lunedì 30 agosto 2021

Ad ascoltarli er’io del tutto fisso

Stavo computando, allorquando un dito ha preso la via maestra e si è sottoposto all'attenzione dello schermo ergendosi, come una lancia, per significare massimo sdegno nei confronti dei tanti pixel che andavano a formare una testadicazzo vagante che partecipava a un dibattito sulla necessità di utilizzare il certificato verde per lavorare. Lo guardavo, il dito, e mi dispiacevo di avergli poco prima tagliato e limato l'unghia, che cominciava a esser lunga, anche troppo, non sono mica un pizzicagnolo o un chitarrista; ebbene, se l'unghia fosse stata lunga - riflettevo - essa avrebbe, in questo caso, aumentato la significazione di sdegno perché sarebbe stata essa per prima a graffiare dentro il luogo ove si suppone il dito avrebbe desiderato allocarsi, alla maniera d'indagine urologica, senza la barriere confortevoli di lattice e senza l'ausilio di unguenti atti a rendere meno sgradevole l'introduzione e lo spingimento.
«Povero dito, però», pensavo, allo stesso tempo. «Perché fargli fare un lavoro così sporco? Non sarebbe più d'uopo un querciolo nodoso, con tutta la corteccia ruvida, magari un po' ammuffita? Sì, ne convegno. Andrò a procurarmelo, il querciolo». 
E così ho spento lo schermo e mi sono addentrato nel bosco. Il terreno è ricoperto da un leggero strato di foglie e si inizia persino a sentire un primo, tenue odore di funghi. I neuroni qui non hanno a che fare con i pixel e i bit. Ho raccolto un ramo divelto dal vento ma, dato che in quest'angolo analogico testedicazzo non ci sono, anziché tonfare un albero, l'ho rilasciato a terra, ho cercato di mettere in moto il diaframma per un ciclo di venti respirazioni, ed eccomi qua, tutto rosso come Dante, allorquando Virgilio lo rimproverò di essersi attardato a guardare due falsari che si azzuffavano e insultavano senza tregua. 
Sinceramente, mi sono rotto i coglioni di questo Inferno, di questi falsari al potere. Proverò a camminare nel bosco di più, ma Virgilio, fa' presto, fa' presto, su.

sabato 28 agosto 2021

Regardez le monde

 « LE CLIENT - Dieu a fait le monde en six jours, et vous, vous n'êtes pas foutu de me faire un pantalon en six mois.
LE TAILLEUR - Mais, Monsieur, regardez le monde, et regardez votre pantalon. »

Samuel Beckett, Le Monde et le Pantalon, (1945), Les Éditions de Minuit, 1989


Il problema del traffico

Ho un chiodo fisso: avete delle tenaglie per estrarlo? 

***
Mi dicevano gli apicoltori di zona che, quest'anno, in primavera, hanno dovuto governare le loro bestiole con della melassa di acqua e zucchero perché intorno esse non trovavano di che mangiare: una gelata inconsueta ha "bruciato" tutte le piante da frutto - e infatti quest'anno non ho colto alcuna ciliegia o susina dagli alberi qui intorno casa. I fichi cadono tutti a terra prima di diventare maturi. Le mele hanno un buon verme dentro. Lamponi e more sono stati beccati dai merli e dai passeriformi. Oggi piove. 

***
Non è più possibile ragionare tranquillamente con chi la pensa diversamente da te: o si fa finta di niente, o ci si scanna. Da un punto di vista dialettico, per chi ha il coltello dalla parte del manico, è molto più facile far finta di niente o scannare. Io, spesso, apro la bocca da solo, immobile, in un urlo soffocato simile a quello di Papa Innocenzo X di Bacon. La voglia di far male a certuni è tanta, ma è solo un pio desiderio, quello di prendere certuni per la collottola e strusciargli la faccia sull'asfalto; non dovrei fargli male, tanto hanno i dispositivi di protezione, più che altro servirebbe a me per sbloccare quest'urlo sul volto, per liberare i polsi legati sui braccioli.

