martedì 30 gennaio 2024

La finocchiona

«Firenze è molto bella e vorrei che tornasse ai cittadini e non fosse solo schiacciata dal turismo. Purtroppo questa città negli ultimi otto anni si è molto alienata dalle sue origini», ha dichiarato Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell'Accademia.

In un socialmedia, a un'amica, che ha lasciato un commento alla notizia de La Nazione, ho chiesto se la schiacciata fosse con la panna oppure con la finocchiona. 

Lei ha risposto: «Con la Finocchiona!».

È stata segnalata.

domenica 28 gennaio 2024

sabato 27 gennaio 2024

Eppure il vento il soffia ancora

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Giorno della Memoria, in un paragrafo del suo discorso ufficiale, ha detto:

«Eppure le ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, virus che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa». 

Beh, secondo me questo è vero per tutti i virus prodotti dall'uomo, covidde compreso.

venerdì 26 gennaio 2024

Come si sente fame e sete

Un gentile Anonimo mi dice che è meglio scriva qualcosa io, anziché riportare brani di altri autori. 
Fatto salvo che questo blog è iniziato (come dice il sottotitolo Letture, pensieri, versi) riportando ivi letture incontrate dal sottoscritto, il punto è che non ho più granché da dire di pensieri a commento della realtà: essa è così spalancata che ogni chiosa mi sembra un pleonasmo, e ogni critica un goffo tentativo di emendarla. Che cosa vuoi cambiare quando tutto sarebbe da cambiare dello stato di cose presente? Da dove si comincia? 

Da sé stessi. Quindi, da me. E, limitandomi a osservare l'andamento bloggheristico, sì, sono cambiato e non sarei minimamente in grado di riscrivere ancora dei post come, per esempio, scrivevo all'epoca di Berlusconi, anni in cui stupidamente mi indignavo, dileggiavo gli uni e parteggiavo per altri. Roba che mi porterebbe a dare un colpo di cimosa al novanta per cento dei post. Ecco, io non riesco più a scrivere quella roba là, mi manca il fiato. 

Dal governo Monti in poi, grazie soprattutto a Olympe de Gouges, iniziai a leggere la realtà con gli occhiali di Marx e, con tali lenti, guardavo al funzionamento dei meccanismi economici, politici e sociali, e tentavo raramente di scrivere qualcosa sugli accadimenti e sulle risposte da dare. Il problema di fondo è che, comunque, anche una volta tolta la proprietà dei mezzi di produzione ai capitalisti, la produzione delle merci deve necessariamente continuare. E chi e come la si organizza? E chi diventa proprietario e come e cosa produce? Lo Stato, perché lo Stato siamo noi? 

Poi venne il marzo del 2020 e scoprii (ché sino ad allora avevo gli occhi "coperti" dal fatto di vivere in una nazione dalla costituzione più bella del mondo) la reale faccia dello Stato, come esso si possa (con legittimità democratica!) trasformare in un Moloch che trangugia l'antropos per salvare il demos meglio che muoia un uomo solo per il popolo e non perisca la nazione intera» Caifa dixit).

Sicché da quei giorni, gradualmente, a parte qualche minima composizione poetica, riesco a scrivere ben poco perché mi dà l'impressione di orinare contro vento.

Altro motivo sarà che non leggo più giornali, né guardo la televisione, e certo questo non basta per non ricevere il veleno mediatico quotidiano tramite altri canali (vedi twitter).

Ma la ragione principale della laconicità è che dall'estate del 2022 ho incontrato l'antroposofia e non mi sento ancora “pronto” di parlarne pubblicamente. Ma ci tengo a dirlo e per accennarne l'importanza, riporto una massima scritta da Rudolf Steiner il 17 febbraio del 1924:

1. – «L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. Sorge nell'uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l'antroposofia solo chi trova in essa quel che egli deve cercare per una propria esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull'essere dell'uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete». 

