Leggo spesso e volentieri il blog Tempo reale di Vittorio Zucconi, una delle intelligenze borghesi più fini e illuminate, spiritose e penetranti. A volte, però, non dico che lo faccia apposta, ma Zucconi arriva a delle conclusioni che conclusioni non sono, dacché esse necessitano di una postilla che renda ancora più amara la realtà delle cose. È il caso di oggi, nel suo post, La mela l'è cotta, in cui parla delle puntuali critiche che accompagnano sempre l'uscita di un nuovo prodotto Apple. Conclude Zucconi:
«Certamente, un giorno o l’altro, la Mela produrrà qualche Limone e magari sarà proprio questo nuovo iPad. Qualcuno potrà dire: ve l’avevo detto io che la Mela era cotta, come fanno i geni di Borsa che si fanno pagare fortune dai polli per dire che un giorno ci sarà un tonfo delle azioni, che è come dire che un giorno verrà giù un temporale della miseria, capirai che scoperta, prima o poi i nubifragi arrivano sempre. Ma intanto questi, di “toppa” in “toppa”, hanno fatto miliardi a secchi. Magari qualche azienda italiana “toppasse” così, ogni tanto.»
Non si può che essere d'accordo con simili conclusioni, vero? Ma basta poco e uno pensa a quale azienda italiana avrebbe potuto, potenzialmente, “toppare” così: e gli viene in mente l'Olivetti, azienda leader nel settore informatico ai suoi albori. Grazie a Wikipedia leggiamo un po' come andarono le cose (ho evidenziato io le parti in giallo):
Nell'aprile del 1975 alla fiera di Hannover vennero presentati due nuovi personal computer, il P6040 e il P6060, il primo basato sul microprocessore intel 8080, il secondo, con CPU ancora in tecnologia TTL, disponeva di stampante grafica e Floppy disk incorporato, il marketing non ne intuì le potenzialità e i prodotti ebbero poco successo.
Nel 1978 Carlo De Benedetti assume la guida di Olivetti.
L'Olivetti Advanced Technology Center di Cupertino
Nel 1979 viene fondato a Cupertino negli Stati Uniti l'Olivetti Advanced Technology Center (ATC), posizionato a due isolati dalla sede della Apple, dove verranno progettati i chip LSI, la prima macchina da scrivere elettronica al mondo ET101 (in realtà progettata ad Ivrea, ma in quel periodo era di moda dire che il centro di ricerche era dislocato in California), il primo personal computer europeo Olivetti M20 e successivamente l'M24, il computer che ha avuto un enorme successo in seguito alla partnership con AT&T
Il posizionamento internazionale negli anni ottanta
Ma è negli anni ottanta che Olivetti ritorna all'altezza della sua fama raggiungendo nuovamente il successo internazionale con diversi, validi prodotti. Fra questi vanno menzionati l'Olivetti M10 (1983), uno dei primi vericomputer portatili, con alcuni programmi integrati e la capacità di collegarsi a computer remoti; l'Olivetti M20(1983), che non riscosse il successo che si sarebbe meritato nonostante fosse dotato di un hardware di prim'ordine: non disponeva purtroppo di adeguato software applicativo. Di fatto, questa macchina avrebbe avuto le potenzialità di imporsi come standard mondiale se il marketing e i piani alti dirigenziali avessero compreso le enormi potenzialità applicative di questo prodotto; la storia prese un'altra piega, e lo standard se lo aggiudicò la IBM col suo PC, dotato del sistema operativo di Microsoft. Olivetti dovette adeguarsi mettendo in produzione, come fecero altre aziende, un computer clone del PC IBM, l'Olivetti M24 (1983) che, grazie agli accordi con l'americanaAT&T, ebbe un successo di vendite notevolissimo, tanto che alla fine degli anni ottanta l'Olivetti divenne uno dei maggiori produttori di personal computer in Europa.[5][6] Le potenzialità innovative dell'azienda, grazie anche all'esperienza acquisita nella meccanica fine, le permisero di intraprendere, unica società in Europa, il progetto, lo sviluppo e la produzione di hard disk da installare sui propri personal computer. La società era inoltre fornitrice delle telescriventi per la NATO. Contemporaneamente alla produzione di personal computer, su un'altra linea di produzione denominata "Linea 3000" venivano assemblati i minicomputer, macchine più potenti, dotate del microprocessore Motorola 68000.
Ma a fronte di tutto ciò l'Olivetti, oggetto di operazioni finanziarie avulse dal settore specifico in cui opera, viene via via depotenziata, quando non smantellata. Assunzioni "compiacenti" di personale non sempre all'altezza, numerosissimi licenziamenti, la chiusura o il ridimensionamento di interi stabilimenti porteranno l'Olivetti ad una crisi irreversibile, che si ripercuoterà quasi mortalmente sulla città di Ivrea e sul Canavese.
