Lascio il locale, e le chiacchiere, e l'imminente partita a briscola, tressette e scopa. Devo andare a correre anch'io, piano, molto piano, giusto per levarsi di dosso la nebbia della notte e dimenticare i mezzi sogni di ragazze in canottiera che sorridono solo a me.
Visualizzazione post con etichetta facezie domenicali. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta facezie domenicali. Mostra tutti i post
domenica 27 aprile 2025
Domenica mattina
Da quando i giornali non esistono più, la domenica mattina i tavoli del bar sono occupati dalle tazze di cappuccini e caffè, o dai gomiti degli avventori che palpeggiano i loro telefoni intelligenti. Per quanto impegno ci mettano i telegiornalisti nel leggere le prime pagine di quelle cose che non esistono più, nessuno li prende in considerazione, si parla a malapena del papa o del calcio rimandato per il lutto di qualcuno che, senza voler mancare di rispetto, qualcosina meno del Cristo conterà. Un amico ce l'ha con la Meloni. Un altro con i baby pensionati. Io cerco di spiegare l'Antropocrazia, ma mi ascoltano con mezzo orecchio perché passa una ragazza di colore in canottiera alle otto e mezzo del mattino, pronta per correre lungo la ciclopedonale. Avrà i calori e noi no, ancora col piumino leggero indosso, patiti dall'umido di un aprile che avrà fatto contento quel trombone di Guccini che aspetta da sempre le piogge di questo mese come uno schiaffo improvviso.
domenica 27 novembre 2022
Nuovo anno liturgico
Prima domenica dell’Avvento: il grecale spira e azzurra lo specchio del firmamento, le nuvole si vanificano e io non posso lamentarmi, né tanto meno arrabbiarmi, perché la collera sfianca, fa consumare energie a ufo, gli oggetti volenti non identificati sono tanti, per esempio un’aquila ch'è ascesa rapida tra gli abeti e i faggi, stamani, dentro la valle ombrosa...
Come avrete capito, il mio è un rifuggire per rifulgere.
Ieri mattina, sorridevo, quando sentivo alcuni astanti stanti davanti al bar lamentarsi del fatto che l’edicola di piazza sia definitivamente chiusa, le edicole stanno chiudendo tutte, perché la stampa monnezza; resiste la settimana enigmistica, e chissà perché. Lo sappiamo noi, il perché. Non fa niente che i quotidiani siano in perdita perché la loro non è una funzione commerciale, bensì parrocchiale, di diffusione del verbo mortacci loro padronale, cosicché se anche pure presto le vendite totali diverranno sotto zero e tutte le copie, fisiche e virtuali, gli fossero vomitate indietro, i giannini qualunque terranno aperta la saracinesca. Essi sono la realizzazione falsaria lo turca consustanziata. S’io fossi foco.
Il paragrafo sopra era la spiegazione, giacché non so quanto chi passa da queste parti capisca la mia aspirazione all'eterico, quindi devo bilanciare il vitale con il cadavere del quarto potere
Ritorniamo alle mele cotogne, alle nespole, allo splendore dei cachi altresì chiamati diosperi, in quanto concentrazione dei raggi divini di un intero anno solare. La Pro Vercelli ha vinto: sia lode alla serie C.
domenica 24 settembre 2017
L'arte del soffritto
Tra le letture formative della giovinezza annovero anche i fumetti, di vario genere, con particolare predilezione per i supereroi, da quelli della Marvel fino a Superciuk.
Sarà per questo che, ogni tanto, sorprendo la mente a immaginare che cosa potrei fare se fossi in possesso di qualche superpotere, interpretando personaggi di vario tipo: essere Dio per una settimana (e vedere un po' in che modo ridurrei il mondo), oppure inventare un personaggio di sana pianta, meno onnipotente e più specializzato a curare mali precipui che assillano la moderna società. Ad esempio, stamani, mentre tagliavo le verdure per il soffritto,
ho indossato prima i panni del terribile Mozzatore di falangi, un filantropo che si aggira nelle reti social per tagliare, appunto, le falangi di coloro che, in posa selfie, espongono solitamente indice e medio a V e sorriso ebete d'ordinanza.
