martedì 29 marzo 2022

Che cos'è la servitù

Per quanto non serva a nulla scrivere, scrivere deve servire a nulla. Soprattutto questo che non serve, non è servitore, non ha un padrone, nel senso che non è uno scrivere al servizio di Chicche e Sia. Beninteso, non perché non possa diventarlo: se, per esempio, il ministero della propaganda mi offrisse, a stretto giro di posta, degli emolumenti via paipalle, farei come quelli del Il Manifesto e scriverei credendo che scrivere serva a qualcosa, al governo per l'appunto, e infatti. E ho detto apposta Il Manifesto, “quotidiano comunista” che, nel sito online, a metà scorrimento, in bella posa, riporta i dati di oggi rilasciati dal governo. I dati di che? S'intuisce ma non si dice: sparito il soggetto, restano le cifre, i + e la %

È o non è servitù questa? Non ditemi che è servizio pubblico perché vi strappo dodicimilaottocentoventidue peli pubici.

Scrivere non serve a niente, non serve niente, se non a dare dati, con le dita, plurale di dito: il mignolo per le orecchie, il pollice per la bocca e il medio non lo so.

sabato 26 marzo 2022

Rimettete una S in fondo al PD

In un muro paesano sul quale, di solito, sono affissi annunci funebri, stamattina ho visto incollato questo manifesto:



e ho pensato al Fattore Sigma che calcola la percentuale di stupidi presenti in un sistema sociale. 
Secondo il professor Carlo M. Cipolla, che lo ha analizzato e definito, esso è «una delle più potenti e oscure forze che impediscono la crescita del benessere e della felicità umana». Egli distingueva anche, a questo proposito, la differenza tra banditi e stupidi. Se i primi arrecano danno alla società, per trarre essi stessi beneficio dalle loro malefatte, gli stupidi, invece, causano danni agli altri senza, al contempo, realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita. 
Nel caso della stupidità del Partito Democratico (ma anche degli altri partiti che assicurano la maggioranza al governo Draghi), il problema è che le perdite le fanno subire all'Italia e ai disgraziati cittadini che la abitano. 

Altro caso di stupidità in cui mi sono imbattuto:


O Regina della Pace, abbi pietà di noi.

mercoledì 23 marzo 2022

Uniformati in uniforme

«Il popolo inglese ritiene di esser libero: si sbaglia di molto; lo è soltanto durante l'elezione dei membri del parlamento. Appena questi sono eletti, esso è schiavo, non è nulla». 
Jean Jacques Rousseau

Ai tempi del berlusconismo, se pur di cartapesta, esisteva un blocco politico e culturale che vi si opponeva e dava l'impressione - a chi soffriva di Berlusconi il regime - di avere a disposizione, in qualche modo, una sorta di spazio in cui trovare e, per alcuni, esercitare la critica e che questa avesse legittimità e visibilità pubblica (mediatica) e in patria e all'estero (con una punta di commiserazione, perché il fenomeno Berlusconi poteva accadere solo nel nostro “disgraziato” paese). Il culmine fu la vicenda Ruby e l'avallo parlamentare che la giovine fosse la nipote di Mubarak. Dopodiché, da Monti a Draghi - pur avendo rinnovato (!) il Parlamento per ben due volte -, non si è più avuta una netta separazione tra le parti, tutto si è andato amalgamando e uniformando, a livello politico e culturale, e anche la cosa chiamata movimento di corpo cinque stelle, ad altro non è servita che a far convogliare in un contenitore-trappola quel malcontento nei confronti dei cosiddetti partiti tradizionali, per farlo fermentare e digerire dal potere e renderlo innocuo come uno stronzo che cade e fa plof dentro la tazza del cesso (attenti allo schizzo di ritorno). 

