Lorenzo Mattotti, Stanze. |
Mi
sono svegliato prima dell'alba, verso le cinque. Mi sono alzato e
messo a leggere una storia sull'isteria di Freud, in cui questi, per
curare una paziente, ricorreva sovente all'ipnosi. Dopo mezz'ora il
sonno è ritornato con forza, ipnotico, e – dato che oggi è
domenica – mi sono ri-coricato.
E
ho sognato, nell'ordine:
– Una
sparatoria, tipo film americano, dentro un palazzo con più di dieci
piani. Io, per cercare di scampare alle pallottole, mi rifugio dentro
l'ascensore e vado su e giù, ma ad ogni piano si sente lo scontro a
fuoco.
– Di
essere a casa, solo. E d'improvviso, vedere fuori in giardino un
sacco di gente, giovani indignati soprattutto, venire verso casa
imbracciando assi di legno che inchiodano alle persiane dopo avermele
chiuse. Buio. Hanno tolto la luce. Il telefono non fa. Accendo il
computer portatile, inserisco la chiavetta e, con quella poca
batteria che mi resta, chiedo aiuto sul blog, per non fare la fine di
Ugolino (anche se, nel sogno, non ho prole da mangiare).
– Infine,
altra scena, altra casa, molto più grande della mia, molto lussuosa,
ordinata, signorile. Proprio mentre stavo mettendo le mani sul culo
dell'inserviente extracomunitaria (inconsciamente, si vede, sono uno
sporco razzista) suonano alla porta: è il professor Giorgio
Agamben². Lo ricevo con sommo garbo e lo faccio accomodare nello
studio. Gli cedo la sedia più comoda della scrivania e gli domando
cosa siano, in realtà, i sogni: «Aria condizionata»,
risponde.
Mi
sveglio. È giorno fatto. Mi sento tutto costipato, ho la gola in
fiamme. Mentre aspetto il caffè, butto giù queste noticine.
Riprendo Freud. Leggo:
«Alla
fine del 1892 un collega amico m'inviò una giovane donna che era in
cura da lui per riniti purulente cronicamente ricorrenti».
Chiudo
il libro, mi soffio il naso. A me Freud non mi fa niente bene.
¹
Sigmund Freud, Racconti analitici,
Einaudi, Torino 2011.
6 commenti:
mi spiace. trovarsi i sogni invasi da agamben...
gli altri due mi paiono indicare una sensazione di mancanza di vie d'uscita. non puoi scappare dai botti, e in più la gente ti inchioda in casa. credo che sia freud che jung concorderebbero su un sentimento tipo "non trovo via d'uscita - di fuga". magari reich ti direbbe invece che... :D
cosa ti cruccia? cosa t'ingabbia?
nb mi attendo una risposta in tono "lettera all'astrologa del giornale gratuito distribuito in metropolitana" eh!
(nei miei sogni più recenti è un trionfo di dinosauri)
Uuuuh! Anche a me l'aria condizionata fa malissimo :)))
Come un violino con la rinite purulente :)))
L'aria condizionata di notte va spenta. Soprattutto fra novembre e aprile.
ps: bella l'immagine. I colori netti, le linee curve eppure la piattezza dell'insieme (lieve senso di alienazione, o sbaglio?). Ho visto anche le altre, ci sarebbe di che scrivere qualcosa. Forse. Ora però sono su un Picasso e un Matisse. Perché non scrivi tu, su questo Mattotti?
caro Alex, vada per Reich... specialista nel trovare le vocali più opportune.
:-)
tento una risposta nel tono che chiedi: mi cruccia il patto di stabilità, il fatto che la Germania ha imposto le sue regole, che Putin ha vinto in Russia al primo turno, che la Le Pen rischia di andare al ballottaggio, e che vorrei essere il segretario particolare della Serracchiani per scompigliarle la zazzera.
A parte:
penso che non sprecheresti tempo a prendere una specializzazione psicoanalitica ufficiale ed aprire uno studio privato. Potrei essere il primo paziente.
Ahi, Astime, chissà che suono straziante quel violino...
Dici cara Melusina? Conosci qualche elettricista intelligente capace di disattivarla?
Riguardo a Mattotti: non è casuale la scelta, in quanto egli è l'illustratore del suddetto volume di racconti di Freud. Molto belli. Comunque, grazie del suggerimento.
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