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martedì 7 luglio 2020

Particolato finanziario

Sono andato a leggere le motivazioni della multa perché, sinceramente, pensavo che anche Deutsche Bank fosse accusata di emissioni truccate sul particolato. E invece la motivazione è che DB non ha
indagato e denunciato i conti bancari del defunto finanziere americano Jeffrey Epstein, accusato di traffico di minori.
Insomma: i banchieri dell'istituto finanziario tedesco - poffarbacco! - non si sono peritati di annusare il denaro del cliente.

Tuona (si dice così, no?) il governatore di New York, Andrew Cuomo, in una nota:
"Non importa quanto sia ricca, quanto grande o quanto sia potente l'istituzione, New York non tollererà alcun comportamento predatore di alcun tipo"
O bravo il Cuomino, determinato e convincente tanto che - non dubitiamo - avrebbe proceduto con la denuncia anche se fosse stata una banca del suo country, ad esempio JP Morgan Chase, o Citibank, o Goldmann Sachs.

«Ma le banche americane non hanno mica i motori diesel» spiega un'autorevole voce del New York State Department of Financial Services...

lunedì 15 ottobre 2018

Il fine del debito

«Poiché il debito pubblico ha il suo sostegno nelle entrate dello Stato che debbono coprire i pagamenti annui d’interessi, ecc., il sistema tributario moderno è diventato l’integramento necessario del sistema dei prestiti nazionali. I prestiti mettono i governi in grado di affrontare spese straordinarie senza che il contribuente ne risenta immediatamente, ma richiedono tuttavia in seguito un aumento delle imposte. D’altra parte, l’aumento delle imposte causato dall'accumularsi di debiti contratti l’uno dopo l’altro costringe il governo a contrarre sempre nuovi prestiti quando si presentano nuove spese straordinarie. Il fiscalismo moderno, il cui perno è costituito dalle imposte sui mezzi di sussistenza di prima necessità (quindi dal rincaro di questi), porta perciò in se stesso il germe della progressione automatica. Dunque, il sovraccarico d’imposte non è un incidente, ma anzi è il principio.».
Karl Marx, Il Capitale, (1867), Libro I, Sezione VII, Capitolo 24.

venerdì 28 settembre 2018

Picco lezzo




Io comprendo che dalle parti di Confindustria vi sia un certo timore per gli effetti che la manovra a deficit del governo provocherà. Anche se non sono un investitore, o un risparmiatore, sono preoccupato lo stesso anch'io, perché temo che, con queste misure, ci saranno più danni che benefici per l'economia italiana.
Premesso questo, penso però che se al Sole 24 Ore rappresentano lo sconforto, la delusione, il dramma dello spread a 280 e il tracollo del 4% di Piazza Affari con certe facce (mani su capelli tinti, dita a far finta di chiudere gli occhi), mi aspetto che, quando lo Spread salirà a 600 e la perdita della Borsa al 14%, trovino qualche foto di un broker che si punta la pistola alla tempia o di un altro che si dà fuoco al pelo pubico davanti agli schermi su quali brillano grafici a picco.
In fondo, e purtroppo, se volessero oggi trovare facce significativamente più disperate, basterebbe mandassero qualche fotografo a una stazione di servizio, per cogliere l'espressione di coloro che rimettono la pompa di carburante a posto, dopo aver fatto il pieno.

martedì 10 maggio 2016

[...]

Se da un lato Vegas, presidente della Consob, sottolinea che il prospetto informativo dei prodotti finanziari
«...rimane un documento troppo lungo e complesso per poter essere letto e pienamente compreso dal risparmiatore. »
dall'altro aggiunge che i prospetti delle obbligazioni subordinate delle banche fallite
«sono stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo [dando] massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche", specificando anche il rischio di "perdere l'intero capitale investito"».
Delle due l'una: o il documento è troppo lungo e complesso e quindi poco trasparente perché non mette in massima evidenza tutti i fattori di rischio connessi all'investimento, o, viceversa, se questi fattori di rischio sono ben evidenziati nel prospetto rispettando così le regole di trasparenza, allora il documento, anche se lungo e complesso, può essere letto e pienamente compreso dal risparmiatore.

Ma vabbè: con mirabile tempismo, la Procura della Repubblica di Arezzo ha fatto perquisire dalla Guardia di Finanza la sede di Banca Etruria;  dalle indagini pare sia
«emersa la presenza di una cabina di regia a livello manageriale».
Ma senti un po’. Io ho sempre pensato che il livello manageriale si occupasse di sceneggiatura. O di costumi e trucco. O montaggio.  Cabina di regia in mano ai manager mi lascia proprio attonito. Domani vado dal mio direttore di banca per capire quale cortometraggio ha girato.

giovedì 10 dicembre 2015

Obbligato all'insubordinazione

Volevo scrivere un post sui centomila euro investiti in obbligazioni subordinate.

Ma sono un insubordinato. 

E poi c'è tanta cagnara politica di vario colore.

La cosa che più mi disturba è prendere la difesa degli scornati per il proprio tornaconto elettorale. E bancario. Già. Dopo quello che è successo, i risparmiatori staranno - si spera - più accuorti. Ma non lo saranno mai abbastanza.

I politici hanno fame persino della Cassa dei Depositi e Prestiti...

***
La fortuna di non avere soldi è limitata al fatto di non aver modo di preoccuparsi come investirli.
La mia generazione (oddio: la mia generazione) - ossia tutti coloro che andranno in pensione, quando e se andranno in pensione, col sistema contributivo -, quando e se avrà il Trattamento di Fine Rapporto (a volte anale), dovrà giocoforza farne capitale di sussistenza, e grattarlo, come le croste di parmigiano, finché resterà solo il timbro (a pallini) del ricordo.

Dunque, probabilmente, a proporci affari resteranno quelli di Enel Energia: per non finire presto al buio.

Cosicché le motivazioni al suicidio avranno altra natura.

mercoledì 21 gennaio 2015

Hai Kapito?


