mercoledì 3 febbraio 2016

Bisbigli privati

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C'è stato un momento nella mia vita in cui ho pensato che la vita avesse un senso; poi me lo sono dimenticato e adesso non ci penso più. Però, a dire la verità, anche se ci pensassi, a fondo, a quando pensavo che la vita avesse un senso e ricostruissi per filo e per segno le coordinate teleologiche che mi indirizzavano ad esso, beh, non credo che potrei scovare un granché, in quanto anche quando pensavo in quella maniera, vivevo a caso, pressoché senza senso, anche se davo a credere, e ci credevo io stesso, che la vita ne avesse. 

Nondimeno, senso o non senso, la vita va vissuta. Come avrete notato non ho scritto «la vita è degna di essere vissuta» perché la dignità, riguardo alla vita, è un pleonasmo.

La vita è qualcosa che è insufflato a forza, come aria in una bolla di sapone: si sta sospesi in attesa dello scoppio (ho un notevole subbuglio intestinale che stimola raffinate similitudini).

In base al percorso fatto nel segmento di tempo sinora concesso, posso affermare che, al momento, non avrei suggerimenti, consigli, massime, rivelazioni, percezioni di aver colto chissà quale mistero riguardo a quello che riguarda tutti i viventi: vivere. Sono affascinato tuttavia dall'informazione cromosomica, dalla composizione cellulare e dall'interazione di queste con l'ambiente (cultura, storia, società, classe). Perché ne escono fuori storie da raccontare a bassa voce nel silenzioso frastuono intergalattico che ci circonda. Bisbigli privati che muovono il simpatico di alcuni viventi smaniosi di farsi raccontare storie sul senso della vita. In molti alla ricerca di qualcosa in cui credere. Altri semplicemente per ridere. 

Conto su questi ultimi.

3 commenti:

siu ha detto...

...e dunque purtroppo non credo tu possa contare molto su di me :-))
Ma condivido fino al midollo che, "senso o non senso, la vita va vissuta", anzi, aggiungo: è da lunga fiata ormai che del fatto che non abbia alcun senso me ne cale poco e punto... vogliamo dire che mi va bene così? Sì. Salvo che mi pare inizi proprio lì il difficile, la responsabilità verso noi stessi (e il mondo) facendosi tutta nostra, roba che se fossi solo un po' meno incosciente e pusillanime di come sono mi farebbe tremare i polsi. Vabbe'... mi limito all'avviso che della vita se non altro andrebbe vissuta, assaporandola pienamente o dandole comunque un suo senso, ogni particella che il caso, detto anche culo o combinazione galattico-socioambientale-cromosomico-cellulare ;-)) ci mette a disposizione. Le volte che uno ci riesce, non è poi così male...

Massimo ha detto...

Io potrei raccontare sequele quasi bibliche di fallimenti. Roba da ridere, è verissimo.

lozittito ha detto...

anch'io conto su quest'ultimi