***
Se fai credere di aver dato una patente, chi l'ha ottenuta è smanioso di guidare.





mercoledì 25 agosto 2021

Si tratta della nostra felicità

«Quante cose non accadono in questo mondo! E poiché lei, signor K., mi parla con tanta confidenza le voglio confessare che sono stata un po' a origliare dietro la porta e anche i due custodi mi hanno detto qualche cosa. Si tratta della sua felicità e questa mi sta veramente a cuore, forse più di quanto mi spetti, dato che sono soltanto l'affittacamere. Ebbene, qualcosa dunque ho sentito, ma non posso dire che fosse particolarmente grave. No, no. Lei è in arresto, questo sì, ma non come si arresta un ladro. Quando uno è arrestato per furto la faccenda è grave, questo arresto invece... A me sembra come una cosa da eruditi, mi scusi se dico una sciocchezza, mi pare una cosa da eruditi che io non comprendo, che però non è neanche necessario comprendere.»

Franz Kafka, Il processo, [parla la signora Grubach, a proposito del confinamento, degli isolamenti fiduciari, del coprifuoco, delle zone colorate e del lasciapassare verde]

lunedì 23 agosto 2021

Scrivere sulla sabbia

Sto scrivendo sulla sabbia segni senza senso ed ecco che un piede scalzo di un pingue signore mette un punto esclamativo in fondo a una riga. «Bravo!», mi dice, «questo sì ch'è un argomentare». Con una mano, giro la visiera del berretto di centottanta gradi, dalla nuca verso la fronte, per alzare gli occhi verso il signore pingue e non farmi abbagliare dal sole di metà pomeriggio. «Non sto argomentando, affatto», rispondo. «Scrivo a caso, un po' come colui - chissà chi, forse nessuno - che ha disposto le costellazioni, coi vari corpi celesti che le compongono. C'è un senso? C'è una ragione di tanto spreco di materia e di tanto vuoto intorno a essa?». Il signore pingue, spalle al sole, alza lo sguardo alla lavagna azzurra del cielo. «Cerchi un senso?», mi domanda. «No, non ho il compasso». E mentre il signore pingue se ne va, perplesso, chiedendo prima a Siri e poi a Gogol la corrispondenza tra senso e compasso, scrivo questo racconto senza senso sulla sabbia, come fosse un decreto, o un parere tecnico, ma senza essere stronzo nel profondo come quelli là.


venerdì 20 agosto 2021

Le scogliere del dovere

Se fossi abbastanza grande, libero, maturo, responsabile, irreprensibile, encomiabile, pregiatissimo, illustre, onorevole, esimio, egregio, distinto, autorevole, apprezzato, valoroso, coraggioso, notevole, forte, sapiente, ardito, temerario e intrepido; insomma, se non fossi un roseau pensant, sarei abbastanza stronzo da mandare a fare in culo, per omnia saecula saeculorum, tutti coloro che, dall'alto del loro trono, mi ricordano con insistenza che cosa sia il dovere.

L’homme n’est qu’un roseau, le plus faible de la nature; mais c’est un roseau pensant. Il ne faut pas que l’univers entier s’arme pour l’écraser : une vapeur, une goutte d’eau suffit pour le tuer. Mais quand l’univers l’écraserait, l’homme serait encore plus noble que ce qui le tue, parce qu’il sait qu’il meurt, et l’avantage que l’univers a sur lui, l’univers n’en sait rien”.

 

mercoledì 18 agosto 2021

lunedì 16 agosto 2021

Telekabul

Con tutti i paesi che hanno abbandonato al loro destino dopo la guerra, l'unico (o uno dei pochi) in cui gli americani si ostinano a restare e mantenere le proprie basi militari è l'Italia. Perché ci vogliono così bene, perché?