Non teme la Grecia. E ha fiducia nel «quantitative easing» della Bce. Solo una cosa lo preoccupa davvero.
«Le famiglie in Europa e in America hanno ancora troppa paura e preferiscono tenere la liquidità a portata di mano in banca piuttosto che investirla. Questo è un problema epocale: se oggi gli uomini e le donne non pensano al loro futuro e non investono i risparmi guardando al lungo termine e alla pensione, un giorno avranno problemi seri. Secondo un nostro sondaggio, due terzi degli americani destinano meno di 25mila dollari alla pensione e un terzo non fa nulla su questo fronte: questo è drammatico.»
[...]
E non crede che sui mercati ci siano bolle speculative?
«No, questa storia delle bolle è fomentata dai giornali. È da anni che si parla di rischio-bolle, ma le Borse e i bond continuano a salire. Questo ha generato paura tra la gente, con il risultato che oggi le famiglie non investono i risparmi per assicurarsi il futuro pensionistico. Questo è il vero dramma: tenere i soldi in banca non porta da nessuna parte, bisogna investirli pensando al futuro. Non aspettando lo scoppio delle bolle.»
[...]
Per questo BlackRock continua a investire in Europa?
«Bene inteso: noi consideriamo attraenti le Borse, ma non il mercato dei titoli di Stato. Ormai i rendimenti sui bond sono molto bassi e lo spread è troppo influenzato da variabili imprevedibili come quella politica. Puntiamo invece con convinzione sui listini azionari: la nostra prima scelta è la Borsa statunitense, poi alcuni listini del Sud America, ma in Europa privilegiamo Gran Bretagna, Italia e Germania. Nelle Borse del Vecchio continente ci sono molte società esportatrici, che beneficeranno dalla debolezza dell’euro. Italia inclusa: a Piazza Affari guardiamo con favore le aziende alimentari, quelle legate alla sanità e il settore della difesa.»

Dopo aver letto l'interessante intervista al presidente del Fondo Pensioni BlackRock, oggi pomeriggio, invece di andar a comprare vettovaglie, sono andato in banca e ho chiesto al consulente finanziario di convertire i soldi del mio conto corrente in azioni della Barilla e della Ferrero, della Azienda Ospedaliera Sant'Anna e San Sebastiano («Oppure, se sono in vendita, quelle delle cliniche private della Ciarrapico Corporation», ho aggiunto) e, infine, per differenziare anche nel settore della difesa, di prendermi alcune azioni di Finmeccanica. «Voglio scialare», ho detto sorridendo al consulente. «Magari a cena mangerò una ribollita, ma bisogna pure che pensi al futuro ogni tanto. Basta con questa paura che paralizza il mio conto corrente». 
Appena ho pronunciato queste parole, il consulente, alzando gli occhi dal terminale che visualizzava il saldo, mi ha guardato paralizzato per una decina di secondi e poi, a mezza voce, mi ha proposto una cessione del quinto. 

giovedì 11 luglio 2013

La localizzazione dell'indifferenza 2

Lakshmi Mittal 
Guardate quest'uomo con un riporto da fare invidia a Schifani: tra ieri l'altro e ieri ha trasferito circa 38 miliardi di euro dal Belgio al Lussemburgo. Questo perché il governo belga «ha deciso di tassare almeno del 5% i profitti delle grande industrie che versano i loro dividendi agli azionisti senza pagare - o pagando molto poco - le imposte grazie a dei marchingegni o a degli abusi sulle deduzioni».

Postilla: perché l'Unione Europea non avvia una procedura d'infrazione anche contro i gruppi industriali che fanno questi sporchi giochini finanziari? Perché la proprietà dei mezzi di produzione è sacra, più sacra ancora della proprietà delle nazioni e dei popoli come quello della Grecia? E ancora: se la UE non può intervenire contro la libertà di movimento dei capitali, perché non interviene contro uno stato membro come il Granducato di Lussemburgo, che è sì virtuoso - da un punto di vista dei bilanci pubblici - ma, allo stesso tempo vizioso perché centro di raccolta di capitali (grazie al segreto bancario) che si sono formati sfruttando il lavoro e l'ambiente di un altro stato membro?

giovedì 20 giugno 2013

Disagi finanziari dal 1848 al 2013

« Il disagio finanziario rese fin dall'inizio la monarchia di luglio dipendente dalla grande borghesia, e la sua dipendenza dalla grande borghesia fu la sorgente inesauribile di un crescente disagio finanziario. Impossibile subordinare l'amministrazione dello Stato all'interesse della produzione nazionale senza stabilire l'equilibrio nel bilancio, l'equilibrio tra le uscite e le entrate dello Stato. E come stabilire questo equilibrio senza limitare le spese dello Stato, cioè senza vulnerare interessi che erano altrettanti sostegni del sistema dominante, e senza riordinare la ripartizione delle imposte, cioè senza rigettare una parte notevole del peso delle imposte sulle spalle della grande borghesia stessa?
L'indebitamento dello Stato era, al contrario, l'interesse diretto della frazione della borghesia che governava e legiferava per mezzo delle Camere. Il disavanzo dello Stato era infatti il vero e proprio oggetto della sua speculazione e la fonte principale del suo arricchimento. Ogni anno un nuovo disavanzo. Dopo quattro o cinque anni un nuovo prestito offriva all'aristocrazia finanziaria una nuova occasione di truffare lo Stato che, mantenuto artificiosamente sull'orlo della bancarotta, era costretto a contrattare coi banchieri alle condizioni più sfavorevoli. Ogni nuovo prestito era una nuova occasione di svaligiare il pubblico, che investe i suoi capitali in rendita dello Stato, mediante operazioni di Borsa al cui segreto erano iniziati il governo e la maggioranza della Camera. In generale la situazione instabile del credito pubblico e il possesso dei segreti di Stato offrivano ai banchieri e ai loro affiliati nelle Camere e sul trono la possibilità di provocare delle oscillazioni straordinarie improvvise, nel corso dei titoli di Stato; e il risultato costante di queste oscillazioni non poteva essere altro che la rovina di una massa di capitalisti più piccoli e l'arricchimento favolosamente rapido dei giocatori in grande. Perché il disavanzo dello Stato era nell'interesse diretto della frazione borghese dominante, si spiega come le spese straordinarie dello Stato negli ultimi anni del governo di Luigi Filippo superassero di molto il doppio delle spese straordinarie dello Stato sotto Napoleone e toccassero quasi la somma annua di 400 milioni di franchi, mentre l'esportazione media complessiva della Francia raggiungeva di rado la somma di 750 milioni di franchi. Le enormi somme che in tal modo passavano per le mani dello Stato davano inoltre l'occasione a contratti di appalto fraudolenti, a corruzioni, a malversazioni, a bricconate d'ogni specie. Lo svaligiamento dello Stato, che si faceva in grande coi prestiti, si ripeteva al minuto nel lavori pubblici. I rapporti tra la Camera e il governo si moltiplicavano sotto forma di rapporti tra amministrazioni singole e singoli imprenditori. »

