giovedì 4 giugno 2015

Prendere la penna in mano

« È sempre fuori discussione per noi, dato che le nostre “porte d'accesso” sono completamente aperte, dato che non esistono più “pareti” tra noi e il sistema, dato che viviamo “in conseguenza” con i suoi contenuti ancor prima di prendere la penna in mano, è sempre fuori discussione, per noi, ciò che possiamo e non possiamo farci venire in mente; quale registro vocale possiamo scegliere e quale no; fino a che punto possiamo allontanarci e fino a che punto no; e persino fino a che punto possiamo oltrepassare o no i limiti del sistema per assicurare, sia a noi che agli altri, l'illusione di libertà. E obbediamo tanto più volentieri in quanto non avvertiamo affatto le regole che ci vengono imposte, dato che restano camuffate, e precisamente perché non siamo capaci di desiderare nient'altro che quello che dobbiamo desiderare. No, il sistema conformistico non ha bisogno di fissare ogni singola mossa, di dettare ogni singola frase, di controllare ogni parola. Dato che esso ci ha già determinati avant la lettre, può sempre permettersi di essere generoso, può sempre restare liberale.
Tuttavia non è liberale nonostante che, ma perché è un sistema totale.
Non è terroristico nonostante che, ma perché è morbido.
E noi non siamo le sue vittime nonostante che, ma perché non avvertiamo la nostra servitù.
Ci lascia le mani libere per le nostre opere?
Sì. Perché le nostre mani sono opera sua. »

Günther Anders, L'uomo è antiquato, Bollati Boringhieri, Torino 1992, (traduzione di Maria Adelaide Mori, pag. 171).

Appunti

Ci sono sere in cui, sul far della notte, a cielo sereno, quando l'oscurità dell'Ovest si spegne piano piano, getto lo sguardo in alto sulle prime lampade celesti accese a mi soffermo sovente su Venere, che sta lassù bello inutile come una lampadina led di una spia senza significato. 
Sto bene? Per saperlo, da Venere sposto lo sguardo dentro me, dove trovo una sorta d'interlocutore interno che non mi sa mai dire niente di preciso, di predeterminato, parla solo sotto dettatura, illuso della propria libertà di scrivere quello che gli pare. 
La domanda resta inevasa, anche perché lo stare bene dipende, io quando scrivo credo di stare bene, perché scrivendo apro porte che altrimenti starebbero chiuse - ma che cazzo metaforizzo a fare?
Porte? Pareti? Sistema? Libertà? 
Riflettiamo, anzi: sentenziamo: stare bene nella percezione minima del corpo, quando il pensiero si fa bolla protettiva e il corpo ci sta tutto dentro, ballonzolante come in una bolla di sapone in un bosco di acacie... 
Cadere di culo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Qui Anders si dimostra più in continuità con Adorno che con Heidegger, e ci guadagna

da

Luca Massaro ha detto...

@ da ("da" sono le iniziali del tuo nome cognome o una semplice preposizione semplice?)

Vero, abbandonare Heidegger è sempre un guadagno.

Anonimo ha detto...

dario, chiamato dà -dai cialtroni che frequento