In seguito, e infine, nel mentre attendevo che il soffritto cuocesse senza bruciare per poi aggiungervi il macinato, con uno sforzo di fantasia secondo soltanto a quello di coloro che credono Luigi Di Maio sarà un capacissimo presidente del consiglio, da mozzatore che ero sono diventato capo della U.S. Army per predisporre un bombardamento a tappeto di iPhone X, da paracadutare dolcemente sul suolo nordcoreano, perché per una volta e per davvero si sparino bombe intelligenti.
Spero che il ragù mi sia venuto bene.
domenica 6 marzo 2016
Fissità
Io
sono un fissato. Ho ragione a esserlo perché fissandomi resto
sospeso tra la comprensione e il fraintendimento, in quello spazio in
cui il pensiero prova a staccarsi dal detto e tenta di ardire.
Anni
fa, una domenica, mi ritrovai nei pressi di Predappio e mi scappava
da orinare, ma non scesi di macchina perché non volevo far pensare
alla gente del posto che io fossi andato là per commemorare
chicchessia. Sicché velocemente andai via dal paese e mi fermai più
avanti, a Predappio Alta, ricordo un cipresso che fu felice di
assumere una parte dei miei sali minerali.
Mio
padre, per un certo periodo, nel primo dopoguerra per un triennio
credo ma dovrei domandare, ha lavorato in una miniera di lignite. Mia
mamma conserva una foto di lui giovane dentro un carrello insieme a
un altro compagno di lavoro, sorridente, la canottiera nera, due
braccia così. Io non ero.
Appunto.
Ci sono più probabilità di essere dal non essere che viceversa
dall'essere al non essere nel senso che quando si smette di essere è
più improbabile riessere proprio colui che si doveva diventare.
Minerali.
Alcuni
giorni fa, al supermercato, volevo comprare dei cetrioli in agrodolce
e c'erano due marche, una in offerta, l'altra no. Tuttavia, in quella
in offerta (Saclà) ho letto che erano prodotti in Turchia, mentre
nell'altra (Zuccato) v'è scritto in Italia.
Ho
preso questi e ho mandato affanculo Erdogan ad alta voce senza
secondi fini: è estremamente improbabile incrociare gloriose e
magnifiche donne curde chez nous.
Barbara
D'Urso e il facesitting.
domenica 26 luglio 2015
Asfalto e girasoli
È sera. Avessi una chitarra. No, preferirei non averla perché conciliare due movimenti diversi con le mani non è cosa per il mio cervello monocorde che pensa al massimo a due o tre cose al minimo, non più, il rischio cacofonia è grosso è io non posso correrlo, preferisco il silenzio, come quello bello di oggi a camminare a passo lento, tra granturco e girasoli, con l'ebook in mano, per leggere il Manifesto contro il lavoro (ne consiglio spassionatamente la lettura ).
Stavo bene, sole addosso preso a girarrosto, e nessuna parvenza di perfezione. Poco mondo. Brutti fili sospesi della luce. Belle però le tre rondini sospese a spiumarsi. Che vuoi fare, Mantellini, che vuoi fare. Più che sottopelle, il brutto è soprapalle. È un po' che in Francia fanno le cose meglio e poi qualcosa arriva anche da noi (le rotonde). Non arriva la linea discontinua che, nelle strade francesi, è presente anche nei tornanti alpini e pirenaici. Da noi mettono la doppia linea continua anche in un tratto di strada dritto due chilometri. Sull'asfalto poi mettiamo un po' di ghiaia sopra. Lo dissi già, non voglio ripetermi: l'asfalto in Italia deve avere dei costi proibitivi, tanto che quando raramente m'imbatto in una ditta che rifà un tratto di manto stradale, non posso fare a meno di aprire i finestrini per respirare l'intenso odore di catrame caldo, per un effetto madeleine. Ricordarsi i bei tempi della spesa pubblica a gogò. Adesso è tempo di revisione della spesa. Annunciate razionalizzazioni alla Sanità: la riapertura dei manicomi.
________
Piccola perla domenicale da Repubblica, estratta dall'intervista di Gnoli a Quirino Principe.
domenica 15 marzo 2015
Leggendo qua e là
![]() |
[*] |
Una domanda: il ridotto pixellamento dei volti serve a riconoscerli meglio?
Comunque, complimenti alle audaci corna del ragazzo con la capigliatura rasta: portano bene.
§§§
![]() |
[*] |
«L’analisi di Riccardo Illy sul perché le aziende guardano con favore al Jobs Act è onesta e brutale: “Perché ci toglie dal pericolo di tenerci fino alla pensione – e con la Fornero parliamo di 65 anni – un dipendente che non lavora”.»