domenica 15 agosto 2021

Ripartenze

Mio padre fu preso dai tedeschi nell'agosto del 1943, in una frazione di un borgo toscano. Aveva sedici anni, ma era alto e non ci furono storie: fu considerato “abile” per essere deportato a prestare servizio in un campo lavoro della Siemens, nei pressi di Berlino. D’altra parte gli uomini tedeschi erano tutti in guerra e qualcuno doveva pur lavorare al posto loro. Mio padre rammentava sì le tribolazioni e i patimenti, ma – forse perché non era in un campo destinato allo sterminio razziale, forse perché era giovane e aveva intorno a sé un mondo di adulti che in qualche modo lo prese in simpatia, forse perché il lavoro gli occupava la mente (aveva metà giornata libera alla domenica e persino una paghetta per comprarsi da mangiare qualcosa in più della solita zuppa di crauti e kartoffeln) -, quando raccontava in famiglia la sua avventura, lo faceva sempre in maniera incantata, come se avesse vissuto più un sogno che un incubo. In particolare, quando, in modo dettagliato, rammentava le notti dei bombardamenti su Berlino, con lui e gli altri deportati sdraiati per terra a pancia in su, in quella involontaria posizione che lo yoga chiama savasana, più che il terrore e la paura di morire, lui ricordava lo spettacolo dei fuochi d’artificio, la meraviglia dei bengala, il sibilo continuo delle bombe che piombavano sopra la città e su di essa si schiantavano in un boato che faceva tremare tutta la terra, loro compresi.

E poi i russi che, il 9 maggio del 1945, entrarono nel campo, liberarono i prigionieri e dissero loro di tornare a casa. E a casa ci tornò, due mesi dopo, attraversando un’Europa di miseria, di macerie e di primavera che desiderava esserlo.

Quando poi la consuetudine familiare, gli amici e la vita di paese ripresero nell’Italia che, di lì a poco, divenne repubblicana, a chi gli chiedeva come avesse fatto a ripartire lui rispondeva: «Ripartire? E perché? Io non mi sono mai fermato».

Roma o Kabul

 I talebani: li avrei presi volentieri anche a Roma

sabato 14 agosto 2021

Su una strada di campagna

C'è stato un momento, durante il giorno, in cui abbiamo 
creduto possibile spegnere la luce, mettersi a sognare al sole,
sdraiati sulla banchina erbosa di una strada di campagna
con poca circolazione e molti viavai aerei di passeriformi 
ghiandaie, colombi e insetti vari che, di solito,
non si fidano dei nostri respiri. Abbiamo divagato

cercando di allineare i diversi orizzonti in modo
da formare due rette parallele coi nostri occhi in mezzo
facendoli rimbalzare sulle linee sino all'infinito: 
un infinito per finta, immaginato durante il momento
del giorno in cui abbiamo sentito dentro noi, senza 
che nessuno la pronunciasse, la parola amore

percorrere i nostri corpi alla maniera di formiche,
le stesse che adesso ci solleticano anche troppo
e ci costringono ad alzarsi, darsi una scossa ai vestiti
risalire in auto e ripartire in silenzio come se niente
fosse accaduto se non nei nostri sogni da sdraiati
su una banchina erbosa di una strada di campagna.

venerdì 13 agosto 2021

Numeri cinesi

Sono abbonato alla Rivista n+1 (quattro numeri all'anno) e alla newsletter che, ogni tanto, arriva via mail. Da quella arrivata oggi, estraggo un paragrafo ove s'illustra una realtà che la politica e i media nostrani tengono piuttosto in ombra, presi come sono da altre vicende educative su come usare soldi che forse pioveranno dagli elicotteri d'Europa.

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Numeri "cinesi" che quasi non richiedono spiegazione. Numeri da un paese a capitalismo giovane, ancora in grado di indirizzare il capitale e di conseguenza i suoi effetti sociali. Ma anche in difficoltà di fronte a una classe proletaria indomita che nei distretti industriali non ha smesso un giorno di scioperare. Nei primi sei mesi del 2021 la Cina ha ottenuto i seguenti risultati:
Crescita su base annua del commercio estero = + 27,1%
Import = + 25,9%
Export = + 28,1%
Scambi con il Sud Est Asiatico + 27,8%
Scambi con il NordAmerica + 34,6% (alla faccia dei dazi)
Scambi fra società private cinesi + 35,1% (47,8% degli scambi totali)
Interscambio interno alla Cina fra aziende straniere + 19%.

Si tratta di numeri significativi: nessun paese al mondo ha più, da molti anni, tassi di crescita netta a due cifre. Nessun paese al mondo può, tuttavia, evitare di confrontare queste cifre con quelle, disastrose, dei paesi a capitalismo maturo. Chi può assorbire l'esuberanza di Pechino?

