domenica 31 marzo 2024

Nato nella casa del pane

Sono nato nella casa del pane
perché il mio corpo potesse
essere mangiato
perché il mio corpo diventasse
il nutrimento
di ogni bambino che nasce
di ogni vecchio che muore
di voi tutti che vivete facendo
di tutto per non vedere
da dove viene quel pane
che sale dalla terra
perché è sceso dal cielo
e si è fatto uomo e fu crocifisso
per dare alla terra
la luce del cielo.

Se aveste potuto vedere
come ora vedete in perpetua finzione
la Terra dal cielo quel giorno
in cui il Figlio ritornò dal Padre
e si è unito per sempre alla Terra,
avreste veduto e creduto
in un batter di ciglia 
quando l'aura celeste avvolse
la Vita come la Madre Sofia avvolge
la notte con il suo manto le stelle.

Da quel giorno ogni passo 
ogni respiro ogni morso 
sono passi, respiri, morsi di luce:

“Il pane dal grano,
il grano dalla luce,
la luce dal volto di Dio
Il frutto della Terra 
viene dal tuo splendore
donando luce e amore
anche ai nostri cuori”.

venerdì 29 marzo 2024

Pensavo ai chiodi

Pensavo ai chiodi, a dove fossero finiti e ho scoperto solo oggi, colpevolmente proprio oggi, che essi sono in Italia: a Roma, a Milano e a Monza. Pensavo ai chiodi, a chi li avesse fatti, con quali stampi, e come, e con quale fuoco avesse fuso il ferro; e questo, da quale miniera estratto, con la stessa fatica di sempre. Pensavo ai chiodi pronti, insieme ad altri, prescelti per essere ficcati dentro ai palmi e sui dorsi dei piedi. E pure al martello, pensavo, a quanta forza occorse per bucarli, i palmi e i dorsi, quanti colpi servirono per conficcarli, i chiodi, finché la punta d'essi, trapassando la carne, non s'infisse dentro il legno della croce, per tenere il corpo fermo, dai fori dei chiodi sanguinante. E pensavo al sangue che dipoi scorreva dalla croce, ai rivoli che, lenti, sono scesi fino a toccare terra, tutti giù per terra. E pensavo alla Terra, che non aspettava il corpo e il sangue di un altro martire innocente, come tanti, come troppi; ma aspettava il pane e il vino del Figlio dell'Uomo per ricevere, lei Mater-ia per prima, la Prima Comunione, per essere in comunicazione permanente e perpetua con il Corpo e con il Sangue dell'Agnello di Dio che toglie tutti i peccati del mondo.

Perché la Terra aveva fame e sete di essere risanata da tutto il dolore che homo sapiens provoca a tutte le creature, se medesimo compreso. La Madre Terra e noi creature.

«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati». 

venerdì 22 marzo 2024

Non sui tetti di Gaza

L'episodio straordinario della nascita dei cuccioli sul tetto¹

« A ben pensarci il mondo aveva l'aria di essere un luogo strano e terrificante. A volte per
evitare di pensarci Gershon si rifugiava sul tetto del suo caseggiato. Lassù sulla carta
catramata sbreccata e maleodorante, si sedeva addossato al muro di mattoni della tromba
delle scale, e levava agli occhi al cielo sopra i tetti vicini. Una sera vide il vasto cielo
stellato e limpido come mai prima di allora. Era una fresca notte estiva e, mentre se ne
stava seduto, udì un flebile guaito, dei rumori nell'oscurità. In un angolo del tetto, accanto
a un intrico di tubi, vide una cagna che stava dando alla luce i cuccioli. Vide i cuccioli
uscire, ascoltò i deboli uggiolii della cagna, la vide aprire e leccare via le placente, ripulire
i cuccioli, spingerli di lato, sdraiarsi e aspettare il successivo. Prima di allora non aveva
mai visto l'inizio della vita. Conosceva il linguaggio di strada aveva letto i libri
pornografici che circolavano nel cortile della scuola, ma la nascita di quei cuccioli lo
commosse stranamente. Li vide emergere dall'organo di cui lui e i suoi compagni parlavano
in strada, ridacchiando. Ma lì, sul tetto, la cagna e il suo corpo parevano colmi di una
singolare radiosità. Davanti ai suoi occhi veniva creata la vita. Gershon tremava, esultava,
voleva gridare di gioia e piangere e rimase assolutamente immobile. Allungò una mano per
sfiorare uno dei cuccioli appena nati, ma la cagna sollevò la testa e scoprì i denti. In alto il
cielo stellato pareva volergli cadere addosso. Si sentì inghiottire nella vita di cielo e terra,
nel mistero della creazione, nel dolore e nell'infinita gloria di quell'unico momento. 
Voleva stringere a sé la cagna, accarezzarla, accarezzare qualcosa. Invece sollevò il braccio e sfiorò
il cielo con la mano e sulle dita sentì il tocco vellutato, squisitamente fresco e asciutto della
volta stellata. Pianse un po' e rabbrividì nel freddo della notte. Alla fine si disse che era
ora di scendere, che sua zia si sarebbe preoccupata per la sua assenza.