Karl Marx, Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850

lunedì 18 marzo 2013

Eppure la Sardegna è più grande di Cipro

fonte Wikipedia

Tramite Paul Krugman, vengo a sapere che i miliardari Russi sono preoccupati della (eventuale) tassazione dei depositi bancari a Cipro.
Per controllare meglio, cerco la notizia su Le Monde, che infatti riporta:

«En Russie, où cette mesure risquerait de toucher durement les fortunes placées sur l'île, le ton monte. Le président Vladimir Poutine a tenu lundi matin une réunion extraordinaire consacrée à la situation financière de Chypre. "Evaluant le projet d'instaurer une taxation supplémentaire sur les dépôts à Chypre, Poutine a déclaré que cette décision, si elle était prise, serait injuste, non professionnelle et dangereuse", a indiqué Dmitri Peskov, le porte-parole du Kremlin.
Même son de cloche du côté du premier ministre, Dmitri Medvedev, qui compare la taxe sur les dépôts bancaires à "une confiscation de fonds étrangers". M. Medvedev a prévenu que la situation pousserait la Russie à "corriger sa position" sur le dossier chypriote.
L'agence Moody's a estimé à 19 milliards de dollars au 1er septembre 2012 les seuls avoirs de sociétés russes placés à Chypre – auxquels s'ajouteraient 12 milliards de dollars d'avoirs de banques russes dans des établissements chypriotes. La presse et les analystes estiment le coût total d'une telle mesure pour les Russes entre 2 et 3 milliards d'euros.»

Domanda da profano: perché le società russe non hanno depositato i loro soldi altrove nella zona euro, per esempio in Italia, quando al governo c'era il miglior amico europeo di Putin, quel tizio che, durante una conferenza stampa col presidente russo, faceva il gesto del mitra per una domanda scomoda di un giornalista?

sabato 26 gennaio 2013

La guerra delle valute nuoce gravemente alla salute

Nippon-ismes
La Banca centrale del Giappone, su pressione del governo nipponico, stampa lo Yen a iosa per comprare gli Euro, in modo da apprezzarli (farli valere di più) così rendendo le merci prodotte in Giappone più competitive, fatta salva la speranza che esse troveranno maggiori acquirenti.
«In questa guerra chi - come Giappone, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti - può svalutare la propria divisa attraverso la monetizzazione del debito (stampando moneta) è avvantaggiato rispetto a chi - come la Germania e gli altri 16 Paesi dell'area euro che viaggiano in assenza di sovranità monetaria - non può operare manovre così aggressive all'uopo.»
Ma una cosa non ho capito: i governanti (e i capitalisti) giapponesi sperano che noi europei, che da pasciuti siam pressoché quasi diventati tutti smilzi consumatori, potremo “aiutare” l'economia del Sol Levante a risollevarsi dalle polveri di Fukushima?  Forse, se la Banca del Giappone, dopo aver comprato gli Euro, li distribuisse a pioggia direttamente nelle tasche degli europei che hanno uno stipendio da recessione, allora, per quanto sta in me, io gli prometto fin da subito che comprerò una fiammante Toyota ibrida, anche in considerazione del fatto che la Fiat non ibrida per nulla (vero maglioncino in kashmir color merda che dirigi l'azienda tra Torino e Detroit?).

È simpatico che i primi governanti (e capitalisti) europei che si disperano (per non dire incazzano) siano i tedeschi; forse temono che l'industria giapponese riprenda quote di mercato perse negli scorsi anni?

Mah. Lasciamo agli addetti ai lavori una migliore e più approfondita analisi della questione.

Il problema principale del capitalismo non viene risolto: nel mondo c'è una squilibrata capacità produttiva e ci sono troppe merci in attesa di essere comprate; ma i soldi sono concentrati nelle mani di pochi superpezzidimerda, di vario genere e tipo, che tengono (a malapena) alto il mercato del superlusso; ma per quanto riguarda la produzione su larga scala si produce male e troppo - e il low cost sarà soppiantato presto dallo zero cost della merce invenduta, buttata nei cassonetti e ripresa dai nuovi poveri morti di fame.

Sono belle però queste battaglie finanziarie («guerre delle valute») che ricordano, in maniera depotenziata, le vere e proprie guerre di conquista ed espansione che più facilmente avevano luogo negli scorsi secoli e decenni tra i paesi “civilizzati”.