Sono in via di completamento anticipato i lavori per le varie diramazioni della Via della Seta, e ciò significa che è iniziato prima del previsto l'aumento del commercio verso l'Eurasia e l'Europa. Ciò non poteva evitare di produrre lotte rivendicative di contenuto economico e ciò è normale. Nel Guangdong, tra le rivendicazioni di questo tipo veniva però avanzata una richiesta dal sapore ingenuamente politico, cioè quella del "rispetto". Non vuole dire niente di tangibile, ma ha preso piede simbolicamente quasi per ribadire che la classe operaia non è una classe di schiavi che accettano supinamente il più alto tasso di sfruttamento del mondo.

martedì 10 agosto 2021

Un albero, una fabbrica

Mi eclisso: sotto le fronde di un carpino 
che distende il suo verde 
proprio sopra il mio capo: una formica scende
e cammina dalla spalla alla mano:
la soffio lontano e si perde.

Fisso un appuntamento con nessuno
specialista di anime tormentate, di impotenze
che tendono a dissolversi scegliendo la strada
suggerita dagli alti, gli dèi attuali: 
i vigilanti.

Le ferie e le inferriate: affacciarsi, guardare
se c'è verso, il verso di scappare. No. Persiane
che si chiudono, televisori che si spengono
tastiere che digitano s.o.s. al vento:
per non sbagliare i soccorritori.

***

Dai vetri rotti delle finestre alte di un lanificio
che non esiste più, esce ancora il rumore
dei telai, lo schianto delle spole veloci
che battevano la punta sui battenti
con mia mamma che diceva metti la testa giù.

Io la mettevo e vedevo le gambe delle donne
le calze spesse, alcune rotte, le scarpe impolverate
di lanugine e i piedi stanchi per le ore
della vita che scorreva nel rumore dei telai
nello schianto delle spole che veloci

tessevano metri e metri di tessuto che
non esiste più: esistono i vetri rotti delle finestre
alte di un edificio di mattoni rossi
il tetto crollato e tanti metri di vita
consumata in un rumore che non si sente più.

domenica 8 agosto 2021

Sulla strada di Emmaus



Correvo in una strada sterrata con
in mezzo un rialzo verde su cui spuntavano
piantaggine gramigna e parietaria
tutte impolverate dai passi e dalle ruote.

Sceglievo una corsia che a colpo d'occhio
risultasse più agevole dell'altra ed era
perciò tutto uno zigzagare attento ed elegante
con te accanto che dicevi: cazzo fai?

Imito il volo dell'ape legnaiola mentre
si posa da uno stelo all'altro di lavanda
cibandosi di polline profumato e fresco
che riporta qui i tuoi baci - rispondevo.

Mi eri accanto senza esserlo come l'ombra
che segue i corpi anche se sogna 
di staccarsene una volta buona
per provare l'emozione della libertà.

venerdì 6 agosto 2021

Diecimila passi

Da quando ho il contapassi, conto i passi a fine giornata e se non raggiungo almeno diecimila mi rammarico. Voi riuscite a parlare o a scrivere di qualcosa, mentre pensate a qualcos'altro? Io conto passi per non pensare, per concentrarmi su Alberto Giacometti e per rammaricarmi di non aver aperto una bottega d'artista, per fare che? niente, gli artisti possono stare anche senza far niente, basta essere liberi, liberi veramente nel profondo, legati a poco più che un'elemosina, un caffè e un sorriso della ragazza che te lo fa. 
«Ehi amico, come va?», mi dice il signore nero che da un anno e mezzo si posiziona davanti al supermercato, un tipo pacifico, un po' sovrappeso, ma dalla faccia buona e non insistente. «Come vogliono che vada», ho risposto, oggi, con un filo d'amarezza. Lui l'ha notato e, molleggiando un po' sulla sua posizione da corazziere senza divisa e pennacchio, ha allargato le braccia e si è messo a ridere. 
Ho fatto una spesa veloce, in mezzo a turisti dei Paesi Alti, grandi polpacci ignudi e culi portentosi, omaccioni e matrone da cinquemila calorie al giorno, bravi a essere qui come stranieri perché di un'altra patria e non, come me, straniero nella mia.
Ma vabbè, straniero o no, quando sono ripartito dal parcheggio, con il finestrino aperto ho detto ciao al corazziere, e lui, che è un bravo figliuolo, mi ha salutato portandosi la mano sulla tempia, come si sogliono salutare i generali.

