lunedì 25 agosto 2014

Chi tollera le cause, approva gli effetti

«Dilucidata la questione di diritto publico e privato, e svolti gli effetti economici delle interdizioni israelitiche, resta dunque a dare un cenno fugace alle conseguenze morali dell'ordinamento dei diritti e degli interessi.
Io dimando. È vero o no che l'opinione dei popoli attribuisce agli Ebrei una eccessiva avidità di lucro congiunta all'astuzia, alla bassezza, e persino alla insensibilità?
Dimando ancora. Questa avidità astuta, bassa, disumana è una qualità morale o immorale?
Incumbeva adunque al legislatore di rimuovere le cause; perché chi tollera le cause, approva gli effetti. Ora quali sono le cause di questa proclamata perpetua immoralità d'una numerosa classe degli abitanti d'ogni Stato?
L'Ebreo viene accusato d'essere usurajo. L'idea fondamentale dell'usura sta nel prestito del numerario o d'altro surrogato circolante. Chi non è abitual possessore di ricchezza mobile, non ne può essere abitual prestatore. Adunque se l'Ebreo fosse solito a investir le sue ricchezze in cose che per loro natura non si dessero a prestito, egli non potrebbe abitualmente e costantemente imprestare. Ebbene, la terra e gli altri immobili non si prestano; è chiaro adunque chel'Ebreo in quanto sarà possidente e in proporzione della sua possidenza, cesserà di essere usurajo. Adunque chi non lo vuole usurajo, lo voglia possidente, e sarà pago del suo onesto desiderio.»

Carlo Cattaneo, Interdizioni israelitiche, (1836), Einaudi, Torino 1987

E se per assurdo, senza allargarsi troppo, fosse data dall'Onu ai combattenti sunniti dell'Isis la possibilità di crearsi uno Stato in maniera perfettamente legale a patto di non rompere più le palle al circondario, dopo l'illusione della vittoria, i suddetti combattenti non saranno presi dal panico sul come organizzare uno Stato anche seguendo i dettami dell'islam?

In buona sostanza, una volta terminate le predazioni, quanto impiegheranno i nuovi statisti a farsi deprimere dalla crescita del Pil?

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