giovedì 4 agosto 2016

A considerare le cose dappresso

Longhi: «La vita dell'uomo moderno è basata su una serie di estrapolazioni dalla realtà, che procede come una spirale, all'infinito, o verso la complicazione più totale».
Riccardo: «Molti giovani qui vogliono rompere questa spirale, ma la protesta è ancora troppo confusa, declamatoria, pittoresca, sensuale. Un giorno diventerà anche religiosa. Ma allora dovremo fare i conti col Grande Fratello di Orwell. Dovremo adorarlo.»
Longhi: «Facciamo invece un film su questi giovani. Ecco la storia che vai cercando.»
Riccardo: «Già, per aumentare la confusione! Ma poiché siamo nell'argomento; io non ho consigli da darti su una storia da scrivere qui. Sento che la verità è nella follia. In fondo, io amo questo paese e non capisco nemmeno quello che mi succede, ma voglio che mi succeda, questo è il punto. Ormai penso in inglese, e la lingua italiana mi sembra un mezzo per tessere eleganti menzogne attendibili. L'Italia è un sogno che ho fatto quando ero giovane.»[*]

Ennio Flaiano, Il gioco e il massacro, Rizzoli, Milano 1970

Estrapolare è oramai un'abitudine. Il flusso continuo di avvenimenti, a spirale, di fatti e di notizie che compongono la realtà, più che consegnarci all'infinito, che comunque è una direzione, un sapere dove andare, ci riduce a una complicazione totale, a una impasse dove non si capisce più da quali dati partire per formulare quei problemi che potremmo risolvere...

«A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione. Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.» Karl Marx, Per la critica dell'economia politica, 1859

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[*] Il dialogo tra Longhi e Riccardo è dentro un tessuto narrativo; mi sono permesso di renderlo più schematico.

2 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

un lieve refuso, la frase completa è questa:
Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa
ciao

Luca Massaro ha detto...

Correggo. Grazie.