Più che onesta e brutale, l'analisi mi sembra disonesta e imbecille, perché per un capitalista acquistare forza lavoro che non lavora (e chi lo produce plusvalore?) è una contraddizione in termini: un'industria privata non è un ente pubblico. Di più: il paventato pericolo di dipendenti che non lavorano non credo riguardi la sua azienda; infatti, per rappresentare un esempio, Illy parla di un'azienda altrui:
«Conosco imprese che hanno visto i giudici costringerle a riassumere dipendenti che durante la malattia facevano paracadutismo. Perché secondo il giudice quell’attività faceva bene alla salute».
Le conosce, ma non le specifica. Anch'io allora, per rendere la pariglia, conosco imprenditori pezzi di merda che costringono i dipendenti a ritmi di lavoro forsennati, che li stressano sul lato delle ferie e dei permessi, che fanno le storie se qualche dipendente resta incinta, che non tutelano le vigenti regole sull'igiene e la sicurezza nell'ambiente di lavoro, che molestano il personale con ricatti di vario ordine e tipo.
§§§
![]() |
[*] |
«Yanis Varoufakis usa meno cravatte ma più profumo della media dei ministri finanziari dell'area euro.»
Non credo che il ministro greco profumasse più della media: erano quelli che aveva intorno a Cernobbio che puzzavano.
E comunque applausi per come ha risposto al senatore a vita .
Bravo.«Punge Monti: "Ci sarebbe un'occasione di migliorare l'Europa, sarebbe un peccato sprecarla per il comportamento dell'attuale governo di Atene".
La risposta del greco è prontissima: "Stiamo applicando una strategia mai tentata in Europa: dire la verità". Per un attimo la sala di Cernobbio ride, quasi per un senso di liberazione. "La Grecia è fallita, lo era già nel 2010 ma si è voluto fingere che non fosse così per trasferire le perdite delle banche francesi e tedesche sui contribuenti europei che hanno versato sempre nuovi prestiti ad Atene - attacca Varoufakis - . Capisco che il mio ingresso nell'Eurogruppo destabilizzi un sacco di gente".
domenica 30 novembre 2014
Una domenica in riserva (aurea)
![]() |
Generic Art Solutions |
Da quando ho deciso d'investire più di 40 euro in un paio di pantofole la mia vita è cambiata. Oh, non le Crocs che il mayo desnudo su esposto appoggia scortesemente sul petto del gentil cameriere che gli porge, credo, una birra. Ma un bel paio di Birkenstock, improvvidamente chiamate zoccoli dal produttore tedesco, ma ch'io invece, giustappunto, chiamo pantofole.
Ho fatto i piedi felici, data la mia natura di pantofolaio.
***
Oggi su Repubblica, Antonio Gnoli, nell'intervista settimanale (Straparlando) a un personaggio del mondo culturale italiano, ha conversato con Piergiorgio Bellocchio, «critico letterario e scrittore» fondatore della nota rivista Quaderni Piacentini (1962-1984) e, poi, di Diario (1985-1993), semestrale nato in collaborazione con Alfonso Berardinelli.
A proposito di quest'ultima rivista, Gnoli domanda:
«Colpivano le prime parole del primo numero: “Limitare il disonore”. Cosa volevano dire?»
«Prendere atto di una sconfitta storica e inappellabile [della Sinistra], senza passare dall'altra parte.»
In poche parole, come chiosa lo stesso Bellocchio più avanti, limitare il disonore vuol dire
«Guardarsi dal diventar delle puttane».
Bene, mi piacerebbe che qualcuno cominciasse a fare il conto di quante puttane la sinistra italiana ha prodotto. Ha prodotto, dacché, essendo da un bel pezzo morta, non produce più.
***
A proposito dei referendum elvetici. Interessante leggere le motivazioni per cui gli svizzeri hanno respinto l'iniziativa popolare di Salvare l'oro della Svizzera.
