I
attended school and I liked the place –
grass
and little locust-leaf shadows like lace.
Writing
was discussed. They said, « We create
values
in the process of living, daren't await
their
historic progress ». Be abstract
and
you'll wish you'd been specific; it's a fact.
What
was I studying? Values in use,
«
judged on their own ground ». Am I still abstruse?
Walking
along, a student said offhand,
«
“Relevant” and “plausible” were words I understand ».
A
pleasing statement, anonymous friend.
Certainly
the means must not defeat the end.
***
Frequentavo
la scuola, e il posto mi piaceva –
erba
e ombre di piccole robinie, come fosse una trina.
Il
tema era lo scrivere. Dicevano: « I valori
li
creiamo vivendo. È inutile aspettare
il
loro progresso nella storia ». Se cadi nell'astratto,
rimpiangi
di non essere concreto: questo è un fatto.
E
che cosa studiavo? I valori in uso,
«
da giudicare sul loro terreno ». Sono ancora astrusa?
Uno
studente, nel passarmi accanto, diceva:
«
“Rilevante” e “plausibile” erano parole che capisco ».
Bella
dichiarazione, amico anonimo.
È
certo che i mezzi non devono tradire il loro fine.
Marianne
Moore, O to be a dragon,
[1959], in Le poesie,
Adelphi, Milano 1991, a cura di Lina Angioletti e Gilberto Forti.
Quali sono i miei valori in uso (o d'uso)? Quali sono le merci (che consumo, che uso) senza le quali sentirei che la mia vita non sarebbe degna di essere vissuta? Non so rispondere d'acchito, dovrei pensarci, al momento direi: un compùtero personale avente una connessione internet, dato che, adesso, sto usando tale valore. Mi sbaglio? Cioè: sto prendendo una cantonata sulla reale entità dei miei valori d'uso? Se ora stessi facendo merenda, per esempio un tè e un pan di ramerino, sarebbero quelli i miei valori d'uso?
So soltanto che siamo dentro una società sì complessa che senza soldi non puoi fare un cazzo. Senza denaro siamo pesci fuor d'acqua, a dibattersi a margini della strada o delle stazioni, a rompere le palle ai passanti che vanno in cerca di valori. Tutto dipende, maledettamente, dalla quantità di denaro presente nel proprio portafoglio (o nei propri conti bancari o depositi in cassette di sicurezze, svizzere preferibilmente). Non mi sono mai posto il problema prima e forse sto sbagliando a pormelo: ma perché un mezzo, quale dovrebbe essere il denaro, ha tradito il suo fine, diventando esso stesso un fine?
Ma soprattutto: se avessi un conticino da x milioni di euro presso qualsivoglia istituto bancario (non necessariamente lo IOR), mi porrei tali quesiti rilevanti e plausibili? No.
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