martedì 10 settembre 2024

Il denaro unica merce che non muore

« Esiste oggi nell’ordinamento sociale qualcosa di innaturale al massimo grado e cioè che, semplicemente per il fatto di possederlo, il denaro aumenta. Lo si mette in banca e se ne ricavano interessi. Questo è il fatto più innaturale che possa esistere. In realtà è semplicemente un assurdo. Non si fa nulla; si mette in banca il denaro che si ha, che forse non ci si è nemmeno procurato col lavoro, ma che si è ereditato, e se ne ricavano interessi. È un assoluto nonsenso. Però sorgerà la necessità, quando il procacciamento dei mezzi di sussistenza sarà separato dal lavoro, che il denaro venga impiegato, se esiste e se viene prodotto come equivalente di merci che esistono. Esso deve essere utilizzato, deve circolare. Si avrà allora l’effetto reale che il denaro non aumenterà, ma diminuirà. Se al giorno d’oggi uno possiede un certo capitale, in circa quattordici anni e ad un interesse normale, avrà quasi il doppio; egli non avrà fatto nulla, avrà solo aspettato. Immaginando la modifica della struttura sociale che avverrebbe con l’applicazione del principio da me esposto, il denaro non aumenterà ma diminuirà, e dopo un certo numero di anni la banconota che mi sarò procurata prima di quegli anni non avrà più valore; sarà svalutata, cesserà di avere un valore. 

Così nella struttura sociale diverrà naturale un certo movimento, sorgeranno condizioni a seguito delle quali il semplice denaro, in fondo null’altro che un documento, un assegno che dà un certo potere sulla forza di lavoro degli uomini, si svaluterà se non verrà messo in circolazione. Quindi non aumenterà, ma diminuirà progressivamente e dopo quattordici anni, o forse dopo un periodo un po’ più lungo, sarà assolutamente uguale a zero. Se uno oggi è milionario, non avrà raddoppiato il suo avere, ma sarà un povero diavolo, se nel frattempo non avrà guadagnato nulla.

Se oggi si dice questo, a volte se ne riceve ancora l’impressione come se ci si sentisse prudere a causa di qualche animaletto, se mi è consentito il paragone. Non avrei usato il paragone, se non avessi percepito uno strano movimento in sala. Ma dato che oggi la situazione è tale per cui la cosa fa impressione come quando ci si sente prudere a causa di qualche animaletto, per questo vi è il bolscevismo. Si cerchino soltanto i giusti motivi; si vedrà che sono qui. Né si elimina dal mondo quel che si sta formando, se non si comprende veramente la verità. Non giova che la verità sia spiacevole. Sarà compito essenziale dell’educazione dell’umanità del presente e del prossimo avvenire far sì che non si creda più che le verità possano muoversi secondo il parere soggettivo, secondo simpatie o antipatie. La scienza dello spirito può già provvedervi se viene compresa con sano raziocinio, perché la cosa si può anche osservare spiritualmente. Col vago modo di dire che ho già udito anche da antroposofi i quali, prendendo in mano denaro, dicono: “Questo è Arimane”, con questo modo di dire non si raggiunge nulla. Oggi denaro significa un equivalente per merce e forza lavoro. È un buono per qualcosa che avviene. Se si passa dalla mera astrazione alla realtà, se si pensa, avendo per esempio dieci banconote e facendo un pagamento, che con tali banconote si passa da una mano a un’altra l’equivalente del lavoro di un certo numero di persone, che nelle banconote sta il potere di costringere al lavoro un certo numero di persone, soltanto allora si è nella vita. Allora si è nella vita con tutte le sue implicazioni e i suoi impulsi, allora non ci si fermerà più all’astrazione, all’astrazione distratta del pagare col denaro, ma si chiederà che cosa significhi il passaggio da una mano all’altra di dieci banconote che chiamano al lavoro un certo numero di persone provviste di pensiero, sentimento e cuore. Che cosa significa questo?

In ultima analisi si ha la risposta a questa domanda soltanto osservando il fenomeno spiritualmente. Prendiamo il caso più estremo. Supponiamo che qualcuno abbia denaro senza darsi troppo da fare per l’umanità. Esistono casi del genere. Voglio esaminarne appunto uno così. Dunque qualcuno, senza darsi troppo da fare per l’umanità, ha del denaro. Col denaro egli si compera qualcosa. Ha altresì la possibilità di organizzarsi una vita molto piacevole per il fatto di avere del denaro che rappresenta un buono per il lavoro umano. Bene! Non è necessario che costui sia cattivo; può essere un uomo buonissimo, perfino pieno di zelo. Sì, spesso non si comprende la struttura sociale. Non si ha interesse per il prossimo, vale a dire per la struttura sociale. Si crede certamente di amare gli uomini se col denaro ereditato, per esempio, ci si compera qualcosa o magari lo si regala. Anche se lo si regala non si fa altro che far lavorare un certo numero di persone per chi riceve il denaro. Il denaro è solo un mezzo di potere. Per il fatto di essere un buono per forza lavoro, esso è un mezzo di potere ».

Rudolf Steiner, Esigenze sociali dei tempi nuovi, O.O. 186, 1918, Editrice Antroposofica Milano. pagg. 47-49

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