Adesso è sparita persino la cartapesta: è tutto livellato, a parte qualche ininfluente escrescenza di alcuni che in vario modo, e con scarsi risultati, tentano di opporsi. Non esiste più un giornale-partito, non esiste per la verità nemmeno un partito: là dentro i luoghi del potere si è tutto uniformato, informati come sono dalle medesime esigenze di sopravvivenza, indifferenti alla diversità di opinioni e al fatto che non rappresentano il popolo, ma se stessi e gli interessi della classe sociale dominante che non finge più di dividersi in fazioni e colori, tutto è mascherato, tutto è diventato effeffe P2.
Anche sul piano artistico: ci sono comici, satirici che sbeffeggiano il re e i principini di turno? C'è un Nanni Moretti che porta a Cannes il Caimano? No, non c'è. Nessuno osa dire qualcosa che vada contro lo schifo attuale. I signorini e le bellefiche digeriscono tutto: che stomaco che hanno. O non ce l'hanno: ingoiano e cagano direttamente i loro sorrisi in tv.

domenica 20 marzo 2022

Equinozio di primavera

Avevo tra le mani qualche cosa
non sapevo riconoscere cos'era
giravo e rigiravo quella cosa
e non sapevo che fosse primavera

È spuntata così tra le mie dita
come sole tra nuvole improvviso
che taglia le ombre - e una ferita
accarezzava di luce tutto il viso

Ho chiuso gli occhi e immagini confuse
scorrevano veloci nella mente
ma non riuscivo a dare al film un senso

Allora ho respirato in modo intenso
per godere quel momento pienamente
e coi profumi che portava il vento 
                                             [sentirmi niente.

giovedì 17 marzo 2022

Zia non è nazi

Senza entrare nello specifico del perché alla famiglia Agnelli (al gruppo GEDI, alla fcsalcazzoche) convenga imporre una linea editoriale che criminalizza Putin e fomenta l'interventismo americano, a margine vorrei chiedere se vi ricordate l'attuale direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, quand'era corrispondente de La Stampa (e frequente ospite dei tg e talk show) da N.Y o da Tel Aviv ai tempi della Seconda Guerra del Golfo. Io me lo ricordo molto bene, con quella dizione da Panda turbodiesel in rodaggio, senza collo incarognito a esaltare le sagge strategie militari americane, a giustificarne l'intervento perché Saddam aveva il gas nervino, a gongolare insieme a tutti i foglianti (giornalisti de Il Foglio) che, da bravi atei devoti, tifavano la crociata di san Bush. Io me lo ricordo così bene che capisco anche il perché del suo curriculum.  Il problema è che, in questa contingenza di mercato editoriale drogato dai finanziamenti governativi, non conta un cazzo se Repubblica (come gli altri quotidiani) vendano poche migliaia di copie, rispetto alla tiratura di venti anni fa. Se ne fregano.
Se ne fregano se hanno ridotto il giornale che fu di Scalfari (finché fu Scalfari), Sandro Viola, Mario Pirani, il Pansa della prima ora, Giorgio Bocca, Bernardo Valli eccetera a un giornale così schifoso.
Il problema, secondo me, è capire come i media tradizionali, sebbene abbiano un calo, non solo di credibilità, ma anche e soprattutto di lettori e spettatori, abbiano ancora una così alta capacità di condizionamento dell'opinione pubblica. Come fa, per esempio, un Mentana a convincere un impiegato del catasto, un collaboratore scolastico, un imprenditore del cuoio, la casalinga di Busto Arsizio e un disoccupato di Canicattì?
Lo so, sono un ingenuo che misura con un metro sbagliato, un metal detector da "puzzetta sotto il naso" che, ahimè, riconosce il fiato di benzene lontanamente (fosse merda, non sarebbe un problema). I memi del potere hanno una incalcolabile capacità di rimbalzo nella mente del popolo. Sono sufficienti ballerine e ballerini de La 7, con monotone piroette, a informare le menti che desiderano essere infornate e cotte senza troppi sforzi e ragionamenti in più. 

