Con tutto il rispetto per il pensiero e l'opera di Simone Weil, questo omaggio alla sua memoria mi fa venire in mente Lazare, personaggio de Le bleu du ciel, di Georges Bataille.
Gabrilla Fiori, Simone Weil. Una donna assoluta, vedi pag. 112 |
Ecco, lo slogan scelto «La verità è troppo pericolosa da toccare. È come un esplosivo» avrebbe di sicuro fatto ridere a crepapelle Bataille. Leggete perché:
«Due mesi or sono, [Lazare] è venuta a trovarmi quando ha creduto che stessi per morire. L'hanno fatta entrare; avanzava verso il mio letto in punta dei piedi. Quando l'ho vista in mezzo alla camera, s'è irrigidita sulla punta dei piedi, immobile, aveva l'aspetto d'uno spaventapasseri piantato al centro d'un campo... Stava a tre passi da me, pallida come se guardasse un morto. C'era il sole nella camera, ma lei, Lazare, era nera, era nera come le prigioni. Era la morte ad attirarla, capisci? Quando l'ho vista d'improvviso, ho avuto una tale paura che mi sono messo a gridare.
- Ma lei?
- Non ha detto una parola, non s'è mossa. L'ho ingiuriata. L'ho trattata da sudicia sgualdrina. Le ho detto che era un prete. Sono persino arrivato a dirle che ero calmo, a sangue freddo, ma che tremavo in tutte le membra. Balbettavo, sbavavo. Le ho detto che era doloroso morire, ma dover vedere, morendo, un essere abietto come lei, era troppo. Avrei voluto che il mio vaso da notte fosse pieno, le avrei gettato la merda in faccia.- Cos'ha detto lei?- Ha detto a mia suocera che era meglio che se ne andasse, senza alzare la voce.Ridevo. Ridevo. Vedevo doppio e perdevo la testa. Anche Michel scoppiò a ridere:- E se n'è andata?- Se n'è andata. Ho inzuppato le lenzuola di sudore. Credevo di morire in quell'istante. Ma, alla fine della giornata, stavo meglio, ho sentito d'essere salvo... Cerca di capirmi, devo averle fatto paura».*
Feroce Bataille, certo. Noi lettori attuali, tuttavia, dato che non siamo suoi contemporanei (nemmeno di Simone Weil lo siamo, purtroppo) abbiamo il diritto di pensare che Lazare abbia un'altra faccia. Io, per esempio, penso a Eugenia Roccella, non so voi.
*Georges Bataille, L'azzurro del cielo, Einaudi, Torino 1969 (traduzione di Oreste Del Buono).
2 commenti:
dato che non siamo suoi contemporanei (nemmeno di Simone Weil lo siamo, purtroppo
scusa, perché purtroppo? stamattina ci hai un colpo di nostalgia come io ci avevo ieri sera? pericolosa la nostalgia
No, non direi "nostalgia" (erano tempi più bui quelli). Direi rammarico di vedere poche Simone Weil e pochi Bataille in giro, questo sì.
Posta un commento