domenica 21 gennaio 2024

Una mela che ammuffisce e secca

«Mai come oggi il problema del senso dell'esistenza si sposa al senso di tutta la comunità umana, cioè al senso della vita di tutti gli uomini. Il problema non è che io realizzi me stesso: io non mi realizzerò mai degnamente se non in una continua osmosi con la comunità, e non più solo con la comunità di sangue, perché dal sangue si genera odio, ma con la comunità universale, cioè con tutti gli uomini, indipendentemente dal sangue. Le religioni sono frutto del sangue. Anche la religione cristiana, che nel suo intimo non è frutto del sangue, è divenuta per i non credenti, ma anche per molti credenti, una religione etnica che appartiene a una cultura e a una civiltà. Se c'è un popolo che dovrebbe sentirsi in colpa per il modo nel quale ha vissuto il cristianesimo è proprio il cosiddetto popolo cristiano. Non bastano i mea culpa di Sua Santità. In realtà ogni cristiano che si dica tale dovrebbe pronunciare un mea culpa, ma non certo alla radio o alla televisione, ma nell'intimo della coscienza, cercando li quali siano i cambiamenti dell'agire e del pensare che ne scaturiscono. Non possiamo fare tutti come il Papa e andare in giro a dire: siamo colpevoli. Se la comunità ammette che le parole e i gesti di questo rappresentante simbolico - ultimo segno di un'umanità ancora gregaria, che ha bisogno di vedere un essere con la tiara, con i paramenti, con gli anelli, con tutto quello che è simbolico dell'io - siano sensati, non li deve ripetere scimmiescamente. Occorre riconoscere che la ripetizione di questi gesti da parte degli individui è quella che si chiama un'interiore conversione, cioè un cambiamento di comportamento. Se le società europee e gli individui in esse non saranno capaci di questo, il cristianesimo non sarà più rappresentato dagli europei, inevitabilmente. Non cesserà, ma il cristianesimo europeo diventerà come una mela che ammuffisce e secca».

Giuseppe Leonelli Castiglione Chiavarese, Novembre 2001

sabato 20 gennaio 2024

Aut aut

«La grandissima rottura deve ancora venire, è una piccola rottura in virtù della quale o si cade nella gregarietà di comportamenti di massa ispirati dalla paura, da arcaiche leggi giacenti nelle profondità o si acquista una più matura coscienza dell'io, ovvero la consapevolezza che aver cura dei propri pensieri e dei propri sentimenti, non pensare con superficialità, non pensare odiando, tutto questo agisce nella realtà al di là dei mass media. I mass media sono divenuti gli interpreti della massificazione, della potenza con cui i simboli spingono le anime umane esattamente come le maree che si alzano e si abbassano. Gli individui coscienti, all'interno di questa situazione, non possono non percepire la responsabilità che avranno, sempre più, delle cose che pensano e che sentono. Non si può più andare per strada e guardare, ad esempio, un immigrato senza percepire che dal modo in cui lo guardi tu trasmetti diffidenza, odio, sospetto oppure rispetto, attesa. Ognuno è in qualche modo chiamato a una maggiore responsabilità riguardo alla propria vita interiore. Questo processo nel suo insieme indica che la vita umana acquisisce senso proprio perché va al di là dell'orizzonte animale e che il grande tema della biografia non è semplicemente il tema della propria personale esistenza, perché essa è indissolubilmente legata all'esistenza della comunità, mai come oggi il legame tra l'individuo e la comunità si è fatto forte e percepibile nelle due direzioni, quella del subire passivamente la propria gregarietà o quella del proporre coscientemente pensieri e sentimenti che correggano delicatamente ma fermamente l'evoluzione dei tempi, cioè la vita stessa della comunità. L'uomo è oggi ancora una volta davanti all'enorme problema di comprendere che egli può parlare di una biografia solo se individua il senso della propria esistenza».

Giuseppe Leonelli, Castiglione Chiavarese, Novembre 2001

mercoledì 17 gennaio 2024

Andavo a 30 km/h

 


Se i sindaci di Milano e Bologna facessero andare a trenta all'ora gli aeroplani, l'aria sarebbe più pulita anche dentro il loro cervello democratico.

domenica 14 gennaio 2024

Die Philosophie der Freiheit



Facciamo così: per praticità, mi limiterò a pubblicare “solo” alcuni estratti de La filosofia della libertà.
Per chi volesse, comunque, in vari formati digitali, il testo integrale a cui faccio riferimento si trova qui.


