Insomma, i soldi per l'editoria si sono trovati: 120 milioni di euro, e vabbè. Spero che - come ben dice Malvino - coloro che piangevano (non solo Menichini) come prefiche per i minacciati ma non effettuati tagli, intonino peana al governo Monti per questa decisione.
Premetto: io sono contrario all'elargire fondi pubblici ai giornali che senza non sopravviverebbero. Quindi il governo avrebbe fatto bene a mantenere ciò che aveva promesso. Certo, mi rincresceva per Il Manifesto, ma il quotidiano comunista poteva riuscire - facendo di necessità virtù - nell'impresa di sopravvivere con una massiccia campagna abbonamenti, forse ottenendo un risultato paragonabile a Il Fatto Quotidiano. Anzi: secondo me Norma Rangeri e la redazione dovrebbero tentare di fare a meno dei soldi che il governo ha sbloccato. Sarebbe un'ulteriore conferma di indipendenza dal regime, giacché, come scrive Jacopo Tondelli direttore de Linkiesta
Non capiamo, né mai capiremo, perché sia interesse dei cittadini contribuenti che parte di quanto producono sia destinata a giornali che dichiarano di stare sul mercato, che tutte le mattine arrivano (o dovrebbero arrivare) in edicola. Il “non interesse” è particolarmente evidente quando ci si trova davanti a giornali che vendono poche migliaia (o centinaia) di copie, che aggregano attorno a sé piccole (o microscopiche) comunità di lettori, che diffondono idee magari bellissime ma che non possono essere protette coi soldi di tutti come si trattasse di specie in via di estinzione fondamentali per l’ecosistema. Non si capisce perché, poi, questi fondi vadano sempre a beneficio di chi già esiste e molto difficilmente a sostegno di nuove realtà editoriali: magari anche online che ritengano di farvi ricorso.
E, tuttavia, io non sono populista. In fondo, come bene ha calcolato Ivo Silvestro, 120 milioni equivalgono a 2-3 euro a cranio, ci si può stare per sostenere la cosiddetta libertà di opinione. Quello che però noi contribuenti malgré-nous dovremmo sapere è chi può e come può accedere a tale finanziamento pubblico. Inoltre, si dovrebbe esigere, da coloro che ne usufruiranno, di non licenziare redattori per motivi di ristrutturazione. Altro non so. Se avete idee...
6 commenti:
Sono comunque due-tre euro dati a qualcuno che poi magari rompe le palle con il liberismo, le privatizzazioni e urla all'assistenzialismo quando quegli euro vanno ad altri.
Che chiudano, del resto basta guardare di chi sono questi mezzi di informazione per rendersi conto che non è di libertà di opinione che si tratta.
eh, sì... ma ormai i soldi sono stati sbloccati e saranno a ciò destinati...
facciamo finta che domani andiamo in edicola a dare 3 euro senza prendere niente in cambio
Quei soldi, non era meglio (ri)darli alle biblioteche?
sì, era meglio, molto, ma molto meglio, foss'anche perché esse comprassero (o s'abbonassero) a' giornali.
Alla nostra biblioteca è stato imposto di azzerare gli abbonamenti a tutte le riviste; i quotidiani da 4 sono passati a 2; il budget per l'acquisto libri è stato esattamente dimezzato; è in forse il rinnovo della convenzione con la cooperativa che ci fornisce l'unico collaboratore fisso. Io sono volontaria, perciò non possono tagliare anche me.
Siete lodevoli.
Chiedo venia, non sapevo si potesse fare i volontari presso una biblioteca comunale.
Ah, beh, in un certo senso lo sono stato anch'io, ma "consigliere" a gratis (niun gettone).
Quello che proponete è stimolante e, credo, coinvolgente la cittadinanza. Bravi.
Se mi riprendesse l'uzzolo dell'impegno politico a livello locale mi farò subito promotore (imitatore) della vostra iniziativa.
Buona domenica
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