Io mi sforzo sempre di leggere il prof. Panebianco. E mi sforzo anche di dargli ragione. Ma non ci riesco quasi mai, non tanto perché non comprenda le ragioni degli altri.
Anzi: è perché le comprendo che le rifiuto, che le combatto, che cerco di dimostrarne la fallacia.
Le ragioni degli altri poi, in questo preciso momento storico, sono difficili da riconoscere perché sono espresse con parole che hanno un valore semantico diverso da quello unanimemente riconosciuto.
Un fatto che lo prova è che le ragioni degli altri - lo dicono gli stessi altri - quando vengono dette, uno dopo le capisce sempre in modo che è sbagliato. «È perché non contestualizzate il discorso».
Io, infatti, per accogliere e riconoscere tutte le cazzate che dice Berlusconi, devo contestualizzarne il discorso; e magari poi, l'indomani, sentirmi dire che non ha propriamente detto quella cosa, che io ho sicuramente capito male. Poi la ridice, la cazzata, e io il giorno dopo mi sentirò dire ancora una volta che ho capito male.
Ora, siccome uno alla fine si stufa di sentire contestualizzazioni e smentite, e altresì di sentirsi dire che ha capito male, allora uno fa finta di nulla, lascia correre, aspetta che ricadano le foglie, perché vedere questa primavera esplodere mentre questo governo invece no, mi fa venire una gran rabbia e una gran fame.
È da poco passata mezzanotte, mi faccio un tramezzino, mi è giusto avanzato un po' di pane bianco.
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