È talmente evidente che le contraddizioni presenti a livello globale non saranno risolte da alcun singolo governo su scala locale - anche se la “scala” è grande come l'America, la Cina, la Russia, l'Europa e il resto della banda dei giottini. Anche se ci fosse un governo unico del mondo, con un'unica moneta, un'unica fiscalità, il problema di fondo che il sistema capitalistico pone non potrà essere risolto. E ammesso e non concesso che una guerra mondiale non ci si possa permettere, quale destino ci attende?

sabato 8 dicembre 2012

Denaro a scadenza

La Banca d'Italia controlla che gli intermediari bancari e finanziari siano gestiti in modo sano e prudente. Sano, cioè che svolgano la loro attività d'impresa nel pieno rispetto delle regole. Prudente, cioè che per fare profitti non mettano a rischio la propria esistenza e il denaro loro affidato.[via]
Ieri, nella sede della Banca d'Italia di Firenze, dove mi trovavo per ragioni professionali (ah, ah), una collega, nel fare una domanda a un funzionario dell'istituto ospite che ci istruiva in materia di educazione finanziaria (argomento: «La moneta e gli strumenti alternativi al contante»), ha rammentato l'ex governatore Antonio Fazio come spregevole esempio di sorvegliante sano e prudente, anche e soprattutto alla luce del rispetto dell'articolo 47 della nostra costituzione. 
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Bene, la cassazione ha annullato l'assoluzione in appello del reato di aggiotaggio e così il processo dovrà essere rifatto; tuttavia, sorpresa!, il 19 dicembre venturo scatterà la prescrizione e, dunque, il nostro caro ex governatore potrà godersi in pace la sua meritata pensione (resterà una piccola macchia addosso, un sospetto, un chevuoimaichesia).

Per tornare al pomeriggio di ieri.
È stato simpatico entrare negli splendidi locali della Banca d'Italia fiorentina, via dell'Oriuolo, vicino piazza Duomo. Piccolo rinfreschino iniziale con caffè e biscottini, 
poi conferenza, parlano in tre, due donne e un uomo.

È stato interessante ripercorrere l'abc di cosa sia la moneta, quali le origini, le differenze tra banconote, moneta bancaria e moneta legale, come e dove e con cosa si producono gli euro, quali precauzioni prendere per riconoscere i falsi, come vengono regolati i flussi di moneta circolante. Insomma, cose di questo tipo, niente di che, ma cose che - seppur narrate secondo un punto di vista economico di stampo capitalistico, quindi non soggetto a vedere le criticità del sistema - sono sempre interessanti da ascoltare (almeno per me, chiaro).
Per dire: è stato citato anche Nixon quando sciolse il vincolo di convertibilità oro-dollaro il 15 agosto 1971.
Molto poi è stato conferito sulla crescita cospicua dell'utilizzo di moneta elettronica (carte di credito, bancomat, carte prepagate), anche se in Italia, in rapporto ad altri paesi europei, il denaro contante la fa ancora da padrone. 
Come sappiamo, la massa di moneta circolante corrisponde a qualcosa, ovvero: non si può produrre denaro a iosa, ma le banche centrali stampano moneta in rapporto alla produzione (se ho detto una cazzata, informatemi). Sappiamo inoltre che, in Italia soprattutto, circola una grande massa di denaro frutto di attività illecita e criminale: è denaro pulito che finisce nelle mani degli evasori e della criminalità, ma che è stato prelevato, più o meno forzosamente, da tasche pulite. Mi spiego: se io che ricevo il mio stipendio tassato di tutto spendo cento euro per una prostituta o per un idraulico che non mi fanno la fattura, immetto denaro pulito in un cerchio di produzione (trombante, in entrambi i casi) illegale.
La prostituta e l'idraulico utilizzeranno i loro cento euro in parte per i consumi e in parte li metteranno a fruttare. Stringo e vado al punto lasciando perdere la povera puttana e il povero trombaio: i soldi che la criminalità organizzata guadagna vengono presi dalla massa circolante di denaro pulito presente, denaro che - da pulito - diventa sporco, soprattutto di sangue e di veleni. Ciò nonostante, la criminalità organizzata ha necessità di farlo ri-circolare nel sistema, non può mica permettersi di tenerlo perennemente nascosto sotto il materasso. Ora, io non voglio mettere becco su come scoprire il rientro nel sistema del denaro sporco - per esempio: fondando un partito con tre colori che ricordano la bandiera nazionale. Ma voglio mettere becco su questo: i soldi cash, tanti, tantissimi, che la criminalità, ma anche i grandi evasori fiscali nascondono sono difficilmente “scopribili”, rintracciabili. Ho un'idea per questo, che ho proposto al funzionario della Banca d'Italia ma alla quale non mi ha dato una risposta convincente: occorre mettere una data di scadenza al denaro contante, dimodoché dopo quella data non abbia più valore. Come è successo alla lira, in fondo. Pare che l'ultimo giorno della sua validità legale, il 7 dicembre 2011 (un anno fa, dunque), c'era una fila inenarrabile di persone per cambiare la lira in euro. Bene, io metterei il denaro a scadenza, con la clausola che chi cambia sopra mille euro dovrà dimostrarne la provenienza. Questo, si badi, non avrà valore per il denaro correttamente depositato su conti correnti o conti deposito o altri tipi di investimento legale. Come a dire: i soldi sono tuoi, ma io devo sapere che li hai e perché li hai. È un discorso statalista il mio? Lo Stato Grande Fratello? Qui bisogna intendersi: o si cerca di fidarsi dello Stato o allora è inutile continuare a starci in questo Stato.
La mia proposta di moneta a scadenza ha il solo scopo di far emergere il sommerso. E di far crollare il mercato della produzione di casseforti private, ché tanto alle persone oneste non servono a un cazzo, anzi: sono persino pericolose, vedete il povero Zavoli, che cazzo se ne faceva di una cassaforte? Per nascondere un'intervista segreta ad Andreotti, nella quale il senatore a vita confessa tutti i suoi peccati?
ero seduto sotto il lampadario

lunedì 12 novembre 2012

I mercati sono una bella bestia fatta di compassionevoli investitori

Dal loro punto di vista essi hanno perfettamente ragione a non
«trovare alcuna differenza etica tra chi investe con un orizzonte temporale breve e chi investe con un orizzonte temporale lungo»
giacché - sempre dal loro punto di vista -
«i mercati non sono una brutta bestia fatta di cinici speculatori. Chiunque sia sul mercato ci sta per fare soldi, e cerca di farlo a seconda delle proprie capacità».»
Per chi mantiene la mente, rigorosamente, dentro i parametri economici del capitalismo, mica s'interroga sul fatto che, in quel “chiunque”, ci stanno pochi, pochissimi esseri umani, il cui modo di «fare i soldi» secondo le «proprie capacità» alluviona il pianeta di miseria e infamia.
E non s'interroga perché crede ancora nella favola della buona borghesia 