Diecimilaottocento passi, avanti, march.


mercoledì 4 agosto 2021

Giornali diversi

 « Il signor Keuner incontrò il signor Wirr, l'alfiere della lotta contro i giornali. Io sono un grande avversario dei giornali, disse il signor Wirr, non voglio giornali. Il signor Keuner disse: Io sono un avversario ancora più grande dei giornali: io voglio giornali diversi ».

Bertolt Brecht, Storie del signor Keuner, Einaudi

I tre imperativi



Caro Gogol ti scrivo, così mi distraggo un po'...

1. Vaccinati! Fa' un po' come ti pare: se ti senti un soggetto a rischio, fallo; sennò, scegli secondo coscienza: per quanto insisteranno a farlo credere, farlo non è essere eroi o salvatori tanto quanto non farlo non equivale a essere un criminale, uno da Tribunale dell'Aja, un Bin Laden che ti inviano uno squadrone, t'ammazzano in terra straniera, ti impacchettano e ti fiondano nel mezzo all'oceano, e solo loro ne possono dare notizia e non mostrare un cazzo se è vero o no.

2. Porta la mascherina! Nei locali al chiuso, tipo i supermercati. Ma non portarla quando sei fuori in strada, all'aperto, o in macchina, se sei con persone che conosci. Non portarla per farti le foto, anzi evita di farti le foto con quella cosa che ti cancella il volto. Sii umano, non schiavo.

3. Salva vite umane! La situazione qui è più complicata, ma tra l'imperativo categorico di Kant («Agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale») e la Regola Aurea, in questo ti consiglio di preferire la seconda, ma nella sua versione al negativo; vale a dire, non «fare agli altri ciò che vorresti gli altri facessero a te», che è un assunto per masochisti, bensì «non fare agli altri ciò che non vorresti gli altri facessero a te». Infatti, non è che se non ti vaccini e/o non porti la mascherina tu non salvi o, peggio, tu uccidi (o, come ha sostenuto Draghi, «ti ammali e muori» - toccata di palle libera).

P.S.

Al momento, lo Stato, tramite DPCM, ha imposto e regolato:

1) l'utilizzo obbligatorio delle mascherine in certe situazioni e condizioni (ora allentato);
2) la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario*.

Salvare vite umane: ancora non ci hanno pensato a regolarlo per decreto.

[*] Mi dispiace che abbiano subito tale obbligo; spero 1) che coloro che vi si oppongono, vincano i ricorsi in tribunale e 2) spero non sia esteso l'obbligo a ulteriori categorie e/o a tutta la popolazione.

lunedì 2 agosto 2021

Dello scrivere

 Scrivere è diventato uno strumento rassicurante per mantenere una certa stabilità cerebrale, per dare ai neuroni un attimo di respiro, di ordine, di tregua all'incessante frullio che, in certi giorni, li scompiglia.

- Era meglio quando ti si scompigliavano i capelli, quando ce li avevi tutti e ce li avevi lunghi.
- Era meglio, già. Scrivevo poco, scrivevo meno, scrivevo e restava nei quaderni o poco più. Raramente la scrittura andava in cerca di pubblico, casomai sotto forma di voce, in estate, durante alcuni reading di poeti uggiosi (stasera ho rivisto un poeta d'Arezzo, non l'Aretino, ma il Filippo Nibbi, con il quale ebbi l'onore, dopo di lui, di leggere un brano che fu apprezzato ma non premiato - già qualcosa, non ebbe neanche lui il premio, ma lo ebbe la figlia dell'organizzatrice che scrisse una poesia su un senegalese che faceva l'elemosina in Santa Croce).

Ma vuoi bestemmiare? Avversativo.
Intuivo che la sinistra era qualcosa che non faceva per me, ma non ci volevo credere sino in fondo che la sinistra italiana fosse sordida, sorda, suzza, vizza, lezza, 'a schifezza.

Scrivere è diventata presenza.