Un sabato d'aprile è morto Ernesto Sabato. Novantanove anni e dieci mesi.
Anche mia nonna materna era del 1911. Si chiamava Laìde Bardi. Anche se ha sposato due uomini, nessuno dei due era scrittore. Il primo marito era mio nonno. Si chiamava Guglielmo. Era operaio. Morì giovane, 25 anni, nel 1937, di tubercolosi. Al sanatorio (al mortorio). Mia madre aveva 6 anni. Mia nonna si risposò con un altro nonno: nonno Nello. Aveva i muli, faceva il vetturino, trasportava legname e altre vettovaglie. Nacque mio zio, Guglielmo. A me piace molto il nome Guglielmo. Da qui il mio debole per lo Scuotilancia.
Il Duce era un pezzo di merda e i fascisti dell'epoca dei vigliacchi, bastonatori, delatori e finanche assassini.
Insieme ai nazisti compivano eccidi. Uno storico dice che i partigiani furono incauti a non avvertire tutta la popolazione della possibile rappresaglia. Eppure Nonno Nello fu avvertito da qualcuno e coi muli e la famiglia scampò la strage. Era il 13 aprile 1944. Chissà se era un sabato, sabato fascista. Ma cazzo: 108 persone massacrate di chi la colpa fottuta colpa? Dei partigiani incauti? E pensare che non c'erano solo i tedeschi lì, c'erano anche degli italiani a partecipare al massacro.
La sorella di mia nonna, Bianca, era una primula rossa partigiana. Quand'ero piccolo bevevo da lei sciroppo di lampone. Com'era dolce!
A volte penso che sarebbe stato meglio si fossero trasferiti in Argentina i miei avi. Certo, avrebbero rischiato un'altra feroce dittatura, ma almeno, dopo, avrebbero potuto fregiarsi di una simile catarsi:
«L'Argentina è stata il solo Paese al mondo in cui un governo civile, un presidente democratico che non aveva la pistola in tasca, ordinò alla giustizia militare e poi a quella civile di processare i capi militari che avevano ordinato tanti crimini atroci». Ernesto Sabato
In Italia, se fossero ancora vivi, i miei nonni passerebbero tutto il giorno a bestemmiare contro questo governo erede naturale del fascismo; e soprattutto domani, primo maggio, non si risparmierebbero il famoso andante "accident'a i' papa e a chi lo prega". Eppure, ammesso e non concesso che ci sia, non credo che i miei nonni stiano marcendo all'inferno. No, sono tornati qui, a visitarmi, a ricordarmi che cento anni sono un niente, e che il male e il bene, l'amaro fiele e il dolce sciroppo sono facce di una commedia assurda dove chi ha interpretato il ruolo della testadicazzo merita solo di essere ricordato come tale.
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