mercoledì 8 agosto 2012

La pretesa di mettere ordine in un porcile

«John Maynard Keynes evocava, per fare uscire il capitalismo dal marasma, le piramidi d'Egitto e le cattedrali medievali, ed è stato detto che solo la Germania nazista ha realizzato integralmente la politica economica da lui proposta. L'esempio keynesiano della fossa da aprire e colmare centra la contraddizione tra razionalizzazione capitalistica del lavoro e irrazionalità costitutiva della società, tra “microsenso” e “macrofollia”».
Cesare Cases, Prefazione a Dialoghi di Profughi di Bertolt Brecht, Einaudi, Torino 1962

- Provo?
- Sì.
- Ecco, gli Stati liberal democratici del dopoguerra, dopo il boom economico e la crescita galoppante, si sono fondati sul principio keynesiano del scava una buca e poi riempila. Attenzione, però: la buca è una metafora del welfare state nella sua più ampia accezione, dagli ospedali alle cattedrali (nel deserto e non).
- Come si finanziava (e finanzia) massimamente questo scavo e riempimento continuo?
- Con il debito pubblico.
- E chi sono coloro che hanno negli anni prestato denaro agli stati nazionali?
- I cittadini, in parte, col loro piccolo o medio risparmio (investire i propri soldi in bot, finora, è stato una garanzia - argentini a parte, banche fottute) - ma esso non è che una esigua parte dell'ammontare del debito.
- E chi possiede allora le maggiori quote di debito degli stati, per esempio di quelli europei in crisi?
- I mercati.
- E chi sono i mercati, chi gliel'ha dati i soldi ai mercati?
- I mercati sono strumenti gestiti in massima parte da operatori al servizio della classe dei capitalisti. I capitalisti, accumulando plusvalore mediante lo sfruttamento del lavoro altrui, da qualche parte dovevano pur metterli i loro cazzo di soldi.
- Ma dài, davvero?
- Sì, e quale modo migliore che investire, oltre che nelle rendite fondiarie, anche nei titoli di stato? In questo modo la gran messe di denaro è al caldo e, soprattutto, con il ricatto continuo del comprarli o meno tali titoli, si tengono gli stati per le palle.
- È per questo che la classe politica è asservita al capitale?
- Sì.
- E per uscirne? Basteranno le riforme?
- Ma, dipende se siamo favorevoli o contrari «alla pretesa di mettere ordine in un porcile». (Brecht, Ibidem). Insomma, l'è maiala.
- E Berlusconi?
- È alto 1200 millimetri. 

3 commenti:

bag ha detto...

manca un elemento: noi. il debito è aumentato anche perché "la classe politica" ha dovuto mettere a posto famiglie, fratelli, mogli, cugini, amici, amici degli amici. togli la corsa al posto statale, paraculati appunto dai parenti impoltronati, e risolvi buona parte delle inefficienze che poi costano denari sonanti.
e rimane un bug nella teoria anticapitalista: tutti possono essere capitalisti. almeno in teoria. non è una classe che ha requisiti particolari per l'accesso. provi, e se ti va bene ti arricchisci. quindi la teoria dovrebbe spiegare da dove prende le classi impermeabili. perché senza questa impermeabilità, la teoria è pura speculazione. favola. "se ci sono la classe 1 e la classe 2, e la classe 1 è cattiva, allora...", ma la classe 1 non c'è. almeno all'inizio, "prima del tempo", "nella posizione originaria" (come direbbe rawls").
che poi ci siano nella realtà è un discorso diverso: la teoria vuole spiegarmi una cosa di principio, quindi deve dirmi cose generali e astratte.

Luca Massaro ha detto...

Sì, sì... la politica ha fatto quello che ha fatto, soprattutto in Italia, esempio di straordinario clientelismo.
Non contesto poi assolutamente che, in teoria, tutti possono diventare capitalisti. Contesto che il capitale parassiti poi gli stati, e quindi i cittadini, nella sua tensione continua all'accumulazione.

bag ha detto...

decisamente lontana da me l'idea di difendere il capitalista. sono figlio di operai, ho fatto l'operaio (magazziniere) pure io tra i vari lavori, e a parte questo non ho in simpatia certi atteggiamenti. (ero proprio fuori posto dove lavoravo, eh? per quello che so, di figli di operai c'ero io e un ragazzo che faceva il dottorato. nessun altro...)

comunque rimane che l'errore nella teoria è una banale fallacia: lo straw man. si fa su un pupazzo, uno spaventapasseri, con tutte le caratteristiche che si vogliono attaccare. lo si chiama col nome di chi si vuole attaccare. poi quando lo si attacca, si dice che si sta attaccando il tizio di cui porta il nome. ma è chiaro che si attacca solo un pupazzo.