lunedì 14 marzo 2022

Esame finale

Mi è giunta voce che stamani qualcuno si è buttato sotto al treno e che questo abbia provocato forti ritardi al traffico ferroviario della linea locale. Non mi è giunta voce di alcun passeggero, visibilmente irritato dei disagi provocati dal blocco dei treni e dai conseguenti ritardi, che si sia per un attimo preoccupato per chi si è fatto arrotare e perché, se avesse un nome, un indirizzo, una tessera sanitaria, un certificato verde anti covì. 
E chissà se, da qualche parte, quella persona che si è fatta arrotare dal treno - un treno merci di quelli che passano veloci dentro le stazioni senza fermarsi - avrà lasciato un biglietto con delle spiegazioni e qualche saluto, magari pure delle disposizioni per il suo corpo sfracellato, raccattato chissà come dagli addetti al recupero salme sfracellate dai treni. Chissà se le Ferrovie dello Stato hanno un reparto apposta ai recuperi di brandelli umani dispersi lungo le vie ferroviarie; e, se sì, se per entrare a occupare quei posti, gli addetti abbiano dovuto seguire il corso di specializzazione, su base semestrale, dal titolo: “Il recupero dei corpi umani arrotati dai treni: dalla scomposizione alla ricomposizione del cadavere”.  Mi pare sia tenuto alla Bicocca e alla Luiss. 
Povera persona che si è buttata sotto al treno stamani, chissà con quali pensieri nel cuore, con quale digestione di quale ultimo pasto, quale sapore in bocca e quali suoni nelle orecchie abbia avuto, quali profumi e quali carezze si sono orchestrati nella sua mente per offrirgli gli ultimi scampoli di vita. E poi il treno è passato sopra il suo corpo e lui, o lei, un attimo dopo non c'era più. 
C'è rimasto quel corpo completamente disfatto e i ritardi dei treni e gli umori della gente incazzata ché faceva tardi al lavoro, a scuola o era pronta per partire e fare una gita a cento giorni dagli esami di maturità. Chissà se lui, o lei, aveva fatto la maturità. O se era questo il suo esame finale.

I piatti tremano

Venerdì sera, più o meno verso le 20, mentre cenavo con la mia famiglia, per un attimo i piatti sono tremati al passaggio di un aereo a bassa quota. Non so dire se fosse un aereo militare e se esso trasportasse armi in Ucraina. Ma se così fosse, non esito a definire pazzo e criminale chi, nel governo, ha dato l'ordine di farlo decollare. Pazzi e criminali che sanno dove ci stanno portando.


sabato 12 marzo 2022

Economia di guera

Cari compatrioti, 

provate un attimo a pensare (lo so, anche un attimo è tanto): se invece di affannarci ad assaltare i supermercati, andassimo al municipio - ognuno nel proprio comune di appartenenza - a bussare all'ufficio del rappresentante locale delle istituzioni, a chiedere al primo cittadino, democraticamente eletto, che chiami d'urgenza il prefetto, rappresentante ufficiale del governo per ogni provincia, sì che tutti i prefetti delle province ricevessero dai sindaci italiani un messaggio da riportare al capo del governo, questo: «Noi cittadini italiani non ci vogliamo abituare a un'economia di guerra perché non vogliamo e non possiamo entrare in guerra (art. 11 della Costituzione); a tu, Draghi Mario, che invece vuoi abituarti all'economia di guerra e vorresti imporla alla nazione diciamo: ingoia una bomba a mano».

giovedì 10 marzo 2022

Strappo alla regola

La verità è come il sangue:
ci permette di vivere,
ma non dovrebbe mai venire alla luce.

Valerio Magrelli, “Un'eccezione alla regola”, in Exfanzia, Einaudi 2022

Se potessi avere una possibilità, anche minima, di potermi avvicinare alle facce di chi comanda, mi farei crescere le unghie, perché non sogno pugni o schiaffi, o fucili a pompa, no: il mio è più un desiderio di oltrepassare la barriera di cerone per mostrare al pubblico che, sotto quella pelle tirata a lucido, non c'è sangue, non c'è luce, non c'è verità.

lunedì 7 marzo 2022

Quanti pollici

«Mi sono stufato»,
disse uscito dal forno
mistificatorio della televisione
dove il cerone
non camuffa 
le dichiarazioni porno
dei parlanti che
tra una falsità e l'altra
devono dare spazio
alla pubblicità.

