È da salutare con favore la visita di Tim Cook, ad di Apple, alla fabbrica cinese Foxxcon produttrice materiale di tutti gli apparecchi informatici dell'azienda americana con sede a Cupertino.
Indubbiamente, è un atto di riconoscenza e attenzione, seppur minimi, che vengono date ai lavoratori bellamente sfruttati in onore e gloria del capitale. Va reso merito, quindi, alla stampa americana che ha, come si suol dire - scusate lo stereotipo giornalistico - “puntato i riflettori” sulle condizioni schiavistiche che si celavano dietro la capacità produttiva di tale fabbrica.
L'inviato a New York di Repubblica, Angelo Aquaro, ne parla con entusiasmo, scrivendo che tale evento sarebbe da considerare come «la seconda Rivoluzione cinese».
Confesso che non capisco il senso di questa sua affermazione. Può darsi che mi sfugga qualcosa e, per questo, riporto per prima cosa il paragrafo finale del suo articolo, dove si legge che Apple
ha promesso adesso di riportare in linea con la legge cinese gli orari di lavoro entro la prossima estate: nel 2013. Ma ha anche promesso di ricompensare il milione e passa di operai per le ore perdute. A spese di chi? Le multinazionali che vengono a operare qui devono farsi più carico dei nostri problemi: questa la ramanzina che il buon Cook si è sentito fare in questi giorni dai politici cinesi durante la visita. Come se gli occhi davanti a quell'orrore non li avessero chiusi anche loro. Le violazioni alla Foxconn erano così tante che adesso la fabbrica dovrà assumere decine di migliaia di lavoratori in più per rispettare le consegne di Apple, HP; Packard e Dell. Aumentando naturalmente le paghe. Che qui partivano da 1800 yuan: cioè quei 285 dollari al mese che erano molto al di sotto dei 2687 yuan pagati regolarmente nello Shenzen, dove ha sede la fabbrica principale. Insomma la seconda Rivoluzione Cinese sembra iniziata per davvero. E come la prima, la pagheremo - stavolta giustamente - davvero tutti.
Quale sarebbe stata la “prima” rivoluzione che tutti avremmo pagato? Quella di Mao, quella di Deng o il fatto che la Cina sia entrata nel 2001 a far parte dell'OMC? E poi, perché questa supposta “seconda rivoluzione” - che presumo sia dovuta al fatto che d'ora innanzi i lavoratori della Foxxcon saranno trattati più umanamente - dovremmo pagarla «davvero tutti» e «giustamente»? E come poi, pagando di più i prodotti Apple e affini? Ok, spenderemo volentieri cinquanta o cento, euro o dollari, in più per far star meglio gli operai cinesi. Ma questo sarebbe davvero “giusto”, anche a fronte di quanto in precedenza Aquaro scrive? Leggete qua
«Sono almeno una cinquantina le violazioni alla legge sul lavoro nella fabbrica che ha permesso alla Apple di sfornare i suoi apparecchi magici con la puntualità e la funzionalità che hanno regalato alla Mela margini di guadagno netto da capogiro: saliti dal 12 per cento del 2005 al 31 per cento dell'ultimo atto.»
Dove sia la «seconda rivoluzione» non so proprio. Chissà, forse quando Aquaro farà la distinzione tra capitalisti e non allora ne comincerà davvero una. Magari la terza, e internazionale.
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