Risalì il mattino dopo. Niente cagna, niente cuccioli, nessun segno che la vita fosse
nata su quel tetto umido e puzzolente. Si domandò se l'avesse sognato. Chiese agli
inquilini del palazzo. Nessuno sapeva niente di un cane sul tetto. Un mistero.
Ma non dimenticò la sensazione di timore reverenziale provata sul tetto quella notte e la
carezza di cielo e stelle. Che incontro! Non avrebbe mai scordato quel momento. Sperava
di riviverlo un giorno. Sapeva che lo avrebbe trasformato oltre ogni dire se si fosse
ripetuto. Allora cominciò ad attenderlo. » 
_______________
¹ Chaim Potok, Il libro delle luci, 1981, edizione italiana Garzanti 2004 (pag. 16)

giovedì 21 marzo 2024

Primavera vanderleiana

Che bel cielo azzurro stamani, ahimè macchiato dalle diagonali delle scie di due aerei di chissà che linea; linee che, nel volgere di pochi minuti, rette qual sono, non si vanificano, ma persistono, biancastre e si trasformano in tante pecorelle senza ovile alla ricerca di un improbabile pastore alato... E mi chiedo: ma se anche i tubi di scappamento della mia piccola Renault turbodiesel euro 5 producessero simili scarichi la signora Ursula mi avrebbe già internato?

lunedì 18 marzo 2024

Caccia i talenti

 


Ho chiamato l'antibracconaggio. Mi hanno risposto che si attiveranno perché i talenti hanno lo stesso diritto di essere protetti quanto gli upupa (anche se sono meno bellini, soprattutto quelli che credono di esserlo e si fanno i selfi sui socialmedi).
Ho pure suggerito, alle guardie venatorie, di prendere le impronte alle aziende, non è che debbano prenderle soltanto a noi comuni mortali nei comuni italiani per rinnovare la carta d'ignobiltà digitale. 
«Si disinfetti i polpastrelli degli indici e prema qui», mi disse un mese fa l'Ufficiale dell'Anagrafe e io non credevo di essere un ricercato.
Che peccato restituire la carta di carta scaduta, ancorché sbrindellata e lacerata, compagna di un decennio in cui, se ci ripenso, tante cose sono occorse, tra queste le corse e altre amenità, compassioni e disperazioni, ma tutto va bene, in attesa dell'azione primaverile del grande maestro Raffaele Arcangelo, il guaritore.

domenica 17 marzo 2024

Sicilia amore mio

Le mani di Sciascia, gli occhiali di Bufalino, le giacche e le cravatte, i libri.

https://www.raiplay.it/video/2019/10/Bufalino-una-civile-inquietudine---Bufalino-e-Sciascia-Sicilia-amore-mio-8ef50b02-a388-4716-9007-6e0c6981fcaf.html 

martedì 12 marzo 2024

Il dominio in scadenza


Non ho capito (o faccio finta di non capire). Non è che m'importi granché capire, forse. Spero che il dominio gratuito ritorni in automatico (lucamassaro.blogspot.com) altrimenti pace. E bene.

È che io non ho mai comprato workspace, ho sempre pagato un dieci dollari annui per l'alterlucas e ora non ho più voglia di continuare a pagarli.

Ah, comunque ho fatto il backup.


giovedì 7 marzo 2024

Sette marzo, mattina

Sette marzo, mattina.
Sul prato la brina caduta
è un distillato di stelle.
Una margheritina gelata
è rimasta addormentata
come una statua di sale
e aspetta che il Sole apra
la tenda di nubi 
a forma di capra
che belano silenti
al gregge che ha perduta
l’anima sugli youtubi.

Qualcuno mi aiuti
a trovare una direzione
dove ficcare il pensare
tenercelo buono
a manducare la percezione
di un tarassaco 
o di un cardo mariano
o per sbrogliare la matassa
che infrena l’essere umano.