lunedì 15 agosto 2016

Così com'è non deve restare

Torino, 1962

A sessant'anni e un giorno dalla morte di Bertolt Brecht, dal suo Breviario di estetica teatrale, estraggo due paragrafi:

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«In realtà, i rapporti degli uomini fra di loro sono oggi più impenetrabili che mai. La comune gigantesca impresa in cui si sono impegnati sembra dividerli sempre più; l'aumento della produzione provoca l'aumento della miseria, e solo pochi uomini traggono un utile dallo sfruttamento della natura: come? Sfruttando altri uomini. Quello che potrebbe essere il progresso di tutti è fatto vantaggio di pochi, e una parte sempre maggiore della produzione è adibita a creare mezzi di distruzione per terribili guerre [...]».

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«È godimento peculiare alla nostra era, che ha realizzato tante e tanto diverse trasformazioni della natura, quello di concepire ogni cosa in modo da poterla trasformare. Nell'uomo c'è molto, noi diciamo: dunque si potrà far molto dell'uomo. Così com'è non deve restare; non basta considerarlo così com'è, bisogna vederlo anche come potrebbe essere. Non bisogna partirsi da lui, ma partire verso di lui. Vale a dire che non basta che io mi metta nel suo posto: devo mettermi di fronte a lui, in rappresentanza di noi tutti. Ecco perché il teatro deve straniare ciò che mostra».

1 commento:

UnUomo.InCammino ha detto...

L'etologia degli homo è un'etologia gerarchica e quindi di sfruttamento e di forte selezione intraspecie. Come è sempre stato e sempre sarà.

Il modernismo tecnoteista progressista globalista (così caro, per altro, a Friedrich Engels e ai marxisti) ha solo ampliato e globalizzato la scala del fenomeno, disumanizzandolo.
Un feudatario non poteva vivere senza i sudditi, un azionista della Union Carbide guadagna con metodi e processi che poi portano a Bophal, un conunistocrate stalinista campava implementando lo sterminio di lontani contadini russi.

Non appena Kundera inizio ad applicare un'etica e un'estetica brechtiana nelle sue critiche al kitsch comunista, non ebbe vita facile.