sabato 13 gennaio 2024

L'azione umana cosciente 3

 5. Poiché abbiamo qui davanti a noi una concezione chiara e
chiaramente espressa, ci sarà anche facile scoprire l’errore fon-
damentale che in essa si nasconde. Come è necessario che la
pietra compia un determinato movimento in seguito ad una spin-
ta, cosi dovrebbe essere necessario che l’uomo compia una certa
azione, quando vi è spinto da una qualche causa.
E soltanto perché l’uomo ha coscienza della sua azione,
egli si riter­rebbe libero autore dell’azione stessa; trascurerebbe
però di vedere che vi è una causa che lo spinge, a cui egli deve
incondizionatamente assoggettarsi. L’errore di questo ragiona-
mento è presto trovato. Spinoza, e tutti quelli che pensano co-
me lui, dimenticano di notare che l’uomo non ha soltanto co-
scienza della propria azione, ma può aver coscienza anche
delle cause dalle quali è guidato all’azione. Nessuno contesta
che il bambino non è libero nel desiderare il latte, come non è
libero l’ubriaco, quando dice cose di cui più tardi si pentirà.
Entrambi ignorano completamente le cause che sono attive nel-
le profondità del loro organismo e sotto la cui incontrastabile
costrizione essi si trovano. Ma è giustificato mettere in un fa-
scio azioni di tal genere con azioni nelle quali l’uomo non sol-
tanto è cosciente del proprio agire, ma anche delle cause che ve
lo spingono? Sono forse le azioni degli uomini tutte di un unico
genere? L’azione del guerriero sul campo di battaglia, quella
dello studioso nel laboratorio scientifico, e quella dell’uomo
di stato nelle più intricate circostanze diplomatiche, possono
seriamente essere messe allo stesso livello con l’azione del
bambino che cerca il latte? È ben vero che un problema si risol-
ve tanto più facilmente quanto più semplice è il caso di cui si
tratta. Ma è anche vero che già molte volte l’incapacità di di-
scernimento ha portato ad una confusione senza fine. Ed è una
differenza assai profonda quella che corre fra il caso in cui so
perché faccio una cosa e il caso in cui non lo so. A tutta prima
questa sembra essere una verità evidente. Eppure gli opposito-
ri della libertà non si chiedono mai se un motivo della mia
azione, che io riconosca e compenetri, rappresenti per me una
coercizione nello stesso senso in cui per il bambino è coercizio-
ne il processo organico che lo fa gridare per il latte.

venerdì 12 gennaio 2024

L'azione umana cosciente 2

 2. Ciò sembra evidente. Tuttavia i principali attacchi degli
oppositori della libertà si rivolgono, fino ad oggi, esclusiva­mente
contro la libertà di scelta. Persino Herbert Spencer, le cui vedute
guadagnano ogni giorno di estensione, dice nei Principii della
psicologia: «Che ciascuno di noi, a suo piacimento, possa desi-
derare oppure non desiderare una cosa – il che, in fondo, è l’assio-
ma principale del dogma del libero arbitrio – è negato tanto
dall’analisi della coscienza quanto dal contenuto dei precedenti
capitoli (della Psicologia)». Dallo stesso punto di vista partono
anche altri, nel combattere il concetto del libero arbitrio. In ger-
me, tutte le considerazioni al riguardo si trovano già in Spinoza.
Ciò che questi aveva det­to in modo chiaro e semplice contro l’i-
dea della libertà, fu dopo di lui ripetuto innumerevoli volte, ma
generalmente invi­luppato nelle dottrine più cavillosamente teore-
tiche, sicché è diventato difficile ritrovare il filo semplice e diret-
to del ragionamento, che è l’unico che abbia importanza. In una
lettera dell’ottobre o del novembre 1674, Spinoza scrive: «Io chia-
mo libera una cosa che esiste e agisce per semplice volontà della
sua natura, e forzata quella che viene invece determinata
all’esi­stenza e all’azione, in modo preciso e fisso, da qual-
cos’altro. Così, per esempio, Dio esiste liberamente, benché
necessaria­mente, perché sussiste soltanto per la necessità della
sua propria natura. E così Dio conosce liberamente se stesso
ed ogni altra cosa, poiché soltanto dalla necessità della sua
natura consegue che egli tutto conosca. Voi vedete dunque che
io faccio consistere la libertà non in una libera decisione, ma
in una libera necessità. 
3. «Scendiamo ora alle cose create, che vengono tutte deter­-
minate all’esistenza e all’azione, in modo fisso e preciso, da cau-
se esterne. Per comprendere più chiaramente, consideriamo un
caso semplicissimo. Per esempio, una pietra, cui venga comuni-
cata da una spinta esterna una certa quantità di moto, continua
necessariamente nel moto, dopo che la spinta della causa esterna
sia cessata. La persistenza della pietra nel suo moto è quindi
forzata, e non necessaria, perché deve essere definita dalla spin-
ta di una causa esterna. Quello che qui vale per la pietra, vale per
qualsiasi altra singola cosa, per quanto complessa possa essere:
ogni cosa, cioè, viene necessariamente determinata ad esistere e
ad agire, in modo fisso e preciso, da una causa esterna.
4. «Immaginate ora voi, per favore, che la pietra, mentre si
muove, pensi e sappia che sta sforzandosi, per quanto può, a
perseverare nel suo movimento. Questa pietra, ora cosciente
del suo sforzo e per nulla indifferente nel suo comportamento,
crederà di essere completamente libera, e di persistere nel suo
movimento per nessun’ altra causa se non perché lo vuole. Ma
questa è quella libertà umana che tutti ritengono di possedere,
e che consiste solo in questo: che gli uomini sono coscienti dei
propri desideri, ma non conoscono le cause da cui essi vengo­
no determinati. Così il bambino crede di desiderare libera-
mente il latte, il ragazzo irato crede di desiderare liberamente
la vendetta, il timido la fuga. Così l’ubriaco crede di dire per
sua libera volontà quelle parole che, tornato in sé, vorrebbe
non aver dette; e poiché tale pregiudizio è innato in tutti gli uo-
mini, riesce molto difficile disfarsene. Infatti, se anche l’espe-
rienza insegna sufficientemente che nulla gli uomini sanno do-
minare così poco come i propri desideri e che, mossi da opposte
passioni, essi vedono il meglio ma seguono il peggio, pur tutta-
via si ritengono liberi; e proprio per questo: che vi sono cose che
essi desiderano di meno, e che certi desideri si possono facilmen-
te domare per mezzo del ricordo di altri, a cui si pensa spesso».

