessato a nessuno finché i discepoli fossero stati convinti della sua successiva comparsa sotto qualche forma in Galilea. Per i sacerdoti era importante sottolineare che Gesù non era più fisicamente presente, bensì "risuscitato", altrimenti si sarebbe continuato a mormorare che il suo corpo doveva trovarsi da qualche parte a Gerusalemme. C'era il precedente di Elia»².
La strategia politica-religiosa di Caifa (o Caiafa), degna del miglior Andreotti, fu, probabilmente, l'inconsapevole causa che determinò il sorgere del culto del Cristo risorto. Va ricordato che gli apostoli tributavano davvero particolari doti divine al loro Maestro. Il fatto che fosse invece morto come un ladrone, senza mostrare nessun potere soprannaturale li gettò nello sconforto. E la credenza nella resurrezione poteva aiutare la piccola comunità cristiana a superare il trauma lontano però dalla città del potere, luogo ove l'autorità religiosa ufficiale ebraica continuava a esercitare l'ortodossia.
L'annunciato Regno di Dio in terra poteva attendere.
Inoltre, mi sembra rilevante questo passaggio:
«Oggi, la credenza nella risurrezione fisica di Gesù è considerata nucleo centrale della fede cristiana. C'è stata la tendenza a estrarla dal contesto temporale in cui si dice sia avvenuta e a farne un'esperienza storica unica. È tuttavia possibile sostenere che Paolo e gli scrittori del vangelo fossero intenzionati a collocare Gesù all'interno della tradizione ebraica, più che a presentarlo come estraneo alla stessa. Si rischia, ancora una volta, di dare disinvoltamente per scontato che la risurrezione sia stata il "fatto" centrale della Chiesa primitiva»³.
Dunque, Pasqua a parte, oggi ricordiamo che circa duemila anni fa un profeta particolare, un Figlio dell'Uomo, venne condannato a morte e ucciso. Che tale evento storico sia ricordato in fondo è un bene. Ma secondo me sarebbe meglio continuare a ricordarlo non tanto per dare credito alla chiese che si fondano sul suo nome. Quanto per rammentarci che tutti noi umani corriamo il rischio di diventare o vittime o carnefici. Vale a dire: come il Cristo morto in croce ci ricorda il nostro destino, così anche la folla omicida ce lo deve ricordare. La belva che è in noi e che ha bisogno di sangue per placare la sua rabbia. Non erano solo ebrei e romani in fila ad accompagnare Gesù alla morte. Ma - simbolicamente - tutto il genere umano.
¹Charles Freeman, Il cristianesimo primitivo, Einaudi, Torino 2010, pag. 51 (traduzione di Piero Arlorio)
² Ibidem, pag. 43
³Ibidem, pag. 53
4 commenti:
Se uno guarda a quello che la gente crede adesso, pur con tutte le internet, le tivù, i giornali e compagnia bella, non è difficile pensare che anche 1900 e passa anni fa si potesse credere a qualcosa raccontato di bocca in bocca all'interno del gruppo dei fedeli. La storia cristiana è infantile, non regge alla disamina della ragione, per questo il papa invita ad usare anche la ragione, perchè ci si autoconvinca, essendo la storia piuttosto carente.
Per l'etologo è questione di come l'altruismo si sia imposto come strategia, anche se ha facilitato la formazione di un piccolo nucleo di indifferenti all'umanità e un altro grande nucleo oscillante tra l'indifferenza e la paura delle punizioni divine.
In linea generale, una nuova religione, spogliata dei dogmi, dovrebbe spogliarsi anche dellr ricchezze e mettere in pratica ciò che insegna, non aver timore di scoperchiare il pentolone e scegliere meglio alcuni propri ministri.
Servirebbe a qualcosa? Cioè, posto in essere quanto detto muterebbero i modi di pensare e agire della gente?
Lasciamo la storia a se stessa, il guaio è che esiste chi la cavalca a pelo, senza mai rendersi conto che è un pericolo per se stessi e per gli altri.
@ Paopasc
Mi piace la tua riflessione. Tuttavia non credo che una nuova "religione", pur privata di tutti i difetti delle altre già presenti, porterebbe beneficio alla nostra specie.
Io penso che occorra una nuova forma-mentis che releghi il fenomeno religioso tra i ferrivecchi sapienziali dell'umanità. Un po' com'è accaduto all'astrologia, in fondo.
@ Gians
Il problema è che la storia delle espulsioni vittimarie continua ancora a proporsi, sotto forme più raffinate e nascoste.
C'è poi da considerare come la furbizia del potere gli abbia fatto scoprire quale meccanismo è il migliore per perpetuarsi: fare la vittima, far credere di essere una vittima.
Posta un commento