Non è mai stato così facile sapere, così facile intuire quale opinione avere sulle cose, sugli animali, sulle persone. Sui nomi, in buona sostanza.
«Perciò saranno tutte soltanto nomi le cose che i mortali hanno stabilito, persuasi che fossero vere». Parmenide
«La volontà di esprimere adeguatamente la verità raggiunta, implica un riconoscimento assoluto della realtà del “nome”, del “dire”, significa accettare l'agone con la politica, poiché di questa è il campo del contrasto e dell'apparenza. Con la politica si creano dei valori nel fenomeno, le individualità si oppongono le une alle altre, affermandosi in sfere di potenza che di volta in volta si presentano come preminenti». (Giorgio Colli, La natura ama nascondersi, Adelphi, Milano 1988 pag. 166).
E allora giochiamo coi nomi.
Le cuffie di Alfano non sono quelle di un iPod, bensì sono quelle che servono per farsi tradurre in simultanea gli articoli della Costituzione che alcuni parlamentari stanno leggendo.
Il naso del neo-ministro ha appena starnutito: è allergico alle graminacee, così impara ad aver preteso l'agricoltura.
La biro (o il lapis) della Prestigiacomo si infilerà nell'occhio del galante Saverio Romano.
Quando la situazione generale degenera e un vago senso d'impotenza colpisce gli animi più sensibili, occorre prestare attenzione al particolare, al dettaglio, alla grammatica delle cose. Negli interstizi, nelle cavità, si nasconde la salvezza.
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