Ancor più interessante il grafico che indica le tonnellate di oro possedute dagli Stati che io riproduco così:
L'Italia sorprendentemente al terzo posto, medaglia di bronzo delle riserve auree mondiali. 2.451 tonnellate d'oro che equivalgono a 2.451.000.000 grammi di oro. Posto che siamo poco più di 60 milioni di abitanti, quanti grammi toccano a testa? 40,85 grammi di oro che moltiplicato per la quotazione odierna di 30,15€ al grammo fa 1231,62€ per abitante. Praticamente una tredicesima.
domenica 12 maggio 2013
Lavino
Sono in catalessi. Ho bevuto un vino dell'Etna che aveva troppi solfiti - ci credo. Poi mi vengono strani pensieri, erutto e frullo nella rete a casaccio, sapete come accade, da un link a un altro di foto con le donne ignude, ho trovato una tipa dalle tette enormi travestita da Satana: non pensavo che il diavolo, oltre alle pentole, facesse le tette, capezzoli compresi.
I capezzoli sono eccitanti e chissà perché, da un punto di vista evolutivo, li abbiamo anche noi uomini: per suggere che, sudore? I capezzoli sono altresì eccitabili, ma - se non sbaglio - non c'è paragone tra la sensibilità maschile e quella femminile: è come confrontare un ghiacciaio con un vulcano (il K2 con l'Etna, appunto).
Domanda politica: durante il ritiro della compagine governativa presso l'Abbazia di Spineto, ci sarà qualche ministro che avrà una (anche minima) attività sessuale? Sarebbe interessante saperlo, anche per indovinare la tenuta del governo. Il sesso, è risaputo, consente a chi lo pratica di fare squadra, di trovare affiatamento, non solo col proprio partner ma anche con se stessi, e per questo sarebbe interessante anche sapere chi si limita a una bella e sana masturbazione tra le candide lenzuola del resort toscano. Io devo dire la verità: dopo aver conversato con Alfano o con Lupi, se non potessi sfogarmi sessualmente, diventerei così nervoso da eruttare lapilli e lava.
Vado a bere un bicchier d'acqua che questo vino.
domenica 21 aprile 2013
Gita al lago
Oggi sono stato in gita su un lago dell'Italia centrale, dicono di origine vulcanica per via della sua forma rotonda. Anche le tette della signora che camminava nella piazza antistante la basilica erano rotonde, chissà se anch'esse di origine vulcanica.
Il viale di platani che conduce al bordo del lago è molto bello. I platani, soprattutto, alberi enormi, altissimi, chissà di preciso quando furono piantati e da chi e se nella testa di costoro c'era questa previsione che un giorno io - e non solo io - dicessi “ma che bello questo viale di platani secolari, che occhio lungimirante hanno avuto coloro che li hanno piantati, mi sembrano i politici italiani degli ultimi vent'anni che hanno programmato il futuro della nazione”.
Mentre facevo queste riflessioni a voce alta, un signore dallo sguardo serio è esploso in una risata dicendo:
«Certo che se ci fosse Fanfani oggi farebbe le scarpe a tutti».
«Perché li ha piantati Fanfani?», rispondo.
«No, è perché pur essendo dei democristianacci, quei fetentoni qualcosa di buono fecero, mortacci loro, e senza far ingoiar l'olio di ricino a chi non la pensava come loro».
Annuisco e mi volgo perché accanto mi ripassano certune rotondità.
Arrivato sul bordo del lago, mi appoggio sulla balaustra che separa la strada dalla piccola spiaggetta, mi metto a prendere sole e vento forte in faccia e a guardare lontano, più lontano che posso per distinguere se in fondo, lontane all'orizzonte, quelle che girano sono pale eoliche o palle degli elettori del Pd.
Il piscio di una rondine sul naso (ammesso e non concesso che le rondini facciano pipì) devia i miei pensieri: è tempo di un caffè. Il bar è all'interno di un chiosco e il barista, un giovane dagli occhi azzurri, mi sorride; io risorrido ma senza sostenere il suo sguardo - e la mente parte nella strana teoria che è l'indugio dello sguardo a stabilire le proprie preferenze sessuali. No, non che abbia notato malizia negli occhi di quel ragazzo, solo gentilezza: è che, da parte mia, mi dico che se invece di un barista fosse stata una barista io i miei occhi li avrei confitti come canditi nei suoi per quella manciata di secondi sufficiente a far scaturire la scossa di un'emozione.
Il caffè è particolarmente buono, meno male, non sa di cloro né di sapone da lavastoviglie come quello del bar del Sarni alla sosta autostradale. Alle spalle la mia comitiva mi avverte che è ora di ripartire, veda di sbrigarmi e di fare poco l'asociale. Io non sono asociale, rispondo, è che la società ce l'ho tutta in testa e molta nei coglioni.
Iscriviti a:
Post (Atom)