«Durante il suo dominio di classe appena secolare la borghesia ha creato forze produttive in massa molto maggiore e più colossali che non avessero mai fatto tutte insieme le altre generazioni del passato. Il soggiogamento delle forze naturali, le macchine, l'applicazione della chimica all'industria e all'agricoltura, la navigazione a vapore, le ferrovie, i telegrafi elettrici, il dissodamento d'interi continenti, la navigabilità dei fiumi, popolazioni intere sorte quasi per incanto dal suolo - quale dei secoli antecedenti immaginava che nel grembo del lavoro sociale stessero sopite tali forze produttive?
Ma abbiamo visto che i mezzi di produzione e di scambio sulla cui base si era venuta costituendo la borghesia erano stati prodotti entro la società feudale. A un certo grado dello sviluppo di quei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, l'organizzazione feudale dell'agricoltura e della manifattura, in una parola i rapporti feudali della proprietà, non corrisposero più alle forze produttive ormai sviluppate. Essi inceppavano la produzione invece di promuoverla. Si trasformarono in altrettante catene. Dovevano essere spezzate e furono spezzate.
Ad esse subentrò la libera concorrenza con la confacente costituzione sociale e politica, con il dominio economico e politico della classe dei borghesi.
Sotto i nostri occhi si svolge un moto analogo. I rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate. Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l'esistenza di tutta la società borghese.
Nelle crisi commerciali viene regolarmente distrutta non solo una parte dei prodotti ottenuti, ma addirittura gran parte delle forze produttive già create. Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in tutte le epoche precedenti sarebbe apparsa un assurdo: l'epidemia della sovrapproduzione. La società si trova all'improvviso ricondotta a uno stato di momentanea barbarie; sembra che una carestia, una guerra generale di sterminio le abbiano tagliato tutti i mezzi di sussistenza; l'industria, il commercio sembrano distrutti. E perché? Perché la società possiede troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive che sono a sua disposizione non servono più a promuovere la civiltà borghese e i rapporti borghesi di proprietà; anzi, sono divenute troppo potenti per quei rapporti e ne vengono ostacolate, e appena superano questo ostacolo mettono in disordine tutta la società borghese, mettono in pericolo l'esistenza della proprietà borghese. I rapporti borghesi sono divenuti troppo angusti per poter contenere la ricchezza da essi stessi prodotta. -Con quale mezzo la borghesia supera le crisi? Da un lato, con la distruzione coatta di una massa di forze produttive; dall'altro, con la conquista di nuovi mercati e con lo sfruttamento più intenso dei vecchi. Dunque, con quali mezzi? Mediante la preparazione di crisi più generali e più violente e la diminuzione dei mezzi per prevenire le crisi stesse.»

Dal 1848 a oggi sono trascorsi 164 anni. Eppure quanto più moderna, attuale e capace di penetrare la realtà delle cose è ancora tale lettura rispetto a quella che offrono coloro che si premurano nel dare istruzioni su come sia meglio predare il mondo. Per pochi.

Cazzo gliene ne frega a miliardi di esseri umani se poi il più capace, il migliore di questa banda di predatori autorizzati dalla favola della democrazia, dichiara al mondo intero che metà del suo patrimonio sarà devoluto in beneficenza e che ai figli non lascerà un cazzo, camminassero sulle loro gambe e imparassero a macinare ricchezza da soli. Cazzo gliene ne frega alla moltitudine se tale fortuna è fatta grazie alle magie della “previsione”, quando, parallelamente nel mondo, persino nel primo mondo qualcuno che, non ha previsto bene, salta giù dal quinto piano perché, non potendo pagare il mutuo, gli è arrivato lo sfratto e preferisce “volare” piuttosto che atterrare sulla merda capitalista?

Ok, ci avete dato la formula magica: 
«un investimento "vero" è uno che genera, almeno potenzialmente, una rendita. Per cui investire a lungo termine in azioni che pagano (o si prevede che pagheranno) dividendi è l'unico modo di essere investitori. »
Saggio consiglio, anche per chi ha da investire soltanto rabbia, giacché la rabbia, a lungo termine, sarà il dividendo che vi seppellirà.