mercoledì 10 gennaio 2024

L'azione umana cosciente

Da oggi, finché ne avrò voglia, pubblicherò à la mode de Pierre Menard, la Filosofia della Libertà di Rudolf Steiner. Così me lo riscrivo e me lo rileggo piano piano. Un paragrafo per volta, a partire dal primo capitolo e via andare. Avanti.

§§§

1. È l’uomo, nel suo pensare ed agire, un essere spiritual-
mente libero, o sta egli sotto la costrizione di una ferrea necessi-
tà basata su leggi puramente naturali? Su poche questioni si è
tanto aguzzato l’ingegno umano quanto su questa. L’idea della
libertà del volere ha trovato caldi sostenitori e ostinati opposito-
ri, numerosissimi gli uni e gli altri. Vi sono uomini che, nel loro
pathos morale, chiamano addirittura spirito ri­stretto chiunque
possa negare un fatto così palese come la libertà. Di fronte a loro
stanno altri che considerano invece il colmo della non-scientifi-
cità il credere che la necessità delle leggi della natura rimanga
sospesa nel campo dell’agire e del pensare umano. Una stessa
cosa vien proclamata, nel mede­simo tempo, o il più prezioso be-
ne dell’umanità, o la peggiore illusione. Infinito acume è stato
applicato per spiegare come la libertà si accordi col procedere
della natura, alla quale pur l’uomo appartiene. Con non minore
fatica è stato tentato, dall’altra parte, di spiegare come sia potuta
sorgere una simile illusione. Chiunque non abbia per tratto pecu-
liare del suo carattere il contrario della posatezza, sente che qui
si sta di fronte ad uno dei più gravi problemi della vita, della re-
ligione, della pratica e della scienza. E fa parte dei tristi indizi
della superficialità del pensiero odierno il fatto che un libro, il
quale, in base ai risultati delle più recenti ricerche sulla natura,
vorrebbe coniare una «nuova fede.» (David Friedrich Strauss,
La vecchia e la nuova fede), non contenga su questo problema
altre parole che le seguenti: «Nella questione della libertà del
volere umano non dobbiamo qui impegnarci. La supposta indif­
ferente libertà di scelta è stata sempre riconosciuta come un
vuoto fantasma da ogni filosofia che fosse degna di tal nome; la
determinazione del valore morale delle azioni e delle inten­zioni
umane resta d’altronde indipendente da quel problema». Non ho
citato questo passo perché io sia d’avviso che il libro dello
Strauss abbia speciale importanza; ma perché esso mi sembra
esprimere l’opinione fino alla quale riesce ad innal­zarsi, nel
campo di questo problema, la maggioranza pensante dei con-
temporanei. Attualmente ognuno che pretenda di pos­sedere al-
meno i primi elementi della scienza par che sappia che la libertà
non può consistere nella scelta completamente arbitraria, fra
due azioni ugualmente possibili, dell’una oppure dell’altra. Si
ritiene che vi sia sempre una causa interamente determinata per
cui, fra parecchie azioni possibili, una soltanto viene portata a
compimento.




sabato 6 gennaio 2024

ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος

 

E il Logos è divenuto carne
ed ha posto tenda in mezzo a noi
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
la manifestazione del Figlio unigenito del Padre,
colmo d’amore e di verità.
Giovanni rende testimonianza a lui
e annuncia con voce possente:
“Questi è Colui del quale io dissi:
- Colui che viene dopo di me
è stato prima di me
poiché è il mio prototipo.”