Allora la prese di petto
come fossero poppe rifatte
come i sedani ma meno buone
e, dopo averne afferrato
i pollici con i pollici,
la condusse sul ciglio del monte
e la gettò giù dal precipizio
proprio mentre passava
una ruota di scorta
di un suzuki euro tre.

Tornò a casa e sentì un vuoto:
lo riempì con quello che c'era
in frigo: un limone strizzato
una crosta di parmigiano
due carote senza prepuzio
e finse che tutto fosse finito
tutto fosse andato bene
ritornato al suo posto
tutto, tranne quel buco alla parete
dove si fingeva la vita.

E restò a fissare quel buco
e dentro ci respirò contando
i secondi, quattro per l'inspirazione
e sei per l'espirazione
e, in quei due secondi di vuoto,
decifrò il mito della caverna
si disse coglione
si toccò l'altro
eruppe e cantò
nel blu dipinto di blu,



mercoledì 2 marzo 2022

Laudate omnes gentes

L'unica cosa che penso 
non è unica, non ha un senso
unico, ne ha tanti, tanti
quanti sono i lumi 
dei misteri gaudiosi
in cui si contempla
l'annuncio che le anime
saranno salve, saranno
salutate a salve dai cannoni,
dai boati a vuoto, dai rintocchi
di campane a morto, da voci
tonanti e intonate che cantano
laudate Dominum.

Lasciate la terra in pace, uomini:
non sputate i vostri catarri armati,
non siate spietati, abbiate pietà:
date al vento la colpa,
il vento alle nuvole,
le nuvole alle pioggia,
la pioggia ai fiumi e ai mari
e così via: ché la colpa trasmuti
da una verginità a un'altra
e non sia ipostatizzata
come Iddio che vi guarda
e scuote la testa, sconsolato
come un padre qualunque
quando s'accorge che ha generato
una testa di cazzo.

martedì 1 marzo 2022

Agonie inutili

Non sto bene, anche se sto bene, tutto sommato; non patisco la fame, o le bombe; al momento neanche farmaci in corpo che non vorrei assumere per la patria, nemmeno le bombe vorrei per quello, purtuttavia, il Drago che ci governa impone certe cose che mi aggrinzano lo stomaco, aggravano la respirazione, e stringo i denti come quando sfrego le unghie contro l'ardesia della lavagna.
I miei genitori, miei ultimi testimoni del tempo dell'ultima guerra, sono morti e mi sento tanto orfano, sebbene sia io stesso, a mia volta, genitore. Quando, da giovane, vivevo alla televisione gli accadimenti bellici, mi sentivo in un certo senso meno insicuro, forse perché loro la guerra l'avevano vissuta. Così come l'aveva vissuta, almeno nei ricordi, chi allora ci governava. Adesso sono tutti ominicchi senza memoria, senza un minimo di senso dello Stato svincolato - anche solo per cinque minuti - dalla sua condizione di Cliente del Grande Impero.
Più che altro mi sento incapace di rappresentare la figura di qualcuno che sappia almeno trovare un appiglio, una giustificazione, una scusa per quello che sta accadendo. Forse l'unica maniera seria con la quale potrei dimostrare concretamente quello che penso, sarebbe avere per un attimo l'opportunità di prendere per il collo i becchi d'oca del governo che vanno in parlamento a conferire perché l'articolo undici della costituzione non conta una sega, tanto quanto non contano gli altri, non conta un cazzo di nulla, e chi comanda fa quello che cazzo gli pare. Oh, quanto vi vorrei sbranare...
Che agonia! Ma forse è meglio così: data l'insignificanza fottuta di essere umani, provo ad aspettare Godot a modo mio, concentrandomi pochi minuti al giorno sul filo del respiro, l'atto esistenziale primario, quello che ci inaugura al mondo, con un pianto e un lamento e la richiesta di un seno o un rifugio (non anti-atomico: quelli sono già tutti occupati) al quale ci si attacca per essere nutriti e consolati foss'anche solo per un po'. 
«Voilà l'homme tout entier, s'en prenant à sa chaussure alors que c'est son pied le coupable». 
Sameul Beckett, En attendent Godot