sabato 20 ottobre 2012

Martelli che candeggiano

«Si e' sempre iniziato in questo modo a introdurre il totalitarismo in forma prima morbida poi sempre più soffocante man mano che gli anticorpi della società venivano indeboliti. Sempre con una scusa plausibile, il nemico esterno, i terroristi, gli speculatori. Si martella i cervelli fino al candeggio totale che si adotta una politica criminale contro la collettivita' e contro i singoli per il loro bene, in nome dei loro interessi collettivi. Nell'era dei burocrati al governo dipinti come tecnici, la scusa per instaurate il controllo sociale sugli individui è l'evasione fiscale su cui viene montato un lavaggio del cervello mediatico senza tregua. E i cervelli candeggiati dagli spot sull'evasore con la barba lunga e lo sguardo truce subito applaudono contente come le scimmiette ammaestrate.» Fabio Scacciavillani
Forse perché lavorano e vivono all'estero, alcuni collaboratori di NoiseFromAmerika usano tastiera americana* e, per tale ragione, sono costretti a scrivere gli accenti usando l'apostrofo: tipo «collettivita'» anziché «collettività»; o forse perché scrivono i post usando lo smartphone... boh, fa niente, sia concesso loro l'uso di tale brutta grafia. A me darebbe noia, ma è colpa della mia pedanteria.
Inoltre, sia concesso loro pure l'uso di similitudini icastiche volte a impressionare i lettori sul pericolo di presunte derive totalitarie dello Stato italiano nei confronti dei cittadini. Ok, fate pure, ma se fate, perdio, fate meglio, perché, innanzitutto, «i cervelli si martellano» (grammaticalmente), e poi, all'azione del martellare un soggetto dovrebbe corrisponderne uno spiattellamento dello stesso, e non un candeggio, cazzo, si candeggia con la candeggina, mica coi martelli. Esempio: se mi do una martellata sui coglioni, è più facile mi si sbianchi la faccia, che il pelo degli stessi.
Successivamente, anche scrivere «viene montato un lavaggio del cervello» che senso ha? Un lavaggio si effettua; di due si monta una lavatrice (o la si smonta), non un lavaggio. 
Comunque, il problema è che la similitudine è come un cavallo difficile da domare: se uno ci sale e non è esperto, alla fine, viene scosso, buttato in terra. Infatti, come fanno i cervelli prima martellati a diventarmi candeggiati? Grazia a quale processo? E ancora, come fanno i cervelli (maschile plurale) ad applaudire «contente come le scimmiette ammaestrate»? In questo momento, la similitudine è diventata un cavallo scosso che trascina al suolo il cavaliere maldestro che aveva tentato di domarla.

Ma a parte queste fisime linguistiche, a fallire è il senso del post in oggetto. Sì, è vero, non è bello, non è sano, non è liberale che lo Stato controlli ogni mio movimento telefonico, soprattutto se lo fa in sordina, senza pubblicizzare modalità e criteri di tale nuova intrusione nella vita privata delle persone.
Facciamo un esempio: se io telefonassi a una escort per contrattare una prestazione, cosa mi succederà, mi manderanno i finanzieri a casa per vedere se tale lavoratrice a nero mi avrà fatto lo scontrino? Ho usato escort non a caso, essendo, la prostituzione, un lavoro a nero per definizione. In buona sostanza: chi controlleranno Equitalia e la GdF, l'utilizzatore finale o chi fornisce la prestazione?
Una volta che i dati su cosa fai, cosa leggi, cosa compri, quanti soldi spendi, dove vai, con chi parli, saranno a disposizione del governo, della polizia, del pubblico ministero e delle autorità in generale (e ovviamente di chi li comprerà al mercato nero) senza che il cittadino (pardon, il suddito) nemmeno se ne renda conto (almeno in 1984 la gente sapeva di essere sotto osservazione costante attraverso il televisore) il passo per stabilire chi è buono e chi è cattivo e va rieducato è molto breve. Per i Befera di tutto il mondo e in tutti i periodi storici quando si ha un martello in mano tutto il resto ha l'aspetto di un chiodo. E voi che vi illudete di avere ancora una testa (persino pensante) vi accorgerete, tra non molto, che agli occhi di Equitalia si tratta di una ben misera capocchia.
E dài con questo martello che prima lavava i cervelli e adesso ritorna, finalmente, ad un più consono utilizzo! Insomma, se io telefono a una puttana o a un idraulico, Befera verrà a martellarmi la capocchia per vedere se tali professionisti mi hanno fatto la ricevuta? E se non me l'hanno fatta, come di solito accade, chi perseguirà, me che ho pagato a nero (e che non ho un cazzo di modo per evadere), o coloro che hanno guadagnato a nero? Discutiamone, a partire dal fatto che ogni violazione impropria della privacy dei cittadini dovrà essere punita, e chi ne sarà oggetto dovrà essere lautamente ricompensato dallo Stato. 

Infine: l'eventuale mercato nero delle intercettazioni a chi s'interesserà più facilmente? Cioè a dire: sono più interessanti le mie telefonate o quelle di Marrazzo? (Povero Marrazzo, fossi lui mi ricandiderei come presidente di regione, anche in Lombardia).

*Ogni nazione, meglio: ogni lingua ha un uso tastiera qwerty a sé, dove ad alcuni tasti corrispondono lettere e punteggiatura diversa. 

venerdì 27 aprile 2012

sabato 18 febbraio 2012

La nobiltà dei suini. L'ignominia degli umani

D'inverno, in campagna, col freddo intenso e le mani che gelano, si ammazzano spesso i maiali, li si eviscerano, li si sezionano, se ne fanno prosciutti e salami, salsicce e finocchione, rigatini e capacce, sambudelli e buristi, eccetera.

D'inverno, a Crans Montana o a Saint Moritz, col freddo intenso e le mani che gelano, non crepano punti maiali...

mercoledì 8 febbraio 2012

Bonifico XVI

*
Così, solo per segnalare* - casomai non si fosse capito - quanto bene vogliono all'Italia quelli d'Oltretevere.
Che cari che sono. Che zozzoni.
Domanda: per la Germania il Vaticano non è extracomunitario in quanto guidato da un cittadino di nazionalità tedesca?
Considerazione assolutoria: il denaro, per molti cristiani, è lo sterco del diavolo. Il Vaticano porta i soldi in Germania per il bene dell'Italia, così come i tedeschi portavano i rifiuti tossici in Italia (Campania, via Camorra) per il bene della Germania. Tout se tient.

