sabato 27 aprile 2024

La bella tagika


Seduto mi guardo tra petto ed ascella
al caldo aspettando un refolo dalla finestra
e scendo e controllo se nella cella
dell'ombelico ci possa stare un'esca.

Dalla vita dei pantaloni esce un'etichetta:
è doppia, coi consigli su come lavare stirare;
c'è la taglia e la marca e la cosiddetta
provenienza: made in Tagikistan, un affare.

Ho i pantaloni tagiki e volentieri penso
alla bella tagika che me li ha cuciti
cosa faccia ora che per lei è notte tarda.

E chissà se lei si chieda dove sia finito
il frutto del suo lavoro e se cercare un senso
dentro la globalizzazione azzarda.


P.S.
ho ritrovato questo sonettino scritto una dozzina d'anni fa e mi sembra simpatico ripubblicarlo

giovedì 25 aprile 2024

Matteo 23 per il 25


Matteo 23

1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3 Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4 Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. 8 Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9 E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10 E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11 Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. 14  15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? 20 Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!
33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».

lunedì 22 aprile 2024

Brevi premesse ritenute necessarie

« Prima di dettagliare il mio pensiero sul problema dell’emissione monetaria, è necessario che io faccia delle premesse relative alla visione della Vita sottostante a tale concezione.

Io considero che la Terra potrebbe contenere numerose volte il numero degli attuali abitanti.

Ciò che manca non sono le risorse materiali, ma dipende dall’inadeguatezza culturale con cui esse sono gestite ed usate dagli Esseri Umani.

Tale inadeguatezza deriva dal fatto che gli Esseri Umani provengono da condizioni di schiavitù e sottomissione da cui nei secoli hanno cercato lentamente di liberarsi, anche attraverso la Scienza e la Tecnologia che oggi hanno reso prive di fondamento le giustificazioni della insufficienza delle risorse. (Malthusianesimo).

L’assorbimento delle energie nella sfera materiale ha reso lento il progresso verso la crescita culturale delle Coscienze.

Oggi con il diffuso benessere di alcune parti del Mondo, alcuni individui cominciano a rendersi conto che la soluzione dei problemi non vada più cercata nella sfera delle risorse materiali, ma nel campo delle Idee, con un necessario cambiamento della mentalità, acquisita nella dolorosa lotta per la vita, verso una visione del Mondo in cui l’altro non sia più visto come un concorrente, un avversario, un nemico da abbattere, un pericolo da combattere, ma invece come una risorsa positiva da cui potrà trarre beneficio l’intero Genere Umano.

Siamo appena all’inizio di tale rivoluzione culturale, ma l’intelligenza acquisita nel periodo della lotta per la sopravvivenza, presto farà pervenire molti a conclusioni diverse da quelle del passato che hanno portato a guerre disastrose, che hanno generato ogni genere di mostruosità.

Gradualmente le Coscienze si vanno risvegliando e cominciano a sentire il bisogno di valori immateriali, come i soli che possano placare il dolore che emerge dall’anima anelante ad una felicità intravista e non ancora conquistata.

Siamo arrivati a capire che la felicità non potrà mai derivare dalla capacità di Odio, ma dal suo contrario cioè dalla capacità di Amore.

Ci avviamo sulla strada di vedere in ogni Essere Umano, anche il più diverso, un Fratello che ha in sé un’anima come la nostra.

Gradualmente il nostro sforzo ed il nostro impegno non sarà limitato alla soluzione dei problemi immediati ma cercherà di allargare la visuale verso la ricerca del senso delle cose, del senso della Vita.

Con tale atteggiamento saremo sempre più aperti a concezioni come quelle che vanno sotto il nome di Antropocrazia che vogliono modificare radicalmente gli assetti sociali, perché gli Esseri Umani abbiano sempre più tempo per la crescita interiore e non soltanto per la mera sopravvivenza.

Occorre passare dall’analisi dei Mali e dalle semplici lamentele ad una progettualità capace di porvi rimedio, prima sul piano ideale e poi su quello pratico.

Gli Esseri che sono stati capaci di creare le meraviglie della moderna tecnologia, saranno anche capaci di creare le condizioni perché si possa goderne a pieno i vantaggi ».

Nicolò Giuseppe Bellia, Tarquinia, 5 giugno 2005

giovedì 11 aprile 2024

Pasqua

Ditemi in cosa differisce

questa sera dalle altre sere?

In cosa, ditemi, differisce

questa pasqua dalle altre pasque?

Accendi il lume, spalanca la porta

che il pellegrino possa entrare,

gentile o ebreo:

sotto i cenci si cela forse il profeta.