1990-2005: ristrutturazione e caduta
Il 19 giugno 1990 Olivetti, insieme a Lehman Brothers, Cellular Communications International Inc., Bell Atlantic International e Telia International, dà vita ad Omnitel Sistemi Radiocellulari S.p.A. con l’obiettivo di entrare nel mercato europeo della telefonìa mobile[7].
Nel 1995 insieme a Mannesmann costituisce Infostrada S.p.A., operatore di rete fissa[8].
Tuttavia, negli anni novanta l'intensificarsi della competizione globale, la caduta dei prezzi e dei margini in tutta l'industria informatica mondiale, la debolezza del mercato europeo, e in particolare di quello italiano, spingono Olivetti a una lunga e onerosa ristrutturazione delle attività.
A causa di una grave crisi della Olivetti, nel 1996 Carlo De Benedetti decide di lasciare l'azienda, (di cui rimase presidente onorario fino al 1999) dopo aver fondato la Omnitel.
- l'Olivetti Personal Computers (OPC) di Scarmagno fu venduta alla Piedmont International nel 1997, passò quindi nelle mani della ICS (Gruppo Finmek) e nel successivo crac finanziario, nell'ultima incarnazione si chiamò Oliit, fallita nel 2004.
- l'Olivetti Solutions (3,4 miliardi $ di fatturato e 13.000 dipendenti) fu venduta grazie al brillante lavoro del suo A.D. Claudio Montagner alla multinazionale Wang Global nel 1998. In questo modo la Olivetti risana la situazione economico-finanziaria e ritrova la fiducia dei mercati finanziari internazionali. Il gruppo passò successivamente alla Getronics e dopo alterne vicende arrivò nel 2006 all'interno di Eunics.
Le partecipazioni in Omnitel(e con essa quasi tutto lo stabilimento produttivo di Ivrea, oggi sede di Vodafone Italia) ed Infostrada vengono alienate tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila.
2005-oggi: la rinascita [cervo a primavera]
Con una conferenza stampa del 29 giugno 2005 Telecom Italia ha annunciato di voler rilanciare Olivetti sul mercato dell'informatica, iniziando dal ripristino del marchio Olivetti, che era stato sostituito da Olivetti Tecnost. Con un investimento di 200 milioni di euro in 3 anni l'azienda intende lanciare una serie di nuovi prodotti per l'ufficio e per la casa nel campo delle stampanti a getto d'inchiostro e dei dispositivi multifunzione (che riuniscono in sé le funzioni dello scanner, della stampante, della fotocopiatrice e, in alcuni casi, del fax). Strategicamente molto importante, ai fini d'un riposizionamento nel mercato, sarà il lancio del tablet Olipad avvenuto nel marzo 2011. Il 20 aprile 2011 riapre in collaborazione colFondo per l'Ambiente Italiano lo storico negozio-museo in piazza San Marco a Venezia esponendo alcuni prodotti dell'azienda di Ivrea[9]
Scusate se ho riportato estesamente parte della storia dell'Olivetti, ma era solo per aggiungere quella postilla alla conclusione di Zucconi che prima richiedevo.
In buona sostanza: l'Olivetti aveva la possibilità di toppare, toppare e toppare però non le fu concesso che per pochi anni e poi le fu, di fatto, impedito. A capo di tale azienda, dal 1978 al 1996, c'era Carlo De Benedetti, editore del giornale e del sito dove scrive Vittorio Zucconi.
Queste cose vanno dette, magari per piangere un po', soprattutto perché c'era modo, eccome se c'era modo, di venerare santuari informatici dalle parti di Ivrea, indubbiamente cittadina più bella e ridente di Cupertino.
9 commenti:
"non le fu concesso" da chi? non lo troverai scritto su wikipedia
Sì, certo Olympe.
Ma se non sapremo i nomi delle potenze "occulte" che impedirono all'Olivetti di competere e concorrere nel "mercato" informatico, sappiamo invece i nomi e i cognomi delle intelligenze imprenditoriali italiane che portarono l'azienda al fallimento.
Un'azienda che avrebbe potuto essere per l'Italia ciò che la Apple è per gli USA.
e questi nomi sarebbero?
Beh, uno è Carlo De Benedetti, appunto, e altri "simpatici" alfieri della finanza creativa.
acqua
ti do un indizio:
18 brumaio 1961
Indizio troppo criptico...
26,27, o 28 novembre 1961?
E - se fosse fuochino - cosa dovrei "cercare" in tal data? Eventi di politica internazionale?
digita: calendario 18 brumaio così scopri che giorno è, poi:
olivetti e la data che ti ho segnalata. ma così mi deludi, non posso arrualarti nel kgb
Mario Tchou
http://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Tchou
oppure meglio:
http://byebyeunclesam.wordpress.com/2011/07/28/adriano-olivetti-italiano-pericoloso/
Grazie.
Anche se piango ancor di più così.
ti ho solo dato un filino rosso, per il gomitolone grosso ...
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