*(via Astime.)

venerdì 3 febbraio 2012

Quota bene sennò t'affoghi

Esistono tante cose nel mondo che noi umani diamo per scontate: entrare in borsa, per esempio. Che lo faccia anche Facebook, quindi, sembra un evento naturale. Ora, considerato che Facebook è conosciuto pressoché da tutta la popolazione mondiale giovanile, credo sarebbe opportuno che qualcuno spieghi, a  una parte di essa incuriosita dalla faccenda, le ragioni per cui Marco Zucchenbergo, unico proprietario della suddetta società, si sia risolto a ciò.
Ch'egli lo faccia affinché molti investitori comprino quote di capitale per dare la possibilità a Facebook di espandersi ulteriormente, dimodoché - dipoi - tali azionisti possano passare all'incasso dei divedendi (in caso di “crescita”) oppure no - ecco... secondo me c'è dell'altro.
A me sembra, insomma, che questo modo di procedere del capitalismo sia diventato un atto di fede, e che gli umani possano e debbano trovare (escogitare) altri modi per produrre ricchezza e benessere. Soprattutto: per smetterla di votarsi a Wall Street nella stessa misura in cui, un tempo, i nostri avi si votavano ai vari dèi di vari Templi (anche se molti si recano nei Templi di varie fedi tutt'oggi, senza crederci troppo, beninteso).

martedì 31 gennaio 2012

Famigerate spallucce

Anni fa (sarà stato il 1993, piena Tangentopoli), più o meno in questo periodo dell'anno, ebbi la fortuna (!?) di viaggiare nella tratta Milano-Sion, sul Cisalpino, seduto di fronte a Gayla (credo con la y), una stupenda modella di Armani (così ella mi disse, che sfilava per lui). Bella era bella, era poi sola e, ma tu guarda il caso, avevo il posto prenotato proprio davanti a lei. Confrontai più volte il numero scritto nel mio biglietto con quello scritto sopra il sedile, per essere sicuro di non aver preso un abbaglio: nessun dubbio, quel sedile era mio e lei era davanti a me. 
Silenzio imbarazzato fino a Gallarate, furtivi sguardi reciproci (soprattutto i miei), nel tentativo elegante di imbastire un approccio (intanto controllavo più volte se puzzavo di sudore: avevo fatto una corsa bestia per non perdere quel treno. Il diretto che mi aveva portato in centrale da Firenze era un'ora in ritardo, solo due minuti per andare da un binario a un altro, che fiatone!). 
A Sesto Calende, dopo aver finito la lettura di un rotocalco, Gayla tirò fuori dalla sua borsa Morte a Venezia. Era il momento. Posai un attimo il Purgatorio di Sermonti (con la supervisione di Contini), tirai fuori dal mio zaino Tonio Kröger e le dissi, cercando di assumere un tono ironicamente cattedratico: «Suggerisco anche questo, dello stesso autore». 
Fu così che iniziammo a parlare di letteratura, di arte, dei miei inutili studi filosofici e del suo lavoro da modella. Dio, quant'era bella, la voce calma e suadente e, soprattutto, percepivo la sua benevolenza nell'ascoltare le mie fole letterarie ed esistenziali. La piacevole conversazione fu interrotta soltanto a Iselle, quando tre doganieri (due uomini e un pastore tedesco) entrarono nel vagone per dei controlli di routine. Arrivarono da me, da noi, quando il treno era nel pieno del tunnel (del Sempione). Avevo i capelli leggermente lunghi, uno zaino un po' sospetto e lo sguardo estasiato da cotanta bellezza. 
«Documenti», mi chiesero. A me e basta, naturalmente, non appena dissi che no, «purtroppo io e la signorina non viaggiamo insieme pur se viaggiamo insieme». 
Mi fecero aprire lo zaino e si concentrarono su una piccola borsetta dove tenevo rasoio-sapone-spazzolino-dentifricio e due barattolini di pillole, uno di echinacea e uno di rosa canina (ero fissato con la fitoterapia). 
«E queste cosa sono?», mi chiese uno dei due, quello più giovane. 
«Beh, c'è scritto mi pare», risposi con tono dimesso. 
«Non faccia lo spiritoso» e aprirono i piccoli barattoli e li fecero annusare al pastore che mi fece una faccia triste come di chi si giustificasse che non era sua la colpa. Di poi, il più anziano, prese il mio dentifricio alle erbe, svitò il tappo, e fece annusare anch'esso al cane, il quale - attratto si vede dal ricordo dei profumi selvatici di timo e ortica - lasciò una piccola goccia umida del suo naso proprio nella filettatura del tubetto e cominciò a sbavare. Un pastore nostalgico, insomma.
Mi lasciarono lì con lo zaino sottosopra senza nemmeno scusarsi del disturbo i due ligi doganieri, solo il  cane mi fece un cenno di saluto leccandomi una mano.
La conversazione con Gayla riprese senza ritrovare l'incanto di prima. A Sion poi lei scese; la madre, che stava aspettando ai piedi del binario, salì per aiutarla a scendere i bagagli. Era una madre dallo sguardo severo, altoborghese, sorpresa che la figlia parlasse con uno scalzacane come me. La stava aspettando per raggiungere il rifugio in quota, su a Crans Montana. Subodorai odore di muffa, nella madre intendo, e avrei voluto essere Robin Hood in quello stesso momento per centrare una freccia sul culo della signora, fasciato in una tuta doposci color fucsia. Ci eravamo scambiati gli indirizzi, io e la figlia, e ci scrivemmo, successivamente qualche cartolina. Ma niente di più. Non c'erano cellulari ancora, e internet venne poi. Chissà in quale parte di mondo sarà ora e se, in certe fredde sere, tra il lusco e il brusco, si ricorderà di me. Ne dubito.
Ma perché io, intanto, mi sono ricordato di lei e dell'episodio dei doganieri?
Per questo.
A fine 2011 almeno 11 miliardi sono stati esportati illegalmente all'estero. Sono tornati i famigerati spalloni: negli ultimi tre mesi dell'anno i sequestri di valuta ai valichi di frontiera sono aumentati di oltre il 50%. Le esportazioni di lingotti d'oro verso la Confederazione elvetica è cresciuta tra il 30 e il 40%. "Il flusso in uscita di capitali e di beni pregiati, dall'inizio di gennaio, è in aumento esponenziale", conferma Befera. Che avverte: "Alcune banche svizzere hanno cominciato ad affittare le cassette di sicurezza dei grandi alberghi, perché non sono in grado di esaudire l'abnorme quantità di richieste che hanno dai clienti italiani". 
I famigerati spalloni. Ché, forse, se all'epoca fossi stato uno di loro, la signora, madre della modella, mi avrebbe fatto gli occhi dolci e invitato a seguire al rifugio lei e la figlia?

venerdì 9 dicembre 2011

La verità vera

Aldo Cazzullo ha intervistato Cesare Geronzi.
Un uomo accusato di essere il terminale giudiziario di un gruppo di interessi privati. È così?
«Di un gruppo di interessi privati, e forse anche di qualche membro istituzionale».
Quale membro istituzionale? 
«La verità vera alla fine si affermerà. Confido che in appello le sentenze che mi riguardano saranno ribaltate. Dedicherò a tal fine un impegno incessante. Sarà il mio assillo quotidiano».