Entri e sieda con noi,

ascolti, beva, canti e faccia pasqua.

Consumi il pane dell’afflizione,

agnello, malta dolce ed erba amara.

Questa è la sera delle differenze,

in cui s’appoggia il gomito alla mensa

perché il vietato diventa prescritto

così che il male si traduca in bene.

Passeremo la notte a raccontare

lontani eventi pieni di meraviglia,

e per il molto vino

i monti cozzeranno come becchi.

Questa sera si scambiano domande

il saggio, l'empio, l'ingenuo e l'infante,

E il tempo capovolge il suo corso,

l'oggi refluo nel ieri,

come un fiume assiepato sulla foce.

Di noi ciascuno è stato schiavo in Egitto,

ha intriso di sudore paglia e argilla

ed ha varcato il mare a piede asciutto:

anche tu, straniero.

Quest’anno in paura e vergogna,

l’anno venturo in virtù e giustizia.

9 aprile 1982


Primo Levi, Ad ora incerta, Garzanti 

lunedì 1 aprile 2024

Tocca a noi dirlo

 «...Per quanto mi riguarda voglio dirvelo in un modo assolutamente chiaro: non sto facendo questioni di lana caprina per le quali noi ci tiriamo via dal mondo di oggi e per questi tre o quattro giorni andiamo in brodo di giuggiole sul vangelo di Giovanni dimenticando il mondo! No! Qui o noi andiamo alle radici del dolore che c’è nel nostro mondo e ci facciamo veramente dei pensieri sul modo di non rendere più necessari questo dolore e queste guerre, oppure andiamo a casa. Non mi interessa venire dalla Germania per fare teorie, proprio non mi interessa, ho abbastanza da fare!

Quello che facciamo qui è la cosa più necessaria, più impellente, più urgente che ci sia per alleviare, per lenire la sofferenza enorme che c’è nel mondo: le guerre che hanno tutte la loro origine nel materialismo. Non nell’egoismo, perché dire che il problema è l’egoismo è solo un moraleggiare! L’egoismo lo deve avere ognuno, l’egoismo è il sano amore di sé: in quanto amore di sé l’egoismo va benissimo perché nessun uomo può dare qualcosa agli altri se non ama se stesso in modo da costruire in sé il meglio da dare. Il problema, la radice della disumanità e della sofferenza del mondo d’oggi non è l’egoismo, è il materialismo!

La guerra in Iraq che ha creato una recrudescenza del terrorismo, che ha creato una disumanità tale che ogni volta che prendiamo un aereo vediamo che ormai non ci possiamo neanche più muovere liberamente, il motivo più profondo di questa guerra è che qualcuno voleva il petrolio. È il materialismo, la radice! La cosa è lampante, e non è che io voglia adesso semplificare cose che sono complesse: abbiamo il diritto di andare ai fattori centrali. Non sto dicendo che non ci siano altri aspetti, però questo è un aspetto fondamentale. E se i politici, anche in Italia, non hanno il coraggio di dirlo in faccia al potente, al primo potente, tocca a noi dirlo, tocca a ogni individuo, perché se nessuno lo dice…

Farci una bella goduta del vangelo di Giovanni senza dirci queste cose sarebbe un tradimento dell’umanità. O facciamo queste cose perché appartengono proprio al nostro vivere con l’umanità di oggi, oppure lasciamole perdere.

La soglia a cui ci troviamo in questo vangelo è proprio la soglia dell’umanità di oggi: o riconquistiamo la realtà creatrice dello spirito oppure ognuno di noi getta l’umanità in un abisso di sofferenza sempre più terribile! Ma sono io a farlo, non gli altri!, se non coltivo lo spirito, se non godo lo spirito. L’umanità è fatta di individui, e i tempi in cui si manovravano gli individui per gruppi e per popoli sono finiti. Quando si ricade in questi anacronismi, succedono le tragedie del nazionalsocialismo, per fare soltanto un esempio, o del fascismo in Italia.

La cruna dell’ago dell’evoluzione in divenire è l’individuo. E se vogliamo un’umanità dove ci sono cento milioni di persone che godono e coltivano lo spirito, duecento milioni, questi milioni non saltano fuori insieme, saltano fuori uno alla volta, ognuno per creatività individuale. Oppure non ci saranno mai questi duecento milioni, e l’umanità non sarà mai migliore...»

Pietro Archiati, da "IL VANGELO DI GIOVANNI - 11"

Undicesimo fascicolo

Seminario sul Vangelo di Giovanni tenuto da Pietro Archiati a Rocca di Papa (RM) dal 25 al 28 Agosto 2006