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L'ho già detto, ma non mi stanco di ripeterlo. Perché quando uno muore gli si dice «Ciao?» Perché? Perché si è cattolici e si crede nella resurrezione della carne e quindi nella concreta possibilità di rivederci da morti? È per questo? Se sì, si aggiunga, per favore, al saluto «Ciao», un «a presto». Riguardo all'eternità, converrete, anche cinquant'anni sono un “a presto”. Se invece uno non crede nella resurrezione dei morti perché dice, al morto, «Ciao»? Non sarebbe meglio: addio? Ah, forse perché in addio, etimologicamente, v'è la raccomandazione all'Ente a cui non si crede? Allora propongo, anche se mi rendo conto ch'è poco gradevole, un più appropriato «a mai più».
Va bene, io esagero, ho l'orecchio sensibile alle incrostazioni (a quelle che reputo tali) della lingua. E, forse, per Lucio Dalla il saluto è più pertinente rispetto ad altri.
4 commenti:
magari crede nella reincarnazione o nei fantasmi tipo quelli Felliniani
Non lo cattolicizzerei troppo il ciao
perchè non si dicono mai le cose come sono.
Già.
(a proposito: benvenuta).
Perché si edulcora sempre. Ci si acceca sempre.
"Ciao", magari condito da un punto esclamativo, l'ho sentito ripetere e l'ho visto scrivere fino alla nausea, fino allo sgomento, fino all'orrore, rivolto da adolescenti a un loro compagno che si è suicidato.
L'ultimo episodio - appena pochi mesi fa - di una lunghissima serie di autoinganni verbali, ogni volta più soffocanti.
Hans
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