La «verità vera alla fine si affermerà» afferma Geronzi. Adesso, dunque, a suo dire, è una falsa verità quella che lo ha condannato, in primo grado, per bancarotta fraudolenta e usura.
...
Se avesse avuto una minima sensibilità poetica, Geronzi avrebbe anteposto l'aggettivo al sostantivo in modo da farlo rimare con il futuro semplice (terza persona singolare) del verbo affermare.
Ma un banchiere poeta è davvero difficile si dia. Di bancari quanto ne vuoi, ok. Chi vince concorsi a raffica scalando i vertici dell'establishment bancario italiano ha poco tempo da perdere con le rime. Con un cognome come il suo, poi, è anche bene evitare di farlo.

martedì 6 dicembre 2011

Il sangue delle rape

Due o tre considerazioni intorno alla parola sacrificio scaturite dalla lettura dell'articolo di Barbara Spinelli (su Repubblica di ieri), soprattutto concentrandomi su questo passo:
È significativo che il ministro si sia bloccato, domenica, su una precisa parola: sacrificio. La diciamo spesso, la pronunciano tanti politici, quasi non accorgendosi che il vocabolo non ha nulla di anodino ma è colmo di gravità, possiede una forza atavica e terribile, è il fondamento stesso delle civiltà: l'atto sacrificale può esser sanguinoso, nei miti o nelle tragedie greche, oppure quando la comunità s'incivilisce è il piccolo sacrificio di sé cui ciascuno consente per ottenere una convivenza solidale tra diversi. 
Il problema di fondo, forse il punto sul quale molti cadono quando fanno riferimento alla teoria del meccanismo vittimario di René Girard, è proprio questo: qualsiasi sacrificio per essere efficace come lo era nelle civiltà del passato, presuppone che non ci sia consapevolezza negli attori che prendono parte a tale meccanismo; ovvero che la comunità coinvolta in una crisi sacrificale di vario genere (tipo la peste a Tebe o la crisi economica in Italia o in Europa), passi quanto prima - e quasi miracolosamente - dal tutti contro tutti al tutti contro uno senza interrogarsi troppo sul perché di questo passaggio arbitrario. E il punto fondamentale affinché il sacrificio funzioni è che anche la vittima prenda parte a questo gioco senza ribellarsi, ma anzi essa sia disposta a riconoscersi colpevole responsabile dei crimini che hanno sconvolto la comunità e si lasci sacrificare tranquillamente.
È il caso di Edipo che accetta di buon grado la sua sorte per salvare Tebe dalla peste: egli si riconosce colpevole di parricidio e di incesto e, per questo, si autoacceca e si autoesilia.
Con la modernità le cose si fanno più complicate: quel guastafeste di Gesù Cristo (sia esistito o meno) - vero e proprio luddista della macchina sacrificale - ha inceppato il meccanismo intestardendosi fino in fondo sulla sua innocenza. Eppure anche lui era destinato ad avere successo come capro espiatorio perfetto. Caifa stesso ne prevedeva il destino con la famosa frase, apoteosi del politico: è meglio che muoia un uomo solo che perisca l'intera comunità.
La Spinelli è in errore, dunque, quando crede che, facendo piccoli sacrifici consapevoli, la comunità incivilita ritrovi l'armonia. E questo proprio perché i sacrifici consapevoli sono destinati all'insuccesso, in quanto non hanno quell'effetto farmacologico di espulsione dei veri responsabili della crisi. Soprattutto: ben pochi tra i sacrificati odierni accettano di buon grado, come Edipo, di mettersi le dita negli occhi e di fare mea culpa in quanto nessuno ha oggi, per quel che concerne i guasti del sistema economico, la vocazione al martirio. Spalmare sulla moltitudine la responsabilità della crisi, facendo credere che con un piccolo sacrificio di sé si possa, nuovamente, «ottenere una convivenza solidale tra diversi» è, ancora una volta, ricorrere al trascendente per risolvere problemi che sono meramente immanenti. La crisi attuale non è provocata da chissà quale dio malevolo, dal destino o perché la comunità nella quale viviamo deve espiare chissà quali peccati contronatura. La crisi economica è quanto di più umano ci possa essere; e rivolgersi a delle dinamiche sacrificali per risolverla è, ancora una volta di più, misconoscerla, mitizzarla, perché se tutti diventiamo colpevoli e meritevoli di sacrificio, non c'è più nessun colpevole, e il sacrificio non ha alcun valore.
Quindi, dato che ormai siamo persone civili che non portano più agnelli sacrificali umani in cima ai monti per offrirli a Dio, sarebbe logico e responsabile compiere un'operazione di giustizia nell'individuare le vere cause del disastro e trovare capri espiatori ben pasciuti, ricchi di sangue (leggi: denaro e capitali vari) e sgozzare (metaforicamente) quelli. Perché il sangue dalle rape ancora non c'è riuscito nessuno a ottenerlo. E le rape siamo noi.

A parte.
Segnalo la lettura preziosa che Federica Sgaggio ha dato anch'essa dell'articolo della Spinelli.