In un paese normale un personaggio come De Mattei sarebbe subito scivolato fuori dalla scena, rapidamente allontanato con imbarazzo dalle cariche pubbliche che ricopre, o al più ospitato come predicatore infervorato sulle pagine di Cronaca Vera. Da noi partecipa a pieno titolo ad una ampia discussione teologica sui grandi giornali, viaggia con il microfono sotto il mento nell’attesa della sua prossima esternazione da sottoporre poi a storici della Chiesa e teologi per un sano contraddittorio.
Mantellini avrebbe anche ragione, ma - a mio avviso - dà poco risalto al fatto che De Mattei è vicepresidente del più importante istituto di ricerca statale: il CNR. È per questo che le sue (di De Mattei) orribili stronzate esternazioni fanno notizia, anche se vengono trasmesse, come egli sostiene, a titolo personale su una radio privata a carattere religioso. Lo scrive perfettamente Michele Serra, nella sua Amaca di oggi.
È lo stesso discorso per cui, quando Berlusconi o altro personaggio pubblico dicono una cretineria, l'attenzione dei media si fa subito solerte a riportare tale pattume verbale. Ciò avviene proprio in virtù (meglio: nel vizio) di ricoprire (!) "cariche pubbliche".
Se De Mattei fosse solo un professore e magari avesse un blog ove scrivere i propri pensieri teologici avrebbe sicuramente minore risalto mediatico.
Certo, i media - e la Repubblica in particolare, vedi il caso di Marco Pasqua quando ha tentato di sputtanare Cloro al Clero [*] - troverebbero certo il modo di occuparsi di spropositi verbali. Qui Mantellini ha pienamente ragione; in Italia, infatti, si dà
prevalenza [al] cretino nella camera di eco mediatica. Da molti anni a questa parte esiste una evidente selezione verso il basso dei contributi che i media scelgono di rendere pubblici. Il cretino è notiziabile.
È che i media sono come le mosche: attratti dalla merda, ottimo fertilizzante.
Tuttavia, come ogni buon agricoltore sa, concimare troppo è nocivo per qualsiasi terreno, persino per quello mediatico.
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