Viviamo in una civiltà democratica borghese che ci fa sentire, a parole, tutti uguali davanti alla legge e tutti detentori dei medesimi sacri diritti. È una civiltà, la nostra, che illude le masse alfabetizzate e secolarizzate di poter concedere, a chiunque ne abbia il merito¹, l'accesso alla felicità. Ma, «la società civile, dopo quella religiosa, è diventata scismatica», dacché «la lotta delle fazioni è l'unico elemento stabile nella instabilità contemporanea»².
Già.
A chi fa bene questa instabilità? Ovvero, quali umani sguazzano bene in essa?
Quelli che comandano, quelli che hanno il potere.
Quelli che comandano, quelli che hanno il potere.
Le fazioni in lotta provocano disordine e scompiglio. Esiste un modo per riconciliare i contendenti, per ritrovare l'unità perduta o per instaurare una nuova unità? Sì, trovare un obiettivo comune o un nemico comune. La seconda cosa, di solito, consente migliori risultati sul breve periodo. Per questo è sovente adottata, anche perché permette, alle parti normalmente divise su tutto, una riconciliazione temporanea che, una volta scaduta, le rivedrà nuovamente in lotta.
E quindi? Quindi ora ho sonno, mica intenzione di scrivere un trattato.
¹Meriterebbe qui esserci una digressione che non ho la forza di compiere.
²René Girard, Menzogna romantica e verità romanzesca.
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