Al maestro dei cantori
su Aria del Torchio
salmo
di David
Quanta potenza il tuo Nome
Nell'universo emana
O Dio nostro signore!
Da tuo celeste Splendore
È nutrita la bocca
Dei lattanti del cielo
A loro la forza accresci
L'Avversario l'Usurpatore
Fai deperire
Vedo i tuoi cieli
Atto delle tue dita
Luna e pianeti da te formati
E l'uomo che cos'è?
Ne hai tu memoria?
Quali notizie hai
Dei figli d'uomo tu?
Eppure poco gli manca
A essere divini
Perché c'è la tua Gloria
Il tuo Lume a fasciarli
Lui fai signore del tuo Creato
Tutto ai suoi piedi deponi
Ogni specie di armenti e gli animali
Silvestri gli assoggetti
Il cielo coi suoi uccelli e coi suoi pesci il mare
Il guizzare e il vogare sulle rotte marine
Quanta potenza il tuo Nome
Nell'universo emana
O Dio nostro signore!
«Che cos'è un uomo? L'interrogativo del salmo 8 si può immobilizzarlo lì, senza completarlo, lasciando che l'infinito lo dilati fin dove potrà arrivare: mah- 'enòsh?
Con 'enòsh s'intende qualcosa di essenziale: è l'essere umano come tale, la specie uomo nel suo deserto, nella desertità; aggiungi l'interrogante mah (che cosa?) e hai l'assoluto della solitudine. Pascal lo ha bene presentito, che al Quid est homo della Vulgata ha attaccato la stretta dell'infinito: Qu'est-ce qu'un homme dans l'infini?»*
Con 'enòsh s'intende qualcosa di essenziale: è l'essere umano come tale, la specie uomo nel suo deserto, nella desertità; aggiungi l'interrogante mah (che cosa?) e hai l'assoluto della solitudine. Pascal lo ha bene presentito, che al Quid est homo della Vulgata ha attaccato la stretta dell'infinito: Qu'est-ce qu'un homme dans l'infini?»*
Un essere finito. Uno sfinito. Sfinimento assoluto. Eppure poco manca(va) a essere divini.
E se lo diventassimo divini? Per fare che? Per fare come il Dio assente, il Dio che non ferma più la mano, che non chiama più a raccolta i suoi angeli per impedire di mettere lo scotch sulla bocca, o per bloccare chi mette sacchi di plastica in testa? Eppure qualcosa lo dobbiamo fare. Restare umani? Troppo poco, visti i risultati. Certo si progredisce, sia pure obtorto collo per certuni.
- Credi che la scienza, la tecnica potranno darci una speranza di paradiso?
- Non ho la tendenza, troppo ottimistica, a deificare prodotti umani, anche i più eccellenti. Confido più in una particella invisibile che, a volte, illumina il cuore. Sono un romantico in fondo, ma non offro soluzioni, indicazioni da seguire, utopie da raccontare. Spero solo avvenga in tutti (me per primo), la consapevolezza che la vita che abbiamo, con tutti i suoi limiti, è l'unico infinito che ci tocca. Nessuno tocchi l'infinito degli altri.
Buonanotte.
*Il Libro dei Salmi, versione e note di Guido Ceronetti, Adelphi, Milano 1985
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