Pensarsi come cielo capovolto:
pensare al volto, pensare al capo.
Lasciare che la pioggia bagni il corpo
e le nuvole ridisegnino daccapo
il corpo rivolto verso il cielo
il cielo riposto dentro al capo.
Osservare l’imbrunire presso un porto
il rischiarare dell’alba su da un clivo
e congiungere i due punti dentro a un punto
come se lì ci fosse tutto il vivo
svolgersi del tempo
l’espandersi e il contrarsi dello spazio
proprio come se in quel momento
cogliessimo la primordiale fragola
dal sapore così dolce che non muore.
E, nel velluto della notte, trapuntarsi
le stelle dentro al petto perché il cuore
le trasformi tutte in pensieri d’amore
in un’azione che si fa perché si deve fare
senza aspettarsi niente se non l’amore
per l’umana gente che rispecchia
negli occhi quel che siamo
tutti i nostri nomi scritti nella storia
e che sono stati posti dall’Alto
verso il Basso, come cielo capovolto
per vedere Dio in ogni capo,
per